L’era del petrolio finirà con il passaggio dei Paesi emergenti ai veicoli elettrici

La Cina guida la transizione che potrebbe ridurre del 70% la crescita della domanda mondiale di petrolio. Il picco del petrolio raggiunto già nel 2019?

[23 Novembre 2020]

Secondo il rapporto “Nothing to lose but your chains: The emerging market transport leapfrog” pubblicato da Carbon Tracker , la  Ciona è alla testa del passaggio ai veicoli elettrici (EV) nei mercati emergenti che «Farà risparmiare ai governi 250 miliardi all’anno di dollari in importazioni di petrolio e taglierà la crescita prevista della domanda globale di petrolio del 70%».

Basandosi un’analisi dello scenario business as usual dell’International energy agency (Iea), il nuovo studio evidenzia per la prima volta che «I trasporti nei mercati emergenti rappresentano oltre l’80% di tutta la crescita prevista della domanda di petrolio fino al 2030» che la metà di questa crescita proverrà dalla Cina e dall’India.  Ma rileva anche che «Questi Paesi stanno già riducendo la loro dipendenza dal petrolio e stanno supportando attivamente i veicoli elettrici poiché i prezzi si avvicinano a quelli dei veicoli a benzina e diesel. La Cina è leader mondiale nello sviluppo di veicoli elettrici e l’India sta seguendo lo stesso percorso».

Il principale autore del rapporto, Kingsmill Bond, stratega energetico di Carbon Tracker, dice che «Questa è una scelta semplice tra la crescente dipendenza da quello che è stato il costoso petrolio prodotto da un cartello straniero, o l’elettricità domestica prodotta da fonti rinnovabili i cui prezzi calano nel tempo. Gli importatori dei mercati emergenti porranno fine all’era del petrolio».

La maggior parte dei governi ha già forti incentivi per elettrificare i propri sistemi di trasporto: attualmente i mercati emergenti – India, Cina, Sud-est asiatico e gran parte dell’Africa – spendono ogni anno somme enormi per le importazioni di petrolio, il 68% delle quali vengono utilizzate per i trasporti. Le importazioni di petrolio costano l’1,5% del PIL cinese e il 2,6% del PIL indiano.

Citando Karl Marx, Carbon Tracker fa notare che molti Paesi (Italia compresa, ndr) non hanno niente da perdere se non le loro catene e il rapporto calcola che »Un passaggio ai veicoli elettrici potrebbe far risparmiare collettivamente ai mercati emergenti fino a 250 miliardi di dollari all’anno sulle importazioni di petrolio entro il 2030, più che sufficiente per pagare le infrastrutture necessarie per supportare il trasporto elettrificato. Il risparmio annuale sarebbe di oltre 80 miliardi di dollari in Cina e oltre 35 miliardi di dollari in India.

Poi ci sono anche motivi di salute pubblica per ridurre l’uso di petrolio: «L’inquinamento legato ai trasporti su strada provoca 285.000 morti all’anno nei mercati emergenti importatori di petrolio – ricorda l’International Council on Clean Transportation – di cui 114.000 in Cina e 74.000 in India».

La transizione rapida verso le auto elettriche è facilitata dal fatto  che dal 2010 i prezzi delle batterie sono diminuiti del 20% all’anno, stimolando la crescita di nuovi enormi mercati per i veicoli elettrici. Il rapporto prevede che nei prossimi anni i costi delle batterie scenderanno da 135 dollari/KWh a meno di 100 dollari/KWh, il punto in cui i veicoli elettrici diventeranno economici quanto i veicoli convenzionali. Entro il 2030 saranno ancora più economici: Bloomberg New Energy Finance (BNEF) prevede un prezzo delle batterie di 61 dollari/KWh mentre case automobilistiche come VW e Tesla si aspettano di arrivare a  50 dollari/KWh.

Il rapporto evidenzia che «La pianificazione centrale cinese ha sostenuto per molti anni l’industria dei veicoli elettrici del Paese come mezzo per ridurre la dipendenza dal petrolio e stabilire un vantaggio in questa tecnologia emergente. La BYD cinese è ora la quinta casa automobilistica più grande del mondo, con una capitalizzazione di mercato maggiore rispetto a General Motors. Nel 2019, i veicoli elettrici rappresentavano il 61% delle vendite di due ruote in Cina e il 59% delle vendite di autobus, e il governo prevede che entro il 2025 un’auto su cinque sarà un veicolo elettrico». Il recente impegno del presidente cinese  Xi Jinping e del Partito Comunista  di raggiungere le emissioni net zero entro il 2060, implica che entro il 2035 tutte le  auto vendute in Cina dovranno essere elettriche.

E l’altro colosso asiatico, l’India, prevede che entro il 2030 i veicoli elettrici rappresentino il 30% delle vendite di auto, ma il rapporto “India’s electric mobility transformation”, pubblicato nel 2019 da Niti Aayog e Rocky Mountain Institute, ritiene che entro quella data il 30% delle auto e l’80% delle due ruote indiane potrebbero già essere elettriche.

A Carbon Tracker  sono convinti che il passaggio dalle auto a benzina e gasolio a quelle elettriche si fripagherà da solo: «I Paesi possono finanziare il passaggio ai veicoli elettrici con gli enormi risparmi che faranno sulle importazioni di petrolio» e  calcolano che «Il costo di importazione del petrolio per un’auto media è dieci volte superiore al costo dell’attrezzatura solare necessaria per alimentare un veicolo elettrico equivalente». Infattyi, Secondo BNEF, un’auto media utilizza una tonnellata di petrolio  per percorrere 14.000 km all’anno. Il costo dell’importazione di questo petrolio durante i suoi 15 anni di vita è di 10.000 dollari, rispetto ai soli 800 dollari per importare l’attrezzatura solare necessaria per alimentare un veicolo elettrico comparabile.  L’International Council on Clean Transportation stima il costo dell’infrastruttura di ricarica elettrica pubblica negli Stati Uniti a 480 dollari per veicolo, che nel tempo scenderà a 300 dollari,  e il costo dei caricatori domestici a 510 – 540 dollari per auto. Il costo totale a lungo termine è di circa 800 dollari per auto, poco più del costo annuale di 650 dollari delle importazioni di petrolio per far funzionare un’auto ICE.

secondo lo scenario STEPS dell’Iea, che si basa sulle politiche business as usual annunciate dai governi, dal 2019-2030 la domanda globale di petrolio dovrebbe aumentare di 5,3 Mbpd e si prevede che fino al 2030 i mercati emergenti aumenteranno le importazioni di petrolio per il trasporto su strada, rappresentando oltre l’80% della crescita totale della domanda di petrolio, davanti alla plastica (3,0 Mbpd) e al trasporto aereo e marittimo internazionali (1,3 Mbpd).

Carbon Tracker illustra l’impatto di un passaggio ai veicoli elettrici utilizzando il  Sustainable Development Scenario (SDS) dell’Iea, che prevede che entro il 2030 i veicoli elettrici rappresenteranno il 40% delle vendite di auto in Cina, il 30% in India e il 20% nel resto del mercati emergenti, ma il rapporto evidenzia chje «Si tratta di cifre relativamente poco ambiziose«perché, «Questo scenario vedrebbe le importazioni di petrolio dei mercati emergenti per il trasporto su strada aumentare di soli 0,6 milioni di barili al giorno entro il 2030, riducendo la crescita globale prevista della domanda di petrolio del 70%. All’interno dell’SDS, i prezzi del petrolio sarebbero inferiori di un quarto rispetto allo STEP. Importazioni ridotte e prezzi più bassi taglierebbero del 38% la bolletta petrolifera collettiva dei mercati emergenti, facendo risparmiare loro 250 miliardi di dollari all’anno».

Inoltre, il passaggio ai veicoli elettrici porta vantaggi economici più ampi riducendo il prezzo di eventuali importazioni di petrolio rimanenti e il rapporto fa notare che «I mercati emergenti sono il principale motore della crescita attesa della domanda di petrolio, quindi se tale tendenza si protrae potrebbe contribuire a un calo dei prezzi fino a un quarto. L’elettrificazione offre anche l’opportunità alle economie emergenti di seguire l’esempio della Cina per le nuove tecnologie. Man mano che i veicoli elettrici si avvicinano alla parità dei prezzi di costo, è probabile che le case automobilistiche e gli imprenditori sviluppino nuove soluzioni per guadagnare quote di mercato».

Il rapporto suggerisce che probabilmente i governi adotteranno politiche di incentivo  per raggiungere la parità dei prezzi di costo il più rapidamente possibile e quindi incoraggiare i consumatori a cambiare tassando e alla fine eliminando gradualmente i veicoli convenzionali. D’altronde, «L’alternativa, continuando con le politiche di trasporto dei combustibili fossili, richiederebbe ai Paesi di investire nella costruzione di una rete di raffinerie, oleodotti e stazioni di rifornimento con il rischio che diventino stranded assets obsoleti».

Bond conclude: «Un passaggio ai veicoli elettrici nei mercati emergenti vedrebbe solo gli importatori di petrolio ridurre la crescita della domanda mondiale di petrolio di oltre il 70%. Se si tiene conto della guerra alla plastica che colpisce la domanda di petchem e la crescente penetrazione di veicoli elettrici nei mercati sviluppati, diventa sempre più probabile che nel 2019 abbiamo già assistito al picco della domanda di petrolio».