Muroni (LeU) e Vianello (M5S): bene la proroga della moratoria sulle trivelle. Presto soluzione definitiva
Per il Coordinamento Nazionale No Triv è tutta fuffa ecologista del nuovo governo
[22 Febbraio 2021]
E’ soddisfatta per il risultato ottenuto la vicepresidente della Commissione ambiente della Camera e deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni: «Con l’approvazione del mio emendamento al Milleproroghe scongiuriamo il rischio di nuove trivellazioni. Entro il 30 settembre il Governo dovrà completare il Piano per individuare le aree dove sarà consentita l’attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle in cui tali attività saranno vietate. Non era semplice trovare un compromesso nella maggioranza, sono contenta. Ora c’è il tempo necessario per fare un buon lavoro in accordo con Enti Locali e associazioni, fondamentale per rafforzare il processo di transizione ecologica del nostro Paese».
Per il primo firmatario dell’emendamento, il deputato del M5S Giovanni Vianello, la proroga PiTESAI è primo passo necessario ma non sufficiente: «Grazie a un mio emendamento riformulato dal Governo, i termini relativi al PiTESAI e alla moratoria che blocca le trivelle e gli air gun sono stati estesi fino al 30 settembre 2021, si tratta di proroghe necessarie ma non sufficienti.
Il risultato raggiunto nell’ambito della discussione sugli emendamenti al Milleproroghe è una mediazione su cui continueremo a lavorare. Difatti, con il mio emendamento avevo proposto una proroga più lunga pari a 12 mesi, ma prima con la crisi di governo e successivamente con la formazione del nuovo esecutivo non è stato possibile vista anche la non disponibilità sul tema delle altre forze di maggioranza, a parte LeU. Se non ci fossimo stati noi del M5S non si sarebbe potuto raggiungere questo risultato. Nel merito ritengo che occorrerà tornare presto su questo tema, poiché non credo che entro ottobre si riesca a concludere il percorso per l’emanazione del decreto di approvazione del PiTESAI. Infatti prossimamente apriremo un confronto serrato con il nuovo ministero della Transizione ecologica per delineare meglio questa tematica».
Ma la cosa non convince il Coordinamento Nazionale No Triv secondo il quale «La moratoria non riguarda le concessioni di coltivazione e non interessa la Sicilia dove, secondo il Mise già di Patuanelli, la sospensione dei permessi di prospezione e ricerca non si applica.
Fino al 30 settembre, dunque, secondo il Mise resteranno sospese le attività di 73 permessi di ricerca, di cui in verità 35 già sono sospesi per istanza del titolare, e 79 istanze pendenti di permessi di ricerca, oltre a 5 istanze di permesso di prospezione in mare. In 6 mesi Mise e Ministero della Transizione dovranno fare ciò che in ben due anni non è stato fatto e ripartire dalla sola cosa partorita in due anni di omissioni, menzogne ed opacità: il Rapporto Preliminare pubblicato dal Ministero dell’Ambiente il giorno stesso in cui Conte cedeva la campanella al nuovo Presidente del Consiglio. Da qui al 30 settembre, ci sarà da scrivere il Piano, sottoporlo a Valutazione Ambientale Strategica – già oggi in ritardo di 4 mesi rispetto al termine indicato dall’ex sottosegretaria Morani – e passare attraverso il confronto in Conferenza Unificata. Verosimile che dati i tempi ristretti e la farraginosità del procedimento non si arrivi ad alcun piano, tranne, forse, in relazione alle aree marine».
I No Triv concludono: «“Transizione” è parola abusata e priva di significato se non si sostanzia in atti concreti! I soli atti politici certi che si conoscono ad oggi, sono, ad esempio, l’accordo tra Leonardo e Saipem, su cui lo Stato esercita indirettamente il controllo, per lo sviluppo di alcuni megaprogetti che interesseranno il settore siderurgico, soprattutto nel Mezzogiorno (Taranto?), di produzione di idrogeno da metano, che continuerà dunque ad essere estratto; la forte pressione lobbistica per realizzare le connesse cattura e stoccaggio di CO2 nei pozzi delle concessioni in via di dismissione; la creazione della più vasta area di stoccaggio di CO2 nell’Alto Adriatico a firma Eni; mentre perdura, a suggello di un continuismo governativo e parlamentare ormai quasi decennale, la mancata abrogazione della norma risalente al 2012, che consente la proroga automatica delle concessioni di coltivazione scadute».