L’elettrificazione della flotta di traghetti europea ridurrà le emissioni del 50%
La situazione in Italia, Grecia, Germania e Regno Unito
[29 Settembre 2022]
In Europa traghetti grandi e piccoli svolgono un ruolo importante nel trasporto e l’elettrificazione questo traffico marittimo sta diventando una soluzione efficace e prontamente disponibile per ridurre le emissioni di carbonio. L’ONG europea Bellona stima che «Quasi il 50% delle emissioni dei traghetti possono essere ridotte investendo in tecnologie standard come l’alimentazione a terra, l’ibridazione e i sistemi elettrici».
Infatti, il rapporto “Decarbonizing maritime transport – A study on the electrification of the European Ferry Fleet” pubblicato da Bellona Foundation e Siemens Energy, dimostra che «Possono essere tagliate fino a 800.000 tonnellate di emissioni di CO2 mediante l’elettrificazione della flotta di traghetti europea. Queste emissioni si verificano in genere in porto ed entro la prima ora di viaggio». L’altra metà delle emissioni, legate a viaggi più lunghi, può essere affrontata sostituendo gli attuali carburanti inquinanti con combustibili low.carbon o a emissioni zere come idrogeno, ammoniaca, biocarburanti o carbon capture».
In Europa le rotte dei traghetti sono concentrate in diverse località chiave. I quattro Paesi analizzati dal rapporto/studio – Italia, Grecia,Germania e Regno Unito – hanno tutti una forte attività di traghetti e rappresentano il 35% delle emissioni dei traghetti europei. Ma il Paese con più traghetti in Europa è la Norvegia con il 17%. E proprio la Norevegia andrebbe presa come modello, visto che è già sulla buona strada per l’elettrificazione ,con oltre 70 traghetti a emissioni zero attualmente in funzione o in costruzione.
Sigurd Enge, manager shipping, marine and arctic Issues di Bellona sottolinea che il rapporto è dedicato soprattutto ai politici e alla società in generale e le sue indicazioni «Sono perfettamente adatte a ridurre la dipendenza dell’Europa dal petrolio e a farle fare un passo avanti verso le sue ambizioni di ridurre le emissioni del 50 % entro il 2030. E per il resto delle emissioni, abbiamo altre soluzioni come come idrogeno, ammoniaca, ulteriore sviluppo tecnologico ed efficienza energetica».
Analizzando la situazione dell’Italia, il rapporto fa presente che «I traghetti forniscono un importante trasporto alternativo in Italia. Con una costa di 7.600 km e diverse isole grandi e piccole che ichiedono collegamenti con la terraferma, la flotta italiana di traghetti la seconda più grande d’Europa, dietro la Norvegia. I traghetti italiani viaggiano tra la terraferma e le isole di Sicilia e Sardegna, oltre ai Paesi limitrofi di Francia (Corsica), Albania e Grecia. Ci sono anche molte rotte verso le isole minori lungo tutta la costa. La traversata con la più alta frequenza è il traghetto per la Sicilia (Villa San Giovanni-Messina), mentre le traversate con maggiore intensità di emissioni sono tra l’Italia continentale verso la Sardegna (Civitavecchia-Cagliari) e l’Italia continentale verso la Sicilia (Napoli-Palermo). La flotta italiana di traghetti è composta da 107 navi, di cui 94 battenti bandiera italiana. La maggior parte della flotta ha più di 25 anni ed è composta principalmente da traghetti più piccoli (< 150 m). Sebbene ci siano solo 15 traghetti più grandi, rappresentano il 43% delle emissioni legate ai traghetti durante il viaggio. Mentre i traghetti più piccoli emettono il 29% delle emissioni durante il viaggio, con il restante 28% in porto. Le emissioni totali legate ai traghetti in Italia sono 697.000 tonnellate di CO2».
Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile italiano ha recentemente pubblicato un piano decennale per il potenziamento dei servizi di mobilità in Italia in linea con i nuovi obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile, compresa la stabilità climatica. Il Ministero prevede di effettuare un rinnovamento di treni, autobus e navi con tecnologie a basse emissioni e di aumentare gli investimenti per lo sviluppo dei porti, della logistica e del trasporto marittimo.
8,4 miliardi di EUR saranno destinati al trasporto locale “verde” e al trasporto di massa rapido. Ciò include l’acquisto di nuove navi “eco”, ad esempio per un collegamento più rapido e sostenibile attraverso lo Stretto di Messina con la Sicilia. Più di 3,8 miliardi di euro saranno spesi per una transizione della flotta navale, per l’adeguamento delle navi e l’elettrificazione delle operazioni portuali al fine di ridurre le emissioni e l’inquinamento nelle città portuali. E 0,7 miliardi di euro saranno destinati al rinnovo della flotta mediterranea con navi a basso impatto ambientale. Il Ministero ha in corso le gare per gli appalti di servizio pubblico. Invitalia è l’agenzia nazionale responsabile della conduzione delle gare, con la banca d’affari italiana CDP che fornisce supporto finanziario agli stakeholder pubblici e privati.
La navigazione è una parte vitale della storia della Grecia. La sua geografia, una grande penisola e migliaia di isole in tutto l’Egeo e il Mar Ionio, richiede il trasporto di persone e merci. Questo include i residenti locali e negli ultimi decenni un gran numero di turisti. La flotta di traghetti greci è composta da 98 navi, di cui 88 battenti bandiera greca e la maggior parte delle quali sono traghetti piccoli (<150 m). Queste navi collegano principalmente le isole greche e con i Paesi vicini come Turchia, Albania e Italia. La traversata con la frequenza più alta è la rotta breve tra il Pireo e Paloukia, mentre la traversata con la maggiore intensità di emissioni è da Egina al Pireo e al porto di Rafina (Pikermio) a Tinos (isola nel Mar Egeo). Il traffico dei traghetti rappresenta solo circa i 2/3 delle emissioni greche. In Grecia, i traghetti trascorrono più tempo in porto e di conseguenza una parte delle emissioni, circa il 37%, viene prodotta lì, Il porto principale del Pireo gestisce la maggior parte degli scali portuali e rappresenta circa 1/3 di tutte le emissioni portuali. Le emissioni totali legate ai traghetti in Grecia sono 310.000 tonnellate di CO2.
In Germania il traffico dei traghetti si concentra principalmente sul Mar Baltico e verso i Paesi limitrofi di Danimarca e Svezia. Sebbene vi sia una grande attività marittima lungo i maggiori fiumi tedeschi, queste navi spesso rientrano in altre categorie rispetto ai traghetti passeggeri. La rotta per l’Elba tra Wischhafen e Glückstadt è, tuttavia, la rotta con la frequenza più alta, mentre il traghetto per la Danimarca (Puttgarden-Rødby) e i traghetti per la Svezia (Travemünde-Trelleborg, Rostock-Trelleborg) sono quelli ad alta intensità di emissioni. I traghetti che operano oggi sulla rotta Puttgarden-Rødby hanno una propulsione ibrida-elettrica che riduce le emissioni. Attualmente ci sono piani per traghetti completamente elettrici per operare su questa rotta e quella che presto diventerà la rotta più lunga del mondo gestita da un traghetto completamente elettrico. Una misura che, da sola, ha il potenziale per ridurre del 13% le emissioni totali dei traghetti tedeschi. Composta per lo più da traghetti piccoli (<150 m), la flotta tedesca ha 105 navi, di cui 77 battenti bandiera tedesca. Sebbene ci siano solo 15 traghetti più grandi, rappresentano il 60% delle emissioni legate ai traghetti. Queste navi operano sulle rotte per Svezia, Danimarca e Polonia. I traghetti più piccoli emettono il 20% delle emissioni durante il viaggio, mentre un altro 20% avviene in porto. Le emissioni totali legate ai traghetti in Germania sono 309.000 tonnellate di CO2.
I traghetti del Regno Unito navifano atteaverso il Canale della Manica e collegano la Gran Bretagna con l’Irlanda, l’Isola di Man, le Ebridi Interne ed Esterne e altre 6.000 isole minori. Anche se con il trasporto aereo e la costruzione dell’Eurotunnel i traghetti sono diminuiti, svolgono ancora un ruolo fondamentale, soprattutto in Scozia e nelle isole dell’ovest e del nord. La flotta di traghetti britannica è composta da 88 traghetti, di cui 72 con bandiera del Regno Unito. La maggior parte delle navi misura meno di 150 metri, con solo 5 tra i 15 e i 220 m di lunghezza. Anche la flotta è relativamente nuova, con più della metà di tutte le navi (56%) costruite negli ultimi 25 anni. La rotta con la frequenza più alta è il collegamento tra Cumbrae Slip e Largs, mentre la traversata a più alta intensità di emissioni è il traghetto da Newcastle a IJmuiden nei Paesi Bassi.
Anche se ci sono solo cinque traghetti tra 150 e 220 metri, da soli rappresentano un quarto delle emissioni legate ai traghetti. Le navi più piccole costituiscono il 55% delle emissioni, mentre Il 20% delle emissioni legate ai traghetti del Regno Unito si verificano nei porti. In totale, le emissioni legate ai traghetti nel Regno Unito sono di 359.800 tonnellate di CO2.
Dando un’occhiata al panorama politico per l’elettrificazione dei traghetti l’Italia non ci fa una grande figura.
Il rapporto ricorda che «La libera prestazione dei servizi di trasporto marittimo si applica ai sensi del Regolamento (CEE) n. 3577, 7 dicembre 1992. Gli Stati possono concludere contratti di servizio pubblico come condizione per la prestazione del servizio di cabotaggio per garantire l’adeguatezza dei servizi di trasporto regolare da, verso e tra le isole. I contratti di servizio pubblico offrono una chiara opportunità per imporre requisiti per la riduzione delle emissioni nei servizi di traghettamento. Questo è stato uno dei fattori chiave di successo per l’elettrificazione del trasporto di traghetti in Norvegia. Nel luglio 2021 la Commissione Europea ha proposto un’iniziativa legislativa denominata “FuelEU Maritime”. Questa proposta richiede che le navi (oltre 5.000 GT) riducano l’intensità dei gas serra dell’energia utilizzata a bordo. Questo requisito aumenta nel tempo per garantire la piena decarbonizzazione entro il 2050. Questa è una delle numerose proposte nel pacchetto Fit-for-55 per aiutare i politici nazionali e locali a realizzare traghetti a emissioni zero».
In Italia, il ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile ha recentemente pubblicato un piano decennale per il potenziamento dei servizi di mobilità in linea con i nuovi obiettivi globali per lo sviluppo sostenibile, compresa la stabilità climatica. Il ministero prevede di effettuare un rinnovamento di treni, autobus e navi con tecnologie low-carbon e di aumentare gli investimenti per lo sviluppo dei porti, della logistica e del trasporto marittimo. 8,4 miliardi di euro saranno destinati al trasporto locale “verde” e al trasporto di massa rapido. Questo include l’acquisto di nuove navi “ecologiche”, ad esempio per un collegamento più rapido e sostenibile attraverso lo Stretto di Messina con la Sicilia. Sono previsti più di 3,8 miliardi di euro i per la transizione ecologica della flotta navale, per l’adeguamento delle navi e l’elettrificazione delle operazioni portuali, al fine di ridurre le emissioni e l’inquinamento nelle città portuali. E 0,7 miliardi di euro saranno destinati al rinnovo della flotta mediterranea con navi a basso impatto ambientale. Il ministero ha in corso le gare per gli appalti di servizio pubblico. Invitalia è l’agenzia nazionale responsabile della conduzione delle gare, con la Cassa Depositi e Prestiti che fornisce supporto finanziario agli stakeholder pubblici e privati. BIsgnerà vedere se il nuovo governo di destra intende procedere lungo questa rotta.
Il piano nazionale greco per la ripresa e la resilienza avanza proposte per il potenziamento e il rinnovamento dei porti e delle flotte di trasporto passeggeri, con 47 rotte di traghetti e 44 progetti di infrastrutture portuali insulari in fase di sviluppo. Il rapporto fa notare che «Tuttavia, nel piano non ci sono obiettivi specifici per la riduzione delle emissioni. C’è anche un programma di sostegno alle linee di traghetti con risparmi insoddisfacenti. Questo è previsto dal bilancio nazionale, che ammonta a poco più di 90 milioni di euro nel 2019, rispetto agli 80 milioni di euro del 2014. Questa disposizione non tiene conto, tuttavia, del numero crescente di passeggeri dei traghetti, passati da 14 milioni di passeggeri nel 2012 a 19 milioni nel 2019». Il 13% della popolazione greca vive sulle isole e metà degli isolani risiede nell’isola di Creta. Ma il cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni sono uno dei punti principali di un recente accordo su un quadro di riferimento strategico nazionale (QSN) tra la Grecia e la Commissione europea che, per il periodo 2021-2027, comprende la pesca, l’acquacoltura e il settore marittimo. Il programma totale per il periodo di 6 anni ammonta a 21 miliardi di euro e comprende piani per il miglioramento del trasporto dei traghetti e delle infrastrutture portuali insulari per 1 miliardo di euro, provenienti da fondi nazionali e dal Fondo dell’accordo strategico europeo di partenariato (ESPA). Un programma che dovrebbe facilitare la riduzione delle emissioni su larga scala del trasporto marittimo greco.
In Germania i corsi d’acqua sono divisi tra aree costiere e Bundeswasserstraßen (vie d’acqua federali) sotto la gestione politico burocratica del governo federale, Landeswasserstraßen e il regolamento dei diversi Länder tedeschi. I corsi d’acqua, canali e fiumi sono un punto essenziale del sistema di trasporto e ci sono diverse iniziative per progetti di navi low-carbon e a emissioni zero. I ministeri dei trasporti federale e dei Länder sono le agenzie governative più importanti per lo shipping e il trasporto pubblico. Il ministeri federali dell’economia e della protezione del clima e dell’ambiente svolgono un ruolo importante nel fornire finanziamenti e sostegno a progetti di trasporto green. Tuttavia, resta ancora da vedere se la ristrutturazione della governance dell’azione climatica della Germania influenzerà maggiormente i diversi meccanismi di finanziamento. La Wasserstraßen- und Schifffahrtsverwaltung des Bundes svolge un ruolo chiave per valutare, avviare e sostenere progetti a emissioni zero per il trasporto pubblico. I Länder costieri si sono concentrati sull’energia elettrica a terra per attività di container, crociere e traghetti nei porti. Sia il governo federale che i Länder utilizzano metodi economici e misure legali per accelerare la trasformazione net zeroin porto. Impegno tedesco per la riduzione delle emissioni e lo sviluppo tecnologico è forte. Il rapporto dice che «Mettendo insieme un’elevata attività di navigazione nelle zone costiere e lungo i corsi d’acqua dell’entroterra, la Germania è ben posizionata per una trasformazione di tutte le emissioni legate al trasporto marittimo».
Il Regno Unito ha fissato un obiettivo zero emissioni per la sua flotta di traghetti entro il 2050. Un obiettivo che si basa sui piani Maritime 2050 e Clean Maritime pubblicati nel 2019 dal Department for Transport che si occupa dei servizi di traghettamento in tutto il Regno Unito e dei relativi obiettivi climatici e ambientali. Inoltre, il governo conservatore ha anche approvato la roadmap “Green Finance: A Roadmap to Sustainable Investing” che sosterrà lo sviluppo delle catene del valore dell’energia necessarie per il trasporto marittimo a emissioni zero. La riduzione delle emissioni del settore marittimo fa anche parte del British Ten Point Plan for a Green Industrial Revolution, lanciato nel novembre 2020 dall’ex premier Boris Jhonson e che secondo il il governo di lOndra «Metterà il Regno Unito in prima linea nella tecnologia aeronautica e marittima per spingere verso i low carbon travel». In base a questo è stato approvato il programma GBP Clean Maritime Demonstration Programme finanziato con 20 milioni di sterline e che sta attualmente supportando 55 progetti in tutto il Regno Unito. Gran parte dell’attività dei traghetti britannici avviene in Scozia ed è lì che ci sono diversi progetti finanziati dallo Stato per traghetti low-carbon o a emissioni zero e per produrre l’energia necessaria, concentrandosi sulla produzione e sull’uso dell’idrogeno. Un esempio è il progetto Orkney Islands Horizon 2020 sull’idrogeno da eolico da utilizzare nei traghetti per le isole isole. Alle Ebridi ci sono progetti riguardanti sia la produzione di idrogeno che l’utilizzo nei traghetti. Questo progetto è in parte finanziato dal Low Carbon Infrastructure Transition Programme. Del governo autonomo della Scozia.