Le trivelle dell’Eni e il celacanto in via di estinzione (VIDEO)
La trivellazione offshore di petrolio e gas in Sudafrica minaccia un pesce sopravvissuto ai dinosauri
[21 Agosto 2018]
Fino al 1938 i celacanti erano conosciuti solo come reperti fossili e si credeva che questi grossi pesci si fossero estinti 65 milioni di anni fa insieme ai dinosauri, ma nel 1938, un peschereccio che aveva calato le reti al largo del Sudafrica pescò qualcosa di strano; un celacanto vivo, Ma passarono ancora 62 anni prima che, nel dicembre del 2000, mentre esplorava le profondità della baia di Sodwana, in Sudafrica, il subacqueo Pieter Venter si trovasse faccia a faccia con qualcosa che nessun sub aveva mai visto fino ad allora: un celacanto (Latimeria chalumnae) vivo in una grotta di acque profonde del Jesser Canyon. La successiva immersione scientifica per confermare la scoperta si concluse tragicamente con la morte del cameraman Dennis Harding ma, insieme ad altre spedizioni successive, confermò che nell’area esiste una colonia di questo pesce estremamente raro, un “fossie vivente” che viveva sul nostro pianeta già 400 milioni di anni fa, molto prima dei dinosauri e che gli è sopravvissuto
La colonia di circa 30 celacanti è stata lasciata in pace per quasi 20 anni ma, come scrive Tony Carnie su The Guardian, in un prossimo futuro, le trivellazioni di petrolio e gas previste nell’area potrebbero minacciare le specie in via di estinzione nel prossimo futuro.
Infatti, la settimana scorsa la nostra multinazionale petrolifera, Eni, ha annunciato l’intenzione di trivellare l’area esplorativa del Block ER236, che si estende in un rettangolo di oceano di 250 miglia a 25 miglia a sud di Sodwano Bay, al largo della costa dell’iSimangaliso Wetland Park . Smithsonian Magazine spiega che nella sua dichiarazione di impatto ambientale“Exploration Drilling within Block ER236, off the East Coast of South Africa”, Eni «afferma che è improbabile che i celacanti vivano nei canyon sottomarini profondi nell’area esplorativa poiché la morfologia è diversa rispetto ai canyon meno profondi che preferiscono a Sodwana». La compagnia petrolifera italiana asserisce anche che «la modellazione non mostra alcuna minaccia da fuoriuscite di petrolio».
Ma ambientalisti come, Andrew Venter, capo del Wildtrust del Sudafrica, non sono per nulla d’accordo e ha detto a The Guardian che «Una fuoriuscita di petrolio nell’area potrebbe essere un disastro. La fuoriuscita di petrolio di Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nel 2010 ha decimato le popolazioni di pesci: quindi se avessimo uno sversamento di petrolio a iSimangaliso è molto probabile che potrebbe spazzare via questi celacanti».
La pensa così anche l’ittiologo e scrittore sudafricano Mike Bruton: «Le trivellazioni nell’area minacciano i pesci e qualsiasi cosa che potrebbe interferire con la loro capacità di assorbire l’ossigeno potrebbe danneggiarli. Il rischio deve essere attentamente valutato prima che questa impresa commerciale vada troppo avanti e sia troppo tardi. Gli sversamenti di petrolio non rispettano i confini delle aree marine protette».
Si stima che l’intera popolazione di celacanti che vive lungo le coste dell’Oceano Indiano occidentale, che va dal Sudafrica fino alle Comore, sia ridotta a 230 – 650 pesci e su Scientific American John Platt ricorda che negli ultimi decenni i pescherecci che calano le reti in acque profonde hanno tirato su molti celacanti, rivelando l’esistenza di nuove popolazioni ma riducendone anche il numero. Inoltre questi pesci preistorici sono minacciati anche da iniziative infrastrutturali come la costruzione del Mwambani Port Project i nel Tanga Coelacanth Marine Park, in Tanzania, che sconvolgerebbe l’habitat dei rari celacanti che vivono proprio lì.
Su Smithsonian Magazine, Jason Daley ricorda che salvaguardare i celacanti è importante: «Queste creature strane e poco comprese sono un legame con quasi mezzo miliardo di anni di storia evolutiva e ci sono molte cose che possono insegnarci sui pesci primitivi. Hanno strane pinne carnose che si muovono come se deambulassero, un parziale polmone vestigiale nel petto e una mascella a cerniera unica che consente loro di aprirla moltissimo. Vivono fino a 100 anni e partoriscono giovani vivi. Hanno anche un organo rostrale speciale nel naso che consente loro di percepire le correnti elettriche. E lo fanno con un cervello piccolo e minuscolo che occupa meno del 2% della loro testa. In qualche modo, tutto questo è stato messo insieme per produrre l’ultimo, anche se strano, sopravvissuto. Ma la grande ricaduta è quesa: se un pesce del mare profondo può sopravvivere a 400 milioni di anni di comete, eruzioni vulcaniche e tutto il resto che lo ha colpito durante la sua storia, ma non può sopravvivere a duecento anni di umanità industrializzata, c’è poca speranza per i milioni di altre specie sul pianeta, compresi noi».
Forse Eni farebbe bene a pensare che quel gas e petrolio si esauriranno mentre i celacanti scampati all’estinzione dei dinosauri rischiano di scomparire per sempre a causa delle sue trivelle offshore per le quali giura una “sostenibilità” non dimostrata dai fatti e dagli incidenti che si susseguono in giro per il mondo.