Nuove sanzioni Usa contro il nucleare iraniano. Teheran: «Trump non ha competenze in politica estera»
Parlamento iraniano: mozione urgente per riprendere le attività nucleari
[3 Dicembre 2016]
La Repubblica Islamica dell’Iran temeva più una vittoria di Hillary Clinton, nota alleata dell’Arabia Saudita, che di Donald Trump, del quale apprezzava le esternazioni filorusse e le posizioni sulla guerra in Siria. Ma il regime iraniano si è dovuto subito amaramente ricredere con la nomina nello staffo di transizione e di governo del presidente eletto Usa di una impressionante serie di falchi anti-iraniani che condividono l’idea israeliana dei bombardamenti preventivi per non permettere all’Iran di sviluppare la “bomba islamica/sciita “(quella sunnita, tipo Pakistan, andrebbe anche bene…) e che sono ferocemente contrari all’accordo nucleare sottoscritto da G5+1 (Usa, Russia, Cina, Germania, Francia, Gran Bretagna e Germania) e Iran con il patrocinio più che attivo dell’Unione europea.
Dopo che il Senato Usa ha rinnovato le sanzioni contro l’Iran per altri 10 anni, il il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, in India per partecipare alla sesta conferenza ministeriale “Heart of Asia”, ha detto che «Non saranno praticamente da implementare. La proroga delle sanzioni anti-iraniane sarà una perdita di credibilità degli Usa a livello internazionale e dimostrerà il fatto che gli americani non mantengono gli impegni presi.
Come spiega l’agenzia iraniana Pars Today «Giovedi’ il Senato statunitense ha votato 99 a 0 la proroga dell’ISA (Iran Sanction Act), nota anche come la legge D’Amato, dal nome del senatore che la ideò nel 1996. In vigore per 20 anni, sarebbe dovuto decadere nel 2016 ma ora è stata approvata all’unanimità sia dalla Camera dei Rappresentanti che dal Senato. Per continuare a rimanere in vigore fino al 2026, ora ci vuole solo la firma di Barack Obama; il presidente uscente ha già dichiarato che firmerà la legge qualora venga inviata dalle assemblee sulla sua scrivania.
Zarif ne discuterà con i leader asiatici durante la sua visita che lo poterà nelle tre maggiori potenze del continente – India, Cina Giappone – con una delegazione politico-economica di alto livello e che avrebbe dovuto essere un trionfale rientro dell’Iran sulla scena economica asiatica, ma Trump e il Congerrso Usa ci hanno messo lo zampino.
Eppure il vice ministro degli esteri iraniano, Kazem Sajjadpour, aveva commentato non sfavorevolmente l’elezione di The Donald alla presidenza Usa, anche se aveva detto: « Credo che Trump non abbia competenze di politica estera internazionale, questo è chiaro, è un imprenditore e governerà con la mentalità imprenditoriale» nello spirito di «aggiustare» le crisi nella regione mediorientale. La sua conoscenza in politica estera è «meccanica»
Sulle eventuali ripercussioni per la Repubblica islamica in particolare per quanto riguarda l’accordo sul nucleare con il gruppo 5+1, Sajjadpour aveva detto che «Alla fine la nuova Amministrazione Trump non arriverà alla rottura. Trump in campagna elettorale ha detto in più occasioni di volere rinegoziare l’accordo, ma anche, ad esempio, che avrebbe voluto perseguire Hillary Clinton per l’email-gate se fosse diventato presidente. Su quest’ultimo punto, ha cambiato idea». Sajjadpour ha avvertito: «L’accordo sul nucleare non è un testo firmato solo da Iran e Usa ma da più Paesi e ratificato dal Consiglio di sicurezza Onu, ma in caso di rottura da parte di Washington, ogni azione provocherà una reazione. L’ Iran reagirà, come già annunciato dalla Guida Suprema, Ayatollah Ali Khamenei, nei giorni scorsi».
Akbar Ranjbarzadeh, del Consiglio di presidenza del Majlis, il Parlamento iraniano(Majlis), ha dtto a PressTV che «I legislatori stanno preparando una mozione urgente che chiederà al governo iraniano di riprendere le attività nucleari del Paese fermate nell’ambito dello storico accordo siglato tra Teheran e il cosiddetto gruppo 5 + 1. La mossa è stata adottata in risposta alla votazione del Senato Usa che hanno prorogato l’Iran Sanction Act, nota anche come la legge D’Amato per altri 10 anni».