Le nuove estrazioni di gas e petrolio sono incompatibili con gli impegni climatici del Regno Unito

Rapporto GEM «La rischiosa dipendenza del Regno Unito dallo sviluppo di petrolio e gas nel Mare del Nord è in contrasto con gli obiettivi climatici»

[6 Ottobre 2022]

Secondo il nuovo rapporto “Hooked on Hydrocarbons”, redatto da Scott Zimmerman e Hanna Fralikhina di Global Energy Monitor (GEM),  Le nuove concessioni per l’estrazione di petrolio e gas nel Mare del Nord «Potrebbe produrre fino a 984 megatonnellate di CO2 equivalente e contribuire al superamento di un fattore due del budget di carbonio del Regno Unito per il periodo 2023-2037».

Al GEM ricordano che «I Paesi vicini hanno giurato di rinunciare all’esplorazione di petrolio e gas, ma il Regno Unito, autoproclamatosi leader climatico, ha rifiutato gli appelli in tal senso. Supermajor come Shell, BP e Total, insieme a compagnie petrolifere e del gas indipendenti, hanno in programma di avviare nuovi giacimenti nel Mare del Nord del Regno Unito. I 20 giacimenti più grandi che dovrebbero ottenere financial investment decisions (FID) o ricevere  development consent nei prossimi tre anni potrebbero produrre quasi 920 MtCo2, più di quanto la maggior parte dei Paesi del mondo produca annualmente».

Il rapporto analizza la produzione potenziale 21 dei più grandi giacimenti non ancora sviluppati nel Mare del Nord e rileva che «Lo sviluppo di tutti o di alcuni di questi campi sarebbe incompatibile con gli obiettivi climatici del Regno Unito e del mondo».

Mentre sulla stampa britannica impazza la polemica su “divieto” della nuova premier conservatrice Liz Truss a Re Carlo di partecipare alla COP Unfccc in Egitto, Intervistato da BBC News, Zimmerman ha fatto notare che «Se il Regno Unito afferma di essere un leader climatico, non può consentire l’avvio di questi nuovi campi, né tenere un altro round di licenze».

La Truss continua a dire di essere impegnata a raggiungere emissioni net zero entro il 2050, ma una delle prime cose fatte dal suo governo è stata quella di revocare la  moratoria sul fracking del gas di scisto e, intervenendo alla conferenza del Partito conservatore ha detto che «Stiamo intraprendendo un’azione decisiva per rafforzare la nostra sicurezza energetica. Stiamo aprendo più giacimenti di gas nel Mare del Nord e fornendo più energie rinnovabili ed energia nucleare. E’ così che proteggeremo il grande ambiente britannico, manterremo il nostro impegno per il net zero e affronteremo il cambiamento climatico».

Ma il rapporto del GEM la smentisce clamorosamente e rivela che «Le proiezioni ufficiali del governo e i percorsi del settore mostrano più petrolio e gas prodotti di quanto sarebbe compatibile con la limitazione del riscaldamento a 1,5° C. Il tasso di produzione in calo della regione matura supera il percorso di condivisione equa del Regno Unito, anche senza l’avvio di nuovi campi. Lo sviluppo di ulteriori giacimenti potrebbe portare a un’estrazione di petrolio e gas di più del triplo rispetto alle riserve già in fase di sviluppo. Anche l’orizzonte temporale straordinariamente lungo per lo sviluppo e lo sfruttamento di alcune delle riserve di questi giacimenti, con la produzione che nella maggior parte dei casi che non inizia fino al 2025 e si estende fino al 2050, è radicalmente in contrasto con gli impegni di Parigi del Regno Unito».

Il rapporto svela l’ipocrisia delle promesse fatte dal Regno Unito alla COP26 di Glasgow e denuncia che «Il Climate Compatibility Checkpoint system–ostensibly della compatibilità climatica del governo del Regno Unito, apparentemente progettato per allineare lo sviluppo di petrolio e gas con gli obiettivi net zero, è stato costruito per fallire e non tiene conto di tutti i rischi climatici di un ulteriore sviluppo di petrolio e gas nel Mare del Nord. Per non parlare del fatto che questi campi, e quelli che potrebbero emergere dalla prossima tornata di licenze, non ridurrebbero i prezzi dell’energia per i consumatori del Regno Unito durante l’attuale crisi energetica in Europa, o a lungo termine. Mentre gli ambientalisti continuano a organizzarsi e protestare, il numero e la posizione remota di questi giacimenti li rendono più difficili da fermare rispetto ai progetti di petrolio e gas a terra».

Ma il segretario al business del governo britannico, Jacob Rees-Mogg ha detto di voler «Estrarre fino all’ultima goccia di petrolio del Mare del Nord» e, con una discreta faccia tosta,. un portavoce del governo conservatore  ha definito il rapporto GEM «Speculazione infondata. Il governo rimane pienamente impegnato nell’obiettivo legalmente vincolante di raggiungere emissioni net zero di gas serra entro il 2050». Dovrebbe spiegarlo come ci riuscirà, visto che l’International Energy Agency e l’Intergovernmental Panel on Climate Change hanno avvertito in diversi rapporti che non ci possono essere nuovi progetti di combustibili fossili se si vuole mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi.