Nel 2023 le esportazioni di gas russo in Europa sono diminuite di oltre la metà
Ma l’hub del gas di Giorgia Meloni viene messo fuori gioco dalle rinnovabili e dal cambiamento climatico
[3 Gennaio 2024]
Secondo un’analisi Reuters dei dati, nel 2023 le importazioni di gas russo nell’Unione europea tramite gasdotti sono diminuite del 55,6%, scendendo a 28,3 miliardi di metri cubi (bcm) nel 2023, secondo i calcoli Reuters di martedì.
I calcoli, basati sui rapporti giornalieri del colosso energetico statale russo Gazprom sul transito del gas attraverso l’Ucraina e della rete europea di trasporto del gas Entsog di Gazprom, dimostrano che le esportazioni medie giornaliere di gas russo verso l’Europa sono scese dai 174,8 milioni di metri cubi (mcm) nel 2022 ai 77,6 mcm e, secondo i dati Gazprom e i calcoli Reuters, nel 2022 la Russia ha fornito in totale all’Europa circa 63,8 miliardi di m3 di gas attraverso varie rotte. In qusta cifra non sono comprese le triangolazioni e il contrabbando che la Russia effettua grazie alla complicità di altri Paesi per esportare comunque gas e gas naturale liquefatto (GNL) in Europa.
Sembra funzionare la strategia europea di abbandonare il gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina e di l’energia eolica e solare e il risparmio energetico. L’anno scorso, la Germania, la più grande economia d’Europa, ha ricavato per la prima volta più della metà della sua energia da fonti rinnovabili.
Vista la carenza di gas, l’Europa aveva anche rilanciato le centrali a carbone fuori servizio e ha costruito nuovi terminal GNL per importare gas dall’estero. Ma, come aveva già evidenziato un rapporto pubblicato ad aprile da Ember, l’energia rinnovabile e il calo dei consumi energetici hanno tenuto sotto controllo l’utilizzo del carbone, E a ottobre l’European LNG Tracker dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) ha evidenziato che«Il gap tra la capacità di GNL e la domanda europea continua ad ampliarsi» e che, con le energie rinnovabili in aumento, la nuova capacità di GNL in Europa è destinata a superare di gran lunga la domanda. Notizie che praticamente terremotano la spericolata strategia dell’hub del gas del governo di destra italiano che infatti negli ultimi mesi ha sempre meno messo l’accento su quello che sembrava il pezzo forte della sua campagna energetica sostenibile a parole e fossile nei fatti.
L’analista energetica dell’IEEFA Ana Maria Jaller-Makarewicz confermava già a ottobre che «Il calo della domanda di gas sta mettendo in discussione la narrativa secondo cui l’Europa ha bisogno di più infrastrutture GNL per raggiungere i suoi obiettivi di sicurezza energetica. I dati dimostrano che non è così. Nonostante i significativi progressi verso la riduzione del consumo di gas, i Paesi europei rischiano di rinunciare alla dipendenza dai gasdotti russi per un sistema GNL ridondante che espone ulteriormente il continente alla volatilità dei prezzi».
Intanto, le importazioni europee di GNL russo tra gennaio e settembre 2023 sono rimaste stabili rispetto allo stesso periodo del 2022 e i dati di massima mascherano le variazioni nazionali, con Spagna e Belgio che hanno aumentato le loro importazioni di GNL del 50% nel 2023 rispetto all’anno precedente.
E il caldo autunno del 2023 e il caldissimo inizio dell’inverno 2023/2024 potrebbero ulteriormente sgretolare la strategia energetica meloniana e i suoi accordi sul gas con gli antidemocratici governi della sponda sud del mediterraneo, del Golfo e del Caspio e lasciare sottoutilizzati i nuovi costosi rigassificatori di Piombino e dell’Adriatico, fortemente voluti dalla destra come infrastruttura strategica evidentemente malpensata.