Oleodotto Dakota Access: la lotta contro Trump e Big Oil è appena cominciata
La battaglia delle associazioni ambientaliste Usa, sul campo, per le strade e sui social network
[2 Febbraio 2017]
La scorsa settimana il presidente Usa Donald Trump ha ordinato all’US Army corps of engineers di bloccate la sua valutazione ambientale sulla contestatissima Dakota Access pipeline (Dapl) E 350.org aveva subito risposto: «No grazie. Ci dispiace, Donald». Ma ieri le cose sono peggiorate e la nuova Amministrazione Trump ha fatto un ulteriore passo avanti per demolire la valutazione ambientale dell’oleodotto osteggiato dalla tribù Sioux di Standng Rock e dai suoi alleati: nativi americani, water defenders e ambientalisti. Infatti il vice Segretario dell’ Army Corps ha annunciato che, dopo l’intervento dl governo, è pronto a concedere il permesso finale necessario. «Potrebbe succedere da un momento all’altro – dicono quelli di 350.org – e la costruzione potrebbe riprendere – a meno che non inondiamo l’Armi corps di osservazioni, dicendo loro di continuare con la valutazione ambientale integrale dell’oleodotto. Se ci riusciamo, il Dapl sarà costretto a passare attraverso una revisione del suo impatto sull’acqua potabili, i diritti tribali e il clima che richiede diversi mesi. L’unico modo per approvare questo oleodotto senza attuare la revisione sarebbe quello di ignorare le centinaia di migliaia di osservazioni».
Per questo l’organizzazione internazionale per la giustizia climatica invita tutti a «Partecipare alla resistenza», inviando un’osservazione all’US Army corps of engineers per chiedere la valutazione ambientale globale della Dakota Access Pipeline.
La tribù Sioux di Standing Rock Sioux, che vedrà profanati i suoi siti sacri e messa in pericolo la sua acqua se verrà costruito il Dapl, ha già annunciato l’intenzione di citare in giudizio Trump e il governo federale per fermare qualsiasi azione per accelerare il completamento della Dapl, «Ogni osservazione che inviamo – sottolinea 350.org – rafforza la loro causa legale secondo la quale il governo federale dovrebbe violare proprie norme e forzare illegalmente le procedure per far passare il progetto».
I difensori del clima denunciano: Trump non ha solo un’Amministrazione piena di pieno di compari delle Big Oil, ma possiede anche azioni della company che sta dietro il Dakota Access. Far passare per forza illegalmente questo progetto sarebbe un evidente esempio di corruzione, per non parlare della grave violazione dei diritti indigeni e della scienza per l’azione climatica».
Ma gli ambientalisti sono fiduciosi: «Se i primi 10 giorni di Amministrazione Trump ci hanno dimostrato qualcosa, è che le persone sono pronte a resistere, in un numero mai visto. A dire il vero, Trump ha molte carte in questa lotta. Ma ha anche di fronte alcuni degli organizzatori di base più impegnati e più efficaci del Nord America: i capi indigeni che hanno riunito più di 500 tribù in questa lotta storica, le centinaia e migliaia di persone che stanno con loro all’aperto e al freddo in North Dakota, per non parlare dei milioni di persone che sostengono questa lotta in tutto il Paese e nel resto del mondo».
Anche Sierra Club, la più grande associazione ambientalista Usa, invita a bombardare di Tweet il nuovo presidente statunitense: «Donald Trump sta già dimostrando di essere la pericolosa minaccia per il nostro clima che si temeva che sarebbe stato. Ma, questi oleodotti sono ben lungi dall’essere una certezza. Dalle pianure del Nebraska e del Nord Dakota fino alle strade di New York e alle aule del Congresso, milioni di americani e centinaia di tribù hanno resistito fino a bloccare questi sporchi oleodotti e le loro voci non saranno messe a tacere. Noi continueremo a combattere questi progetti pericolosi. La Keystone XL pipeline è stata respinta perché non era nell’interesse del Paese e la valutazione ambientale della Dakota Access Pipeline è stata ordinata a causa delle minacce che pone ai Siouz di Standing Rock Sioux. Niente è cambiato. Questi oleodotti erano una cattiva idea allora e sono una cattiva idea ora. Mostra a Trump che non arretriamo, staremo con i nostri alleati e lo combatteremo ogni passo del cammino».