Le 10 proposte di Greenpeace per ridurre il consumo di petrolio
«Possibile tagliare il 28% delle importazioni dalla Russia in pochi mesi agendo sui trasporti»
[27 Aprile 2022]
Secondo il nuovo rapporto “Unhooking Europe from oil- 10 measures in the transport sector to wean the EU off Russian oil” pubblicato da Greenpeace Central Eastern Europe, «La brutale guerra di aggressione della Russia in Ucraina non solo causa sofferenze inimmaginabili al popolo ucraino, ma ha anche dimostrato che la dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili è la forza trainante di guerre, conflitti e crisi climatica. Anche se gli stati europei hanno imposto sanzioni alla Russia, continuano a pagare quasi 200 milioni di euro ogni giorno per le importazioni di petrolio dalla Russia, finanziando così la macchina da guerra di Putin. Le esportazioni di petrolio sono la principale fonte di reddito della Russia». Eppure, «Nel breve termine l’Unione europea potrebbe ridurre il consumo di petrolio di 40 milioni di tonnellate all’anno e tagliare le importazioni di greggio dalla Russia del 28%, risparmiando circa 19,7 miliardi di euro».
Il rapporto indica 10 misure da applicare al settore dei trasporti, fortemente dipendente dal petrolio ed evidenzia che «Queste misure ridurrebbero inoltre le emissioni di gas serra dell’Ue di 144 milioni di tonnellate all’anno, pari a quelle prodotte da 93 milioni di automobili, accelerando la decarbonizzazione del settore dei trasporti, responsabile di più di un quarto delle emissioni climalteranti europee».
Greenpeace delinea 5 azioni a breve termine che possono essere attuate immediatamente e 5 azioni a lungo termine che dobbiamo intraprendere ora per gettare le basi per un futuro verde e pacifico. Le misure a breve termine – tra cui il divieto dei voli a corto raggio, limiti di velocità più bassi, biglietti accessibili per il trasporto pubblico, mobilità ciclabile e su rotaia, estensione dello smart working – permetterebbero di ridurre del 7,1% i consumi europei di petrolio.
Le 5 azioni a lungo termine, ma da iniziare subito, sono: Fine della produzione delle auto con i motori a combustione interna al più tardi entro il 2028; Riduzione del traffico aereo; Ampliamento e promozione dei trasporti pubblici, in particolare dei collegamenti ferroviari; Per il restante traffico aereo e navale, introduzione di una quota per i combustibili eco-compatibili, basati sull’energia elettrica rinnovabile; Trasformazione delle infrastrutture urbane.
Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia, ricorda che «Ogni giorno il nostro sistema di trasporto dipendente dai combustibili fossili alimenta la guerra della Russia in Ucraina. Per sostenere la pace, l’Europa deve fermare le importazioni di petrolio russo il più rapidamente possibile, adottando nell’immediato misure per ridurne il consumo. I governi europei devono impegnarsi per liberare la mobilità da tutte le fonti fossili, ovunque siano estratte. Solo un sistema di trasporto completamente libero dal petrolio e da false soluzioni potrà garantire un futuro verde e di pace».
Finora i governi europei sono stati riluttanti a includere il petrolio nelle sanzioni verso Mosca e non sono riusciti a concordare l’embargo sul greggio. Inoltre, nonostante circa il 70% del petrolio consumato in Europa venga usato per i trasporti, l’Unione Europea ha ignorato il settore nella bozza del piano REPowerEU per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia.
Greenpeace Central Eastern Europe evidenzia che «Per promuovere la pace in Europa e in altre parti del mondo, l’UE deve smettere di fomentare la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Per fare ciò, deve ridurre significativamente il consumo di petrolio nel breve termine e promuovere l’eliminazione completa di tutti i combustibili fossili, che hanno già alimentato conflitti armati in passato. Il semplice passaggio dal petrolio russo all’energia sporca proveniente da altre fonti non porterà sicurezza, dal momento che altre fonti di petrolio si trovano spesso in aree politicamente critiche e sono spesso associate a drastici danni ambientali e violazioni dei diritti umani. E’ quindi urgente una riduzione del consumo di petrolio nell’Ue. Nonostante l’ovvio ruolo del settore dei trasporti, i leader europei hanno finora in gran parte evitato di affrontare il legame tra le nostre scelte di mobilità e la guerra e di imporre sanzioni alle importazioni di petrolio dalla Russia».
Per questo Greenpeace chiede alla Commissione europea e ai leader dell’UE di «Promuovere la pace in Europa mettendo al bando il prima possibile il petrolio russo, adottando misure nel settore dei trasporti per ridurne il consumo, e di accelerare l’abbandono di tutti i combustibili fossili, che alimentano guerre e conflitti e sono la causa principale della crisi climatica in corso».