Il nostro Paese potrebbe perdere 580 miliardi di dollari di Pil nei prossimi 18 anni
L’Italia tra i 4 Paesi più a rischio di perdita Pil in caso di crisi energetica. Ci salverebbero solo le rinnovabili
Zurich: «Il vento del protezionismo mette a rischio la crescita economica»
[27 Aprile 2017]
Il Gruppo Zurich in collaborazione con l’Atlantic Council ha pubblicato il rapporto “Our World transformed: Geopolitical Shocks and Risks” che prende in esame le possibili evoluzioni di 3 tendenze geopolitiche globali: 1) politiche protezioniste, 2) crisi energetiche e 3) diminuzione delle risorse idriche nel mondo e il loro potenziale impatto sulle imprese e sui Governi mondiali.
Bryan Salvatore, head of Specialty Products for Zurich North America, sottolinea che «Viviamo in un periodo caratterizzato da un’estrema incertezza geopolitica che determina un ambiente economico altamente volatile per le aziende che operano in mercati globali, e questo avviene sia per le aziende multinazionali che hanno stabilimenti di produzione o vendita all’estero, sia per le aziende locali che si affidano ad una rete globale di fornitori. Il report mette in luce proprio l’impatto che può avere il moltiplicarsi di rischi geopolitici e offre anche utili indicazioni su come si possa affrontare il fenomeno».
Zurich spiega che «L’analisi presenta una serie di previsioni alternative (ottimistiche e pessimistiche) rispetto ad uno scenario di base e mette in evidenza le misure che possono essere implementate da aziende e Istituzioni per attenuare il rischio di ciascun scenario. Vengono quindi presentate ai decision makers indicazioni utili per meglio gestire il potenziale impatto dei diversi rischi geopolitici su asset finanziari e materiali, sulla catena di fornitura e sulle risorse umane. In particolare le aziende dovranno aumentare il proprio grado di resilienza, al fine di riuscire ad assorbire eventuali shock e continuare ad operare. L’innovazione in campo tecnologico e politiche di assicurazione contro i maggiori rischi potranno inoltre mitigare l’impatto di ciascun scenario».
Ecco il riassunto dei tre scenari globali:
1) Politiche protezioniste. Nell’analisi emerge che l’affermarsi del protezionismo globale, che deriva dalla lotta contro la globalizzazione e politiche commerciali di libero scambio, potrebbe avere un impatto significativo su crescita economica, livelli di povertà e potenziali conflitti militari. Il Report inoltre esorta le aziende che traggono beneficio dal commercio internazionale a tenersi pronte all’eventualità di dover riorganizzare la propria catena di fornitura/produzione e sviluppare piani di continuità aziendale che possano prevedere interruzioni delle attività di produzione e di vendita al dettaglio.
2) Crisi energetiche. Nella Ricerca viene inoltre analizzato il rischio di conflitti in Medio Oriente e il possibile impatto degli stessi sui mercati energetici globali con conseguenti effetti sulla limitazione di risorse alimentari e idriche a livello globale e regionale. Nel caso in cui le tensioni in Medio Oriente dovessero portare ad un inasprimento dei conflitti su larga scala, i mercati energetici globali potrebbero subire un grave impatto e le imprese potrebbero essere obbligate a sviluppare la produzione di fonti energetiche alternative. Ancora una volta, le catene di fornitura globale potrebbero esserne colpite, dal momento che l’aumento dei prezzi del petrolio poterebbe far innalzare anche i costi di trasporto. Nel caso peggiore, si stima che possano essere circa 23 milioni le persone che potrebbero cadere in una condizione di povertà estrema, rispetto allo scenario standard.
3) Diminuzione delle risorse idriche nel mondo. Per quanto riguarda la scarsità di risorse idriche e alimentari, il Report prende in esame diversi scenari dominati da eventi metereologici estremi, quali siccità o inondazioni. Le siccità estese possono ad esempio determinare importanti danni alla produzione agricola e, di conseguenza, provocare scarsità di cibo che può determinare conflitti locali. In uno scenario di base, il consumo dell’acqua dovrebbe aumentare a livello globale del 14% rispetto ai livelli attuali, anche se si rileva che i Paesi più colpiti in realtà non dispongono di risorse e di Istituzioni che possano implementare piani di azione efficaci. Anche nei Paesi che dispongono di strumenti per far fronte alle carenze idriche, la crescita economica è comunque ridotta, soprattutto nel settore manifatturiero e agricolo. Il rapporto suggerisce quindi alle aziende di valutare l’implementazione di un piano di gestione e di conservazione dell’acqua per ridurre al minimo l’uso di fonti idriche e poter quindi adottare soluzioni sostenibili.
Il rapporto contiene anche uno “Scenario Italia” che colloca il nostro Paese tra i primi 4 al mondo a perdere Pil in caso di crisi energetica: «Qualora le esportazioni di energia provenienti dai paesi dell’Opec del Medio Oriente subissero un significativo rallentamento, come si è simulato nello scenario “Energy Constrained”, l’Italia dovrebbe prevedere una riduzione del Pil di 580 miliardi di dollari rispetto allo scenario standard, entro il 2035. Tale impatto potrebbe essere in parte attenuato grazie a tempestivi investimenti e sostenuto grazie alla produzione di energia rinnovabile».
Il rapporto è anche una risposta alle teorie protezionistiche, autarchiche e sovraniste che vanno per la maggiore: «Oltre la metà del commercio estero italiano si concentra in Paesi europei e circa l’80% delle esportazioni italiane sono dirette ad economie ad alto reddito. In un mondo in cui Stati Uniti, Europa ed altri protagonisti della globalizzazione hanno iniziato ad assumere posizioni protezioniste in tema di politica economica, l’Italia potrebbe essere uno dei Paesi dell’Ocse ad essere maggiormente penalizzato in termini di crescita economica e consumi delle famiglie. Con l’affermarsi del protezionismo, IFs prevede una riduzione del Pil italiano pari a 480 miliardi entro il 2035, rispetto allo scenario base».
Un altro problema è quello delle scarsità delle risorse idriche determina un aumento della produzione agricola: «In un mondo dominato da limitazioni di approvvigionamento idrico, l’Italia prevede di aumentare la produzione agricola al fine di compensare la riduzione delle importazioni da parte di partner commerciali che vengono maggiormente impattati dalla scarsità di acqua e di aumentare le esportazioni verso quei Paesi che saranno obbligati ad importarla».
Per Fred Kempe, presidente e amministratore delegato dell’Atlantic Council, «Non c’è dubbio che il mondo stia affrontando un numero sempre maggiore di rischi globali interconnessi, da un potenziale conflitto commerciale con la Cina ad una crisi energetica proveniente dal Medio Oriente, questo report di Zurich configura quantitativamente queste incertezze e aiuta i decision makers a comprendere i rischi, in modo tale che essi possano fare del loro meglio per gestire in modo efficace questi rischi e, ove possibile, prevenirli».
David Anderson, head of Credit & Political Risk della Zurich, conclude: «I rischi geopolitici sono fortemente correlati, per cui devono essere considerati in modo olistico nel contesto di altri rischi. Comprendere le connessioni tra diversi tipi di rischi è un passo fondamentale nella gestione degli stessi e nell’evitare eventuali sorprese. Questi rischi sono, per loro stessa natura, difficili da modellizzare, perché sono determinati da fenomeni che sfuggono al controllo delle imprese o dei singoli governi. Tuttavia, tenuto conto della crescente volatilità geopolitica, le aziende devono considerare le inefficienze che possono essere mitigate».