La Svizzera dice sì alla legge clima. Esultano i Verdi. La destra sconfitta chiede di ritornare al nucleare (VIDEO)

Greenpeace: la strada è stata lunga ma ce l’abbiamo fatta!

[19 Giugno 2023]

I Grünen/Les Verts/Verdi  sono entusiasti del sì alla legge sulla protezione del clima: «E’ un successo importante sulla strada verso una Svizzera climaticamente neutra». Il 59,1% dei votanti ha sostenuto le proposte sull’energia verde e ora i Verdi chiedono che «Il Consiglio federale la attui rapidamente».  Inoltre i Verdi svizzeri sono anche contenti per l’adozione della legge Covid e interpretano la chiara approvazione dell’attuazione dell’imposta minima OCSE come un impegno da parte dell’elettorato a limitare la concorrenza globale a bassa tassazione.

Ma i Verdi svizzeri sono soprattutto contenti dell’accettazione della legge sulla protezione del clima, la controproposta indiretta all’iniziativa sui ghiacciai lanciata dai promotori e dalla  società civile. Balthasar Glättli, presidente dei Grünen/Les Verts/Verdi , ha dichiarato: «Il sì alla legge sulla protezione del clima è un successo per il clima. Noi Verdi siamo stati coinvolti fin dall’inizio nella creazione di un’ampia alleanza tra società civile e politica. Dobbiamo costruire su questa vittoria. Le forze pro-clima vanno rafforzate alle prossime elezioni».

Bastien Girod, consigliere nazionale dei Grünen eletto a Zurigo, spiega: «Noi Verdi abbiamo condotto con successo una campagna in Parlamento per una controproposta indiretta ampiamente sostenuta che fissa al più tardi l’obiettivo net zero per il 2050 e rafforza la promozione della sostituzione del riscaldamento e dell’innovazione climatica». 

Per i Verdi, «I sì è anche un rifiuto democratico-politico della campagna del comitato referendario, caratterizzata da scenari di bugie e paura. E dimostra che la popolazione vuole che il settore pubblico si assuma maggiori responsabilità nel campo della protezione del clima e metta a disposizione risorse finanziarie. La Svizzera può e deve fare di più in questo campo».

Per questo i Verdi hanno lanciato l’iniziativa del fondo per il clima insieme al Partito Socialista Svizzero che prevede un programma per solarizzare tutti i tetti, le facciate e le infrastrutture idonei.

La nuova legge sul clima approvata con il referendum stabilisce il percorso verso l’azzeramento delle emissioni di gas serra entro il 2050, uscendo dalla dipendenza dalle energie fossili; prevede l’offerta di una consulenza specialistica e aiuti finanziari alle imprese per elaborare e attuare dei cronoprogrammi (1,2 miliardi di franchi svizzeri in 6 anni); la Confederazione Svizzera promuove la sostituzione degli impianti di riscaldamento a combustibili fossili e dei riscaldamenti elettrici a resistenza fissi come pure misure volte a migliorare l’efficienza energetica (2 miliardi di franchi svizzeri in 10 anni). L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, contenere le conseguenze del riscaldamento globale e ottenere un orientamento dei flussi finanziari rispettoso del clima. Le compensazioni all’estero o le produzioni di emissione negative sono ammesse solo come ultima risorsa. Quindi, la maggior parte degli investimenti deve essere effettuata in Svizzera, il che rafforzerà la creazione di valore regionale e creerà posti di lavoro.

Georg Klingler, esperto di clima per Greenpeace Svizzera. Ricorda che «Alla fine del 2016, sono stato contattato da Marcel Hänggi con un’idea forte: realizzare l’attuazione in Svizzera dell’accordo di Parigi sul clima attraverso un’iniziativa. L’obiettivo di raggiungere emissioni net zero entro il 2050 sarebbe stato quindi sancito dalla Costituzione. All’epoca sembrava audace. Tuttavia, abbiamo deciso di sostenere il progetto e di impegnarci con tutte le nostre forze per la realizzazione dell’iniziativa. Questa decisione è stata motivata dalla nostra intenzione strategica di partecipare allo sviluppo del movimento per il clima in Svizzera».

Un piccolo gruppo di persone, riunito intorno ad Hänggi, Balthasar Glättli, Daniel Graf e altri, ha iniziato a coordinare l’attuazione dell’iniziativa. L’esponente di Greenpeace Svizzera racconta come un successo può nascere dal basso: «Nel 2017 e nel 2018 abbiamo lavorato all’iniziativa alternando i gruppi. Abbiamo lavorato intensamente sul testo e anche su una visione per lo sviluppo del movimento per il clima, perché era chiaro fin dall’inizio che avremmo potuto vincere solo guadagnando un ampio sostegno tra la popolazione. Le cose poi sono andate a posto. Nel giugno 2018 Greenpeace ha incaricato Sophie Fürst di fondare l’Associazione svizzera per la protezione del clima. Dopo che quest’ultima è stata fondata ufficialmente nell’agosto 2018, Sophie ha cambiato ruolo all’inizio del 2019, passando da attivista di Greenpeace a direttrice dell’associazione. L’associazione è cresciuta, le firme sono state raccolte nel tempo record di 5 mesi con il supporto della piattaforma WeCollect e di tante altre organizzazioni, e depositate a fine novembre 2019. Con mia grande gioia, già nel 2019 le bandiere della Glacier Initiative erano visibili ovunque in Svizzera, soprattutto in molti luoghi in campagna e in montagna. Dimostra che ovviamente abbiamo avuto successo nel coinvolgere persone di ogni estrazione sociale. Con la creazione dell’associazione il mio ruolo è cambiato: da coordinatore sono diventato l’interlocutore di Greenpeace per l’Associazione Svizzera per la protezione del clima, organizzazione partner tra le tante. Come altre organizzazioni partner, abbiamo contribuito finanziariamente all’associazione e mobilitato i nostri sostenitori».

Ma è la politica che ha fatto la differenza rispetto alla situazione italiana: quasi tutti i principali Partiti svizzeri hanno sostenuto il disegno di legge, ad eccezione della destra dello Schweizerische Volkspartei SVP/UDC, che ha proposto il referendum dopo aver respinto le proposte del governo e che, dopo la cocente sconfitta, prova addirittura a rilanciare con gli stessi toni usati in Italia dalla destra leghista e d  Fratelli d’Italia: « Il Sì alla legge divoratrice di elettricità fa precipitare la Svizzera in una crisi energetica. Oltre all’esplosione dei costi, c’è la minaccia di una devastante penuria di elettricità. Pertanto, la questione relativa alla sostituzione delle centrali nucleari esistenti e la costruzione di nuove centrali nucleari dev’essere affrontata immediatamente. Altrimenti, la transizione energetica porterà il nostro Paese al collasso, come del resto sanno perfettamente il PLR e il Centro. La SVP/UDC si aspetta quindi che i due partiti borghesi chiariscano finalmente la situazione e si impegnino a eliminare il divieto di utilizzo dell’energia nucleare senza se e senza ma».

Ma Hänggi evidenzia che  «Fin dall’inizio, c’è stato un ampio sostegno politico, soprattutto da parte dei politici di centrodestra Molti hanno partecipato perché il core team composto da Sophie Fürst, Marcel Hänggi, Michèle Andermatt e Daniel Graf ha svolto un lavoro molto convincente. Il Consiglio federale ha proposto un controprogetto diretto all’iniziativa, il Parlamento ha fatto un controprogetto indiretto: la legge sul clima. Non appena accertato che gli obiettivi dell’iniziativa (emissioni net zero entro il 2050) e un primo reale programma di impulso per la riduzione delle emissioni fossero ancorati nella legge sul clima, il comitato ha ritenuto che l’iniziativa potesse essere ritirata condizionatamente.  Una legge, infatti, porta più di un articolo costituzionale, perché entra in vigore come previsto subito dopo la sua adozione. D’altra parte, un articolo costituzionale – se riesce a convincere popolo e Cantoni – deve ancora essere concretizzato dal Parlamento in una legge. Questo a sua volta può essere combattuto con tutti i mezzi democratici, il che significa che possono volerci anni prima che un’iniziativa abbia l’effetto desiderato. Ora ce l’abbiamo fatta!».

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