L’Isola di Man vuole produrre il 75% di energia elettrica da rinnovabili entro il 2035. Emissioni net-zero nel 2050

Il governo autonomo punta soprattutto sull’eolico, ma anche sul recupero ambientale

[10 Gennaio 2020]

Il governo autonomo dell’Isola di Man – 572 km2 (più di due volte e mezzo l’Isola d’Elba) e 83.000 abitanti (circa tre volte quelli dell’Elba), una dipendenza della Corona Britannica dotata di governo autonomo e che emerge dal Mare d’Irlanda, a metà strada tra l’Inghilterra e l’Irlanda – ha annunciato un “piano d’azione” che, entro il 2035, prevede di produrre da fonti rinnovabili il 75% dell’energia elettrica necessaria all’isola.

Intanto il governo autonomo di Douglas/Doolish ha cominciato a testare l’interesse di investitori privati per realizzare i progetti di costruzione di pale eoliche offshore e onshore e il primo ministro di Man, Howard Quayle, un indipendente in carica dal 2016, ha affermato che i nuovi piani energetici necessitano di impegno, anche economico, da parte di tutti gli isolani. Infatti, le proposte fanno parte di un piano per ridurre a zero le emissioni di carbonio dell’Isola di Man entro il 2050.

Ma il governo di Man non punta solo sull’eolico: le misure per compensare le attuali emissioni durante il primo anno di attuazione del piano includono il ripristino di fino a 1.000 acri di torbiere, la piantumazione di 85.000 alberi e la creazione di più riserve naturali marine per promuovere la cattura del carbonio. Sarà inoltre introdotto un divieto di tagliare la torba.

Quayle ha sottolineato che «Tutti dovrebbero assumersi la responsabilità della propria impronta di carbonio. Lavorando con il settore privato e tutta la popolazione dell’isola di Man, possiamo garantire che i nostri figli abbiano un futuro».

E, in un’isola che vive in gran parte di turismo, un sondaggio del settembre 2019 ha rilevato che circa l’80% degli intervistati appoggerebbe le pale eoliche, con il 76% favorevole anche se fossero «visibili da casa».

Inoltre, il 77% degli abitanti dell’Isola di Man sostiene l’eliminazione graduale delle auto a benzina e diesel; il 47% una tassa di circolazione aggiuntiva sui veicoli a combustibili fossili; il 76% è per l’eliminazione graduale e il divieto di nuove caldaie a combustibile fossile e il 62% è a favore di una climate change tax per queste caldaie; il 90% è favorevole all’introduzione di autobus a emissioni zero da parte del governo e il 79% a un “servizio di autobus gratuito per tutti” per ridurre il traffico sulle strade dell’isola.

Il governo di Man ha già annunciato i piani per vietare la vendita di auto a benzina e diesel sull’isola entro il 2040 e divieto per le nuove case di installare caldaie a gas e petrolio entro il 2025.

Il governo autonomo valuterà anche le possibilità di produrre energia utilizzando le maree e i pannelli solari e stima che per raggiungere l’obiettivo net-zero del 2050 occorreranno circa 25 milioni di sterline di investimenti pubblici all’anno, accompagnati da finanziamenti privati.

Il bilancio dell’Isola di Man per il 2020 – 2021 destinerà alla prima fase del progetto almeno 10 milioni di sterline e a giugno il governo di Douglas presenterà un disegno di legge sui cambiamenti climatici che fisserà giuridicamente il proseguimento del cammino verso il 75% di energia elettrica rinnovabile entro il 2035 e le emissioni net-zero entro il 2050. Le proposte saranno discusse dal Tynwald, il parlamento bicamerale dell’isola di Man, entro questo mese.

Il piano d’azione di Man si basa su un rapporto di James Curran, già a capo della Scottish Environment Protection Agency ed ora presidente del climate transformation team del governo di Man, che ha spiegato che si tratta di «Un documento dal vivo, che dovrà essere rivisto ciclicamente e regolarmente, per stare al passo con lo sviluppo della tecnologia».