Le imprese europee investono poco nelle iniziative green

Molte aziende non stanno ancora ottenendo risultati nella decarbonizzazione in linea con quanto sarebbe necessario

[26 Marzo 2024]

Secondo la nuova ricerca “Get the Money Moving” condotta da CDP e da Oliver Wyman, «La maggior parte delle imprese europee (il 70%) dedica meno del 25% delle sue spese in conto capitale (CapEx) alla transizione verso un’economia a zero emissioni nette».

I rapporto evidenzia anche che «Un terzo delle aziende, e più della metà di quelle attive in settori ad alto impatto ambientale, indica l’accesso al capitale come uno dei maggiori ostacoli per raggiungere gli obiettivi ambientali».

E’ comunque cresciuto il numero di aziende europee che si sono poste obiettivi di riduzione delle emissioni e che hanno redatto piani per la transizione, mentre una su 5 è riuscita a fare progressi significativi e ad attuarli  in aree chiave come lo sviluppo di modelli di business green commercialmente validi per il loro settore.

Il report sottolinea che «I livelli di investimento in capitale giocano un ruolo cruciale nel determinare se un’azienda otterrà risultati o incontrerà ostacoli nel passare a un modello di business a basse emissioni».

CDP e da Oliver Wyman spiegano che «La ricerca condotta esamina i progressi, ma anche i ritardi, registrati da settori chiave quali l’automotive, l’acciaio e i trasporti». Inoltre, rivela che «Le utility elettriche potrebbero mancare di 285 miliardi di euro gli investimenti necessari (pari a complessivi 1,9 trilioni) per realizzare il passaggio dalle fonti di energia tradizionali a quelle rinnovabili, essenziale per l’elettrificazione e la decarbonizzazione dei trasporti e dell’industria pesante».

Il report avverte che «Anche se alcune linee di prodotti e tecnologie a basse emissioni stanno iniziando a emergere, i modelli di business sono ancora in una fase preliminare del loro sviluppo, e in numerosi settori le politiche governative non hanno ancora spostato lo scenario economico chiaramente in favore beni e servizi più verdi. Lo si vede nel settore automobilistico, dove il 59% delle attività di ricerca e sviluppo delle aziende nei prossimi cinque anni sarà investito in veicoli elettrici, che attualmente rappresentano solo il 13% delle vendite».

I dati dimostrano che, se non sarà possibile effettuare ulteriori investimenti in prodotti green al ritmo necessario, il 20% delle imprese europee si aspetta che i propri clienti passeranno a prodotti e fornitori alternativi, potenzialmente in altri settori o mercati. Questo avviene mentre le aziende cercano di rifornirsi di beni più sostenibili e di ridurre le emissioni della catena del valore, le quali dovranno anche essere rese pubbliche all’interno dell’Ue, ai sensi della Direttiva sulla rendicontazione sulla sostenibilità aziendale (CSRD), in vigore da quest’anno.

La ricerca fa l’esempio dell’industria dell’acciaio che «E’ responsabile del 5% delle emissioni di anidride carbonica nell’Unione Europea e ha un ruolo fondamentale affinché l’Unione possa raggiungere gli obiettivi prefissati. Tuttavia, se gli attuali livelli di investimento non cresceranno, nel 2035 l’offerta di acciaio green sarà inferiore del 30% rispetto al livello della domanda attesa».

Altri fattori importanti che impediscono alle aziende di attuare gli aspetti chiave dei piani di transizione includono «Lo sviluppo inadeguato di linee di prodotti e di tecnologie a basse emissioni, ma anche gli insufficienti sforzi per la decarbonizzazione da parte dei fornitori. A questi si aggiunge anche una mancanza di coinvolgimento e impegno nel ridurre le emissioni da parte dei clienti».

Dall’analisi basata sui dati di divulgazione di 1.600 aziende europee condotta da CDP. emerge che  «Questo divario tra obiettivi climatici dichiarati e azioni concrete persiste nonostante la maggior parte delle aziende riferisca di avere in atto un piano di transizione e target per le emissioni. Queste imprese rappresentano l’89% della capitalizzazione di mercato della regione».

Il report delinea un vero dilemma per i finanziamenti green: «Mentre molte aziende hanno bisogno del sostegno delle istituzioni finanziarie per scalare i loro progetti a livello commerciale, il settore finanziario chiede prove che tali iniziative possano effettivamente funzionare in modo sostenibile a questo livello. Tuttavia, il 67% degli istituti finanziari comunica a CDP che sta adottando misure per allineare i propri portafogli al percorso degli 1,5 gradi».

Infine, il report esorta le società a «destinare una quota maggiore delle loro spese verso soluzioni sostenibili, invitando al contempo i policymaker a sviluppare ulteriormente un contesto in cui le iniziative verdi possano espandersi. Inoltre, si incoraggia una maggiore collaborazione tra le istituzioni del settore finanziario per ridistribuire il rischio, coinvolgendo banche di sviluppo, società di private equity, compagnie assicurative, finanziatori di infrastrutture tradizionali e organizzazioni filantropiche. Questo oltre a far leva sui bilanci delle istituzioni finanziarie stesse».

Le aziende giudicate in progresso sostanziale hanno ottenuto un punteggio superiore al 50% in un quadro di cinque fattori: CapEx, innovazione di prodotto, decarbonizzazione dei fornitori, coinvolgimento dei clienti e orientamento del business. Nonostante la CSRD richieda anche una maggiore trasparenza nei rapporti delle aziende riguardo la natura, i dati mostrano anche che oltre la metà delle istituzioni finanziarie europee non ha piani per proteggere la sicurezza idrica o fissare obiettivi per prevenire ulteriore deforestazione.

Sherry Madera, CEO di CDP, ha dichiarato: «Gli investimenti sostenibili non sono solo una scelta, ma una necessità. Questa analisi evidenzia diverse soluzioni e significative opportunità per le aziende di innovare e guidare il cambiamento, e illustra i percorsi per sviluppare le soluzioni a maggior impatto, indicando alle aziende e alle istituzioni finanziarie la via verso un mondo sicuro dal punto di vista climatico. Attraverso la divulgazione di dati di alta qualità, le aziende possono capire meglio dove investire per aumentare la loro competitività, realizzare i loro piani di transizione e attrarre capitali. Anche le istituzioni finanziarie possono utilizzare queste informazioni per sviluppare modelli di finanziamento che distribuiscano il rischio e consentano l’innovazione del business, mentre i policmaker possono sfruttarle per migliorare le condizioni di investimento nelle iniziative verdi. I dati di CDP permettono di capire chiaramente a che punto sono le aziende nell’attuazione delle azioni chiave del piano di transizione. Sfruttando queste informazioni possiamo colmare il divario tra pianificazione e azione, promuovendo l’innovazione, la collaborazione e l’efficienza in tutti i settori. Collettivamente, possiamo colmare in tempo il divario di attuazione, e assicurarci di investire in un’economia che salvaguardi le generazioni future».

James Davis, partner di Oliver Wyman, ha concluso: «La transizione verde in Europa sta guadagnando slancio. Dal rapporto di quest’anno emergono molti segnali incoraggianti, come il numero sempre maggiore di aziende che stanno mettendo in atto piani di transizione e investimenti in crescita. Tuttavia, la maggior parte di esse fatica a modificare i propri modelli di business al ritmo e nella scala necessari. Oggi gli economics dei modelli di business green restano meno attraenti e più rischiosi di quelli esistenti che cercano di sostituire. Ciò rende anche più difficile per le banche e gli investitori finanziare la transizione, e molte delle società da noi esaminate hanno indicato l’accesso al capitale come una delle principali preoccupazioni». L’azione collettiva tra imprese e istituzioni finanziarie può aiutare a superare alcune di queste sfide riducendo e condividendo i rischi. Ma abbiamo anche bisogno di una politica governativa forte, che fornisca incentivi chiari per prodotti e servizi più ecologici, e di un quadro normativo stabile per incoraggiare il tipo di decisioni di investimento a lungo termine necessarie per raggiungere l’obiettivo net zero».