Più lavoro con investimenti accelerati nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica
Un decennio fondamentale per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. La forte crescita degli investimenti rimane gestibile
[12 Gennaio 2024]
Secondo il nuovo “Global Energy and Climate Outlook” (GECO 2023), pubblicato dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, «Le emissioni globali sono destinate a raggiungere il picco in questo decennio, per poi scendere ai livelli del 2017 entro il 2030 e portare ad un aumento della temperatura di 3° C entro il 2100 in uno scenario di riferimento».
Dalla modellizzazione del JRC emerge che «Per mantenere possibile l’obiettivo di 1,5° C, sono necessari massicci investimenti nella decarbonizzazione nell’attuale decennio. I risultati mostrano che gli investimenti nel settore energetico devono aumentare del 70% in questo decennio, raggiungendo oltre 3 trilioni di dollari entro il 2030, i tassi di efficienza energetica raddoppiare e la diffusione delle energie rinnovabili raggiungere gli 11 TW entro il 2030 nello scenario di 1,5° C. L’aumento degli investimenti nelle tecnologie pulite compensa il calo degli investimenti nei combustibili fossili, aumentando la domanda di investimenti in diversi settori dell’economia, come l’edilizia e il manifatturiero. Questo richiede una forza lavoro più numerosa, sia nei posti di lavoro diretti, sia in quelli lungo tutta la catena del valore». I risultati del GECO 2023 dimostrano che «La quota degli investimenti del settore energetico nel PIL globale in futuro rimarrà sostanzialmente la stessa di oggi, indicando che l’economia globale è in grado di gestire l’onere della decarbonizzazione».
Il rapporto esamina gli investimenti nella produzione, trasformazione, offerta e domanda di energia e come devono accelerare durante l’attuale decennio per allineare la traiettoria globale delle emissioni con un percorso compatibile con 1,5° C e ne evidenzia le implicazioni per l’occupazione. ne viene fuori che «L’investimento iniziale in molte tecnologie low-emission è superiore a quello dei concorrenti high-emitting, tuttavia il costo totale del ciclo di vita, compresi i costi di esercizio, è spesso inferiore grazie ai minori costi operativiz.
La spesa annuale per la produzione di energia e le attrezzature per fornirla aumenterà del 70% in questo decennio, passando da 2 trilioni di dollari nel 2022 a 3,8 trilioni di dollari entro il 2045, con un aumento particolarmente forte degli investimenti nella produzione di energia pulita nell’attuale decennio. Ma durante il periodo di proiezione nello scenario di 1,5° C, gli investimenti in percentuale del Pil globale rimangono entro la media storica dell’1,4%, suggerendo che «L’onere finanziario è gestibile. Riflettendo la forte crescita degli investimenti in questo decennio, la quota del Pil globale spesa per l’approvvigionamento energetico aumenterà nel corso del 2030, ma poi si stabilizzerà e diminuirà fino a diventare inferiore a quella odierna entro il 2050».
Nello scenario di 1,5°C, gli investimenti annuali globali nelle tecnologie per l’energia pulita aumenteranno di 6 volte dal 2022 al 2030, passando da 1.000 miliardi di dollari attuali a 5.700 miliardi di dollari nel 2030. Gli investimenti annuali nelle batterie per veicoli elettrici aumenteranno di 14 volte entro il 2030, rappresentando il più grande investimento nelle tecnologie pulite. Il risultato sarà un aumento di 29 volte della loro diffusione entro il 2030 e una riduzione dei costi delle batterie del 60% entro il 2030.
Dal 2022 al 2030, gli investimenti annuali nelle tecnologie pulite per la produzione di energia elettrica raddoppieranno e il rapporto prevede che «Le nuove capacità annuali di energia eolica off-shore e on-shore aumenteranno di 8 e 2 volte, mentre i costi unitari verranno ridotti rispettivamente del 16% e del 20%. La capacità totale installata del fotovoltaico aumenterà del 270%, controbilanciata da una diminuzione dei costi unitari del 35%.
Entro il 2050, Gi investimenti nell’idrogeno e nei combustibili derivati dall’idrogeno (carburanti elettronici e ammoniaca) rappresenteranno circa un quarto del totale degli investimenti in tecnologie pulite. Il rapporto evidenzia che «Nonostante il loro ruolo minore nel consumo energetico finale aggregato, questi sono cruciali per la decarbonizzazione di settori specifici come l’aviazione, il trasporto marittimo , produzione di acciaio e la sostituzione dell’idrogeno grigio nella produzione di fertilizzanti».
Il JRC sottolinea gli effetti sulle catene di ornitura e sull’occupazione: «L’aumento degli investimenti apporta benefici che vanno oltre la realizzazione della transizione energetica e dei suoi benefici ambientali e climatici. Maggiori investimenti in tecnologie pulite compensano il calo degli investimenti nei combustibili fossili, aumentando la domanda di investimenti in diversi settori dell’economia, come l’edilizia e il manifatturiero. I cambiamenti negli investimenti in diverse tecnologie energetiche influenzano i posti di lavoro necessari per effettuare le consegne per gli investimenti, definiti occupazione indiretta. Mentre questi posti di lavoro indiretti diminuiscono nel tempo per il settore dei combustibili fossili, nel complesso si registra un aumento del numero di posti di lavoro indiretti creati dagli investimenti nelle tecnologie energetiche, causato dall’espansione delle energie rinnovabili. Dal 2020 al 2050, si assisterà a un chiaro spostamento dell’occupazione indiretta dai settori dei combustibili fossili a quelli delle energie rinnovabili. Gli investimenti dei settori della produzione di energia portano indirettamente all’occupazione soprattutto nei settori riguardanti i prodotti elettrici, le altre apparecchiature, l’edilizia, i servizi di mercato e i trasporti terrestri».
Per quanto riguarda gli investimenti dei settori energetico, l’edilizia e altri beni strumentali sono i settori più importanti che soddisfano le esigenze di investimento e il GECO 2023 conclude: «Entro il 2050, nello scenario di 1,5° C, ci saranno complessivamente 590mila posti di lavoro in tutto il mondo nell’edilizia per il settore della produzione di energia. Inoltre, vi sono in totale oltre 800mila posti di lavoro nel settore delle “altre apparecchiature” per la produzione di apparecchiature per la produzione di energia».