Il progresso dei Paesi più poveri passa per l’accesso a servizi energetici moderni
Nei Paesi LDCs più del 60% della popolazione non ha accesso all’elettricità. Ma gli aiuti promessi non si vedono
[24 Novembre 2017]
Il recente “Least Developed Countries Report – Transformational energy access” dell’United Nations Conference on trade and development (Unctad) sottolinea che «E’ indispensabile sviluppare l’accesso a fonti energetiche moderne, adeguate, economiche e affidabili per permettere ai Paesi più poveri del mondo di liberarsi della piaga della povertà».
Secondo il rapporto Unctad, per quanto riguarda l’accesso all’energia di famiglie e imprese, i 47 Least Developed Countries (LDCs – i Paesi meno avanzati) sconteranno un ritardo considerevole rispetto al resto del mondo in via di sviluppo. «Malgrado i progressi importanti che hanno realizzato in questi ultimi anni – dice l’Agenzia Onu – questi Paesi dovrebbero aumentare il loro tasso di elettrificazione del 350% all’anno per raggiungere l’obiettivo mondiale dell’accesso universale all’energia entro il 203».
Presentando il rapporto, il segretario generale dell’Unctad, Mukhisa Kituyi, ha ricordato che «La realizzazione dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile numero 7 non è solo una questione di soddisfazione dei bisogni energetici di base delle famiglie, Perché l’elettrificazione abbia un effetto veramente trasformatore sull’economia dei LDCs, si deve basare si servizi di approvvigionamento energetico moderni che stimolino la produttività e la produzione di beni e servizi. L’utilizzo produttivo dell’energia è il fattore che trasforma l’accesso a questa energia in sviluppo economico e che garantisce la percorribilità economica degli investimenti infrastrutturali corrispondenti. Ma, per arrivare a questo risultato, bisogna andare oltre la soddisfazione dei bisogni delle famiglie e dare un accesso che sia trasformativo, vale a dire che risponda ai bisogni dei produttori, offrendo loro un approvvigionamento energetico adeguato, affidabile ed economico».
Secondo l’Unctad questa relazione a due sensi tra utilizzo produttivo dell’energia e sviluppo economico, che nel rapporto viene chiamato “coppia energia-trasformazione”, nei LDCs, è molto debole, dove le attività di oltre il 40% delle imprese produttive sono frenate da una fornitura di energia inadeguata, poco affidabile e troppo cara. Nei Paesi più poveri, ogni mese le imprese subiscono in media 10 interruzioni di corrente di circa 5 ore ciascuna, che costano loro il 7% del giro di affari.
Mentre negli altri Paesi in via di sviluppo non ha accesso all’elettricità una media del 10% della popolazione, negli LDCs questa percentuale rimane superiore al 60% e la capacità di produzione procapite di elettricità in questi Paesi è solo l’8% di quella degli altri paesi in via di sviluppo e appena il 2% di quella dei Paesi più ricchi come l’Italia.
L’Unctad evidenzia che «Dotare i LDCs dell’accesso universale all’energia moderna entro il 2030 dovrebbe costare loro tra i 12 e i 40 miliardi di dollari all’anno. Quindi, perché l’energia diventi un vettore di trasformazione, le spese saranno ancora superiori». Il problema è che attualmente l’ammontare totale dell’aiuto pubblico per lo sviluppo del settore energetico arriva a soli 3 miliardi di dollari all’anno. Inoltre, la maggior parte degli LDCs dispone di scarsissime risorse interne da dedicare agli investimenti pubblici e devono limitare i loro investimenti per evitare di indebitarsi ancora di più.
L’agenzia Onu pensa che «sia arrivato il tempo che i donatori onorino i loro impegni in materia di aiuto. Nel quadro del Programma di azione di Istanbul, i donatori internazionali si sono impegnati ad allocare almeno dallo 0,15% allo 0,20% del loro reddito nazionale in aiuto ai LDCs per il decennio 2011-2020».
Inoltre, l’Unctad sottolinea che «Gli LDCs avranno bisogno di sostegno per sfruttare il potenziale di energie rinnovabili come l’energia solare e l’energia eolica. Un tale sostegno potrebbe essere rivoluzionario per le zone rurali dei LDCs, dove l’82% degli abitanti non hanno accesso all’elettricità».
Uno degli strumenti per avviare questa rivoluzione per uscire dalla povertà potrebbe essere la Technology Bank for the Least Developed Countries creata di recente, ma l’Unctad dice che «I Paesi sviluppati potrebbero aiutare molto di più gli LDCs adempiendo ai loro obblighi di trasferimento della tecnologia ai sensi dell’United Nations framework convention on climate change e del Protocollo di Kyoto».
Se c’è qualcuno di quelli dell’”Aiutiamoli a casa loro”, batta un colpo.