La Scozia non vuole più trivellare nuovi giacimenti di petrolio e gas. Ma Londra sì

Verso un sistema energetico a emissioni zero di carbonio, equo e sicuro

[11 Gennaio 2023]

Il governo autonomo della Scozia ha presentato la bozza dell’”Energy Strategy and Just Transition Plan”, «Una road map per garantire la transizione equa e giusta, possibile per far uscire la Scozia dai combustibili fossili». Quando nel 2017 era stata pubblicata la precedente strategia energetica scozzese, era stato fissato l’obiettivo che entro il 2030 la metà dell’energia della Scozia provenga da fonti rinnovabili. Nell’ultimo trimestre del 2022, il 26,7% del consumo energetico totale scozzese proveniva da fonti rinnovabili.

In vista della pubblicazione dell’ultima strategia, la premier del governo autonomo scozzese, Nicola Sturgeon, aveva dichiarato: “L’imperativo è chiaro. In questo decennio dobbiamo avviare la Scozia sulla strada di un sistema energetico che affronti la sfida di diventare una nazione net zero entro il 2045, che fornisca energia sicura, protetta e conveniente per tutti e che generi  opportunità economiche attraverso una transizione giusta. L’attuale crisi energetica ha dimostrato quanto il nostro sistema energetico sia vulnerabile agli shock internazionali dei prezzi, mettendo a nudo la necessità di una riforma strutturale per garantire l’accessibilità ai consumatori».

La strategia energetica scozzese per una transizione giusta definisce un piano per accelerare la rivoluzione delle energie rinnovabili in Scozia con il declino delle risorse di gas e petrolio del bacino del Mare del Nord e il governo di Edimburgo evidenzia che «Questo si tradurrebbe in un aumento netto di posti di lavoro in tutta l’industria della produzione di energia, con il potenziale per aumentare le esportazioni di energia rinnovabile e ridurre l’esposizione alle future fluttuazioni del mercato globale dell’energia».

Le principali proposte politiche pubblicate per la consultazione pubblica  della bozza – che terminerà il 4 aprile – includono: Aumentare  sostanzialmente l’attuale livello di 13,4 Gigawatt (GW) di capacità di generazione di elettricità rinnovabile, con ulteriori 20 GW entro il 2030, il che potrebbero produrre l’equivalente di quasi il 50% della domanda attuale: Puntare a 5 GW di idrogeno rinnovabile e low-carbon entro il 2030 e 25 GW entro il 2045; Contributi crescenti al mix energetico provenienti da energia solare, idroelettrica e marina; Produzione di elettricità in eccesso che consenta l’esportazione di elettricità e di idrogeno rinnovabile per sostenere la decarbonizzazione in tutta l’Europa (nella quale la Scozia vuole tornare da Stato indipendete, ndr); definizione delle posizioni politiche finali sull’energia da combustibili fossili, compresa la consultazione sulla contrarietà a nuove esplorazioni per il petrolio e il gas del Mare del Nord; decarbonizzazione accelerata dell’industria nazionale, dei trasporti e del calore negli edifici; aumentare l’accesso all’energia a prezzi accessibili sollecitando il governo del Regno Unito a intraprendere un’azione più decisa e mirata per una riforma equa del mercato dell’energia; massimizzare i benefici per le famiglie, le imprese e la comunità derivanti dai progetti energetici, anche attraverso la proprietà condivisa delle energie rinnovabili (le Comunità energetiche rinnovabili, ndr).

Pubblicato come parte del progetto di Energy Strategy il Piano per una transizione giusta per il settore energetico descrive in dettaglio il sostegno che il governo indipendentista e socialista dello Scottish National Party internde fornire per «Far crescere la forza lavoro energetica altamente qualificata della Scozia, aumentare i posti di lavoro nella produzione di energia e nella catena di approvvigionamento, consentendo al contempo alle comunità e alle imprese, in particolare nel nord-est, di prosperare».

L’analisi stima che, come risultato di una giusta transizione energetica, il numero di posti di lavoro low carbon  aumenterà da 19.000 nel 2019 a 77.000 entro il 2050, «Il che significa che ci saranno più posti di lavoro nella produzione di energia nel 2050 rispetto a quelli attuali».

I ministri scozzesi hanno invitato il governo del Regno Unito a unirsi a un gruppo di attuazione della transizione energetica per portare avanti la visione delineata nella strategia e  affermano di non poter più sostenere la precedente posizione di «Massimizzare la ripresa economica delle riserve di combustibili fossili», ma la concessione delle licenze per nuovi progetti di estrazione di idrocarburi è riservata al governo britannico.  Il piano energetico del governo scozzese è incentrato sulla promozione delle energie rinnovabili, sostiene «La transizione giusta più rapida possibile» per uscire dal petrolio e dal gas e riafferma l’opposizione di lunga data ai nuovi progetti nucleari. Inoltre, la Strategia stabilisce azioni raccomandate per il governo del Regno Unito da adottare in aree politiche a lui riservate, compresi i poteri relativi alla sicurezza energetica, ai meccanismi di mercato, agli investimenti di rete e alla regolamentazione del mercato. E tutto questo potrebbe creare non poche frizioni con il governo conservatore di Londra. E, infatti, il portavoce per l’energia dei Conservatori scozzesi, Liam Kerr, non l’ha presa bene: «La strategia energetica molto ritardata del segretario di gabinetto rappresenterà un anno nuovo tutt’altro che felice per le decine di migliaia di lavoratori impegnati nel settore del petrolio e del gas. Questi lavoratori spesso si sentono come un ripensamento per questo governo e quell’impressione non migliorerà. Il governo scozzese non è in grado di fornire alcuna prova di come raggiungerà l’obiettivo di 77.000 posti di lavoro low-carbon entro il 2050».

Nel 2022 il governo del Regno Unito ha pubblicato una strategia simile che ha aperto la strada a un nuovo giro di concessioni di licenze per l’estrazione dipetrolio e gas e qest’anno le autorità di regolamentazione britanniche dovrebbero concedere più di 100 nuove licenze. Ma l’Environmental Audit Committee di Westminster ha criticato il piano per chè ha «Lacune significative» e non si concentra abbastanza sul risparmio energetico e ha invitato il governo del Regno Unito a fissare una data per porre fine alla concessione di licenze per petrolio e gas.

Il segretario del governo scozzese al Net Zero & Energy, Michel Matheson, respinge le critiche dei conservatori: «La Scozia è una nazione ricca di energia, con significative risorse di energia rinnovabile, una forza lavoro altamente qualificata e aziende innovative lungo una catena di approvvigionamento di fama mondiale. La rivoluzione delle energie rinnovabili è globale, poiché tutti i Paesi cercano di affrontare le preoccupazioni sui cambiamenti climatici e la Scozia è in prima linea in questa transizione. In un momento di incertezza senza precedenti nel nostro settore energetico, accelerare la transizione per diventare una centrale elettrica delle energie rinnovabili ha senso per una serie di motivi, in particolare per contribuire a mitigare la futura volatilità del mercato globale e gli alti prezzi dell’energia che stanno rendendo la vita così difficile per così tante persone in tutta la Scozia. Ad esempio, l’eolico onshore è una delle forme di energia più convenienti. Sebbene non deteniamo tutti i poteri per affrontare questi problemi alla fonte, questa strategia stabilisce come possiamo realizzare una transizione energetica che garantisca di avere energia sufficiente, sicura e conveniente per soddisfare le nostre esigenze, sostenere la crescita economica della Scozia e capitalizzare le future opportunità di esportazione sostenibili».

Offshore Energies UK (OEUK), che rappresenta più di 400 imprese energetiche, ha accolto con favore le proposte per creare un’economia dell’idrogeno in Scozia e ha detto di «Sostenere “fortemente” i piani per sviluppare il progetto Acorn, un impianto di stoccaggio e produzione per la cattura del carbonio a St Fergus nell’Aberdeenshire», ma ha anche espresso preoccupazione per i piani per ridurre la produzione di petrolio e gas.

Jenny Stanning, direttore delle relazioni esterne di OEUK, ha dichiarato: «Secondo i suoi ultimi dati ufficiali, la Scozia ottiene il 79% della sua energia totale da petrolio e gas. In tutto il Regno Unito circa 24 milioni di case (85% del totale) si affidano a caldaie a gas per il riscaldamento e otteniamo il 42% della nostra elettricità dal gas. Abbiamo anche 32 milioni di veicoli alimentati a benzina e diesel. Questi semplici fatti significano che avremo bisogno di gas e petrolio per i decenni a venire. Inoltre, nella sola Scozia, l’industria offshore sostiene 90.000 posti di lavoro. In tutto il Regno Unito sono circa 200.000. Quindi dobbiamo garantire che la strategia finale riconosca la continuazione del ruolo del petrolio e del gas nella sicurezza energetica e nell’economia della Scozia, nonché il ruolo del nostro settore in una rapida transizione verso un futuro low-carbon».

Al contrario, l’amministratore delegato della compagnia elettrica SSE, Alistair Phillips-Davies, ha accolto con favore la proposta del governo scozzese: «La bozza di strategia supporta piani ambiziosi per lo sviluppo di eolico onshore e offshore, stoccaggio idroelettrico pompato, cattura del carbonio e idrogeno. Ma per arrivarci è necessario un ritmo più rapido e non vediamo l’ora di lavorare con il governo scozzese e le sue agenzie per trasformare le ambizioni contenute nella strategia e nel piano in azioni tangibili che sostengano la transizione verso l’energia pulita, costruiscano catene di approvvigionamento locali, creino buoni posti di lavoro verdi e lavorino in collaborazione con le comunità».

Il ministro scozzese per la transizione giusta, Richard Lochhead, ha ricordato che «L’industria del petrolio e del gas ha dato un enorme contributo all’economia scozzese ei suoi lavoratori sono tra i più qualificati al mondo. Ma il bacino del petrolio e del gas della Scozia è ormai una risorsa matura. Una giusta transizione verso un sistema energetico net zero assicurerà un’occupazione alternativa e opportunità economiche per coloro che già lavorano nel settore e fornirà nuovi posti di lavoro verdi in Scozia per le generazioni future. Adottare questo cambiamento ci assicurerà di evitare di ripetere il danno causato dalla deindustrializzazione delle comunità della cintura centrale negli anni ’80. C’è un futuro luminoso per un settore energetico rivitalizzato del Mare del Nord incentrato sulle energie rinnovabili».

Ci sono molte somiglianze tra le bozze di strategie energetiche scozzesi del 2017 e del  2023: più eolico, onshore e offshore e continui investimenti nello sviluppo di tecnologie marine di nicchia come onde e maree; è confermata l’opposizione a nuove centrali nucleari anche se in Scozia ce n’è una sola a Torness. Va anche detto che, se è  vero che difficilmente Londra concederà a Edimburgo di mettere becco sulle concessioni fossili nel Mare del Nord, è anche vero che gli scozzesi sono riusciti a fermare il fracking che Londra voleva fare in Scozia.

Alla fine, come conclude Kevin Keane, corrispondente ambientale della BBC, «Si tratta di due risposte diverse a una crisi energetica da parte di due governi diversi, con uno che si appoggia a petrolio e gas e l’altro decisamente contrario».