Le nuove regole sulle infrastrutture energetiche transeuropee dell’European Green Deal

Promuovere l'idrogeno, abbandonare gradualmente il gas naturale. Ma c’è anche il contestato CCS

[6 Aprile 2022]

Con 410 voti favorevoli, 146 contrari e 72 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva i nuovi criteri per valutare i progetti energetici da finanziare e armonizzare il regolamento vigente con l’Eurpean Green Deal. Il relatore il polacco Zdzisław Krasnodębski, di Prawo i Sprawiedliwość, il partito di destra al Potere in Polonia, e membro dell’ufficio di presidenza del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR, PL) ha sottolineato che «La tragica realtà odierna della guerra in Europa e il livello drammaticamente basso di sicurezza energetica dell’Unione dimostrano che, da anni, l’Ue ha commesso gravi errori nella valutazione dei suoi bisogni, anche in termini di infrastrutture energetiche transeuropee. Con la nuova legislazione, non stiamo solo migliorando il processo di pianificazione delle infrastrutture, ma anche spingendo per nuovi tipi di progetti di interesse comune, in linea con gli obiettivi climatici. Il nuovo quadro TEN-E incoraggerà gli investimenti nelle reti di idrogeno e CO2, così come lo sviluppo delle reti offshore».

In una nota il Parlamento europeo ricorda che «Nella normativa, concordata con il Consiglio nel dicembre 2021, si stabiliscono i criteri e la metodologia per selezionare i Projects of Common Interest  (PCIs), quali, ad esempio, linee di trasmissione ad alta tensione, gasdotti, impianti di stoccaggio o reti intelligenti dell’energia elettrica, che beneficerebbero di procedure di autorizzazione semplificate e che potrebbero ricevere finanziamenti europei». I PCIs sono progetti infrastrutturali considerati essenziali per raggiungere gli obiettivi dell’Unione europea in campo energetico, tra i quali  una migliore interconnessione tra i mercati nazionali, una maggiore competitività, la sicurezza dell’approvvigionamento e la promozione delle energie rinnovabili.

Durante i negoziati, gli eurodeputati hanno ottenuto «L’estensione dei finanziamenti per i progetti che riguardano lo sviluppo di infrastrutture per l’idrogeno, la cattura e lo stoccaggio del carbonio»<, cosa quest’ultima fortemente osteggiata da quasi tutte le associazioni ambientaliste.

L’Europarlamento sottolinea che «Questi fondi saranno in aggiunta a quelli per il riutilizzo delle infrastrutture di gas naturale esistenti per il trasporto o lo stoccaggio di idrogeno, che potranno beneficiare dei fondi Ue fino al 31 dicembre 2027. I progetti idonei a ricevere i fondi UE dovranno contribuire in misura significativa alla sostenibilità, anche rafforzando il progressivo abbandono dei combustibili fossili solidi, in particolare carbone, lignite, torba e scisto bituminoso, oltre a favorire l’integrazione del mercato e aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico».

I nuovi progetti legati al gas naturale non potranno beneficiare dei fondi Ue, ma una deroga temporanea permetterà a Cipro e Malta di avere un progetto gas a idrogeno, finanziato con l’obiettivo di «Porre fisicamente fine all’isolamento dalla rete del gas dell’Unione».

Il testo sarà adottato formalmente anche dal Consiglio UE e entrerà in vigore un giorno dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.