Putin: «L’industria nucleare russa non ha eguali»
Al Russian Energy Week forum durissimo attacco alla politica energetica dell’Unione europea
[12 Ottobre 2023]
Intervenendo al Russian Energy Week forum in corso a Mosca, il presidente russo Vladimir Putin ha elogiato l’industria nucleare del suo Paese, definendola «La migliore al mondo. L’industria nucleare russa non ha concorrenti all’estero, sta costruendo contemporaneamente 22 centrali in altri Paesi».
Nonostante la guerra contro l’Ucraina e l’embargo occidentate, al Russian Energy Week forum, organizzato dalla Fondazione Roscongress e dal ministero dell’energia russo e che ha per tema “La nuova realtà dell’energia globale: creare il futuro”, partecipano più di 2.500 ospiti provenienti da oltre 50 Paesi, compresi rappresentanti di governi, bussiness leader e organizzazioni energetiche, esperti e scienziati». Putin ha descritto il forum come «Una delle piattaforme internazionali più importanti nel settore dei carburanti e dell’energia. Quest’anno un’attenzione particolare sarà rivolta alla cooperazione energetica internazionale che, malgrado le attuali condizioni geopolitiche, si sta sviluppando attivamente».
Sembra di risentire i proclami di epoca sovietica pre-Chernobyl. Poi è arrivato il disastro nucleare che ha rivelato che il nucleare supersicuro e all’avanguardia dell’Urss non lo era affatto. Roba ormai dimenticata, a Mosca e a Roma.
Le energie rinnovabili sembrano però bandite dai tavoli di discussione fossili-nucleari e, infatti, la sessione principale del forum, al quale ha partecipato il vice primo ministro russo Alexander Novak, ha avuto come tema “Il mercato mondiale del petrolio e del gas: come superare il periodo di turbolenza
Tra gli ospiti stranieri ci sono il primo ministro e il ministro del petrolio dell’Iraq Mohammed Shia al Sudani e Haiyan Abdul Ghani, il primo ministro della Republika Srpska Radovan Viskovic e il vicepresidente esecutivo e ministro dell’economia, delle finanze e del commercio estero del Venezuela, Delcy Rodríguez.
E Putin non ha nascosto di voler usare il nucleare e le energie fossili per tessere alleanze con Paesi dai con i quali l’Europa e l’Italia fanno accordi per affrancarsi dalla dipendenza dal gas russo. L’agenzia statale nucleare russa, Rosatom sta attualmente costruendo reattori in India, Ungheria, Cina, Turchia, Bangladesh ed Egitto e in altri paesi e ha affermato di essere «Il leader mondiale nelle soluzioni ad alte prestazioni per tutti i tipi di centrali nucleari. Offre soluzioni integrate di energia pulita lungo tutta la catena di approvvigionamento nucleare, compresa la progettazione, la costruzione e il funzionamento di impianti nucleari, l’estrazione, la conversione e l’arricchimento dell’uranio, la fornitura di combustibile nucleare, lo smantellamento, lo stoccaggio del combustibile esaurito, il trasporto e lo smaltimento sicuro dei rifiuti nucleari».
Quanto alle energie fossili e al rapporto con l’Occidente, Putin non ha mollato di un millimetro e ha detto che «L’economia mondiale sta evolvendo verso un modello multipolare, in cui operano più poli di crescita, e il posto, il ruolo e l’importanza di ciascun Paese sono determinati da come questi processi profondi e irreversibili sono percepiti, dall’efficacia con cui [ciascun Paese] è capace di difendere la propria sovranità economica, industriale, tecnologica ed energetica e di ristrutturare i legami di investimento, commercio e cooperazione. Secondo le stime degli esperti, già oggi il contributo all’economia mondiale delle cinque maggiori economie asiatiche – Cina, India, Indonesia, Malesia, Vietnam – ha superato la quota combinata degli Stati Uniti e di tutti i Paesi del l’Unione europea insieme. E nel prossimo decennio la differenza non potrà che aumentare, su questo non c’è dubbio».
Rispondendo a chi parla di una Russia in ginocchio e allo stremo per sostenere la guerra in Ucraina Putin ha detto che «L’economia russa sta attraversando una fase di trasformazione strutturale. La geografia del commercio estero, i parametri occupazionali e il panorama industriale stanno cambiando. Per le piccole e medie imprese si aprono prospettive di mercato completamente nuove».
Poi, come un Salvini qualsiasi, ha aggiunto che «E’ necessaria la piena sovranità del settore energetico russo» e ha indicato che per raggiungere questo obiettivo «Sarà necessario aumentare il volume e la quota di produzione delle attrezzature russe e portare la formazione del personale qualificato nel settore energetico a un nuovo livello».
Putin ha irriso le sanzioni euroipee e statunitensi dicendo che «Ora ci sono nuove prospettive per la geografia delle esportazioni russe, poiché i Paesi dell’Ue “hanno di fatto abbandonato l’uso dei vettori energetici russi che per molti anni hanno garantito il benessere economico e sociale del blocco. Lascerò ora da parte l’effetto di queste decisioni sugli stessi paesi europei […] Ora stanno pagando più del dovuto per il petrolio, i suoi derivati e le forniture di gas e, di conseguenza, l’economia dell’Ue si aggira intorno allo zero e la produzione industriale è in calo. Sono in zona negativa da marzo di quest’anno».
Il Russian Energy Week forum sembra essere stato per Putin l’occasione per lasciare per un momento da parte i guai in casa propria per occuparsi di quelli dell’Unione europea (con un occhio anche alle elezioni europee), ricordando che l’economia Ue è stata colpita anche altri ambiti: «Ad esempio, il reddito delle famiglie nell’Eurozona è diminuito dell’1,2% nel primo trimestre, mentre in Russia è aumentato del 4,4%».
E questo in questo mondo alla rovescia il merito della tenuta dell’economia di guerra russa è ancora una volta dell’eterno complesso russo dei combustibili fossili e dell’energia che per Putin «Sta operando a un buon ritmo. La Russia ha aumentato la sua flotta di petroliere, creato meccanismi assicurativi e riassicurativi, grazie ai quali ha potuto entrare in nuovi mercati. Mosca è riuscita a spostare le forniture di petrolio verso mercati promettenti e in rapida crescita in altre regioni del mondo, si tratta del sud, dell’est».
Poi Putin se l’è presa direttamente con l’ipocrisia europea: «Gli Stati dell’Unione Europea avrebbero già sospeso tutti gli acquisti di gas russo attraverso rotte alternative se la cooperazione con il Paese eurasiatico fosse una questione morale. Se fosse stata una questione morale, avrebbero dovuto dire: ‘Non compreremo il gas che passa attraverso il Turkish Stream non compreremo il gas che attraversa il territorio dell’Ucraina. […]. Masticheremo l’erba, ma non lasceremo che La Russia guadagna un solo euro. Lo ricevono attraverso altre vie, perché non lo prendono da qui?».
Inoltre, Putin ha sottolineato che «La Russia ha la capacità di fornire alla Germania circa 27,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno e, per farlo, basta semplicemente premere il pulsante, se il governo tedesco decide di riprendere le forniture. I Paesi europei preferiscono comprare tutto a un prezzo più alto del 30% e non utilizzare le nostre risorse energetiche. Ebbene, è una loro scelta: allora comprino negli Stati Uniti al 30% in più, lì saranno felici».
Mentre La Finlandia accusano Mosca di essere dietro un sabotaggio a un gasdotto dal quale si rifornisce, il leader russo ha denunciato che «Le esplosioni nei gasdotti Nord Stream sono senza dubbio un atto di terrorismo internazionale. Alcuni attori del mercato energetico agiscono in base alle loro ambizioni geopolitiche e, senza ottenere molto successo, decidono di distruggere le infrastrutture dei loro concorrenti», ogni riferimento a Usa e Norvegia non è casuale.. e Putin, dopo aver deplorato la mancanza di azione riguardo al sabotaggio dei gasdotti e il fattyo che le proposte della Russia di partecipare all’inchiesta vengono ignorate, ha aggiunto: «La logica è cinica: distruggere, bloccare le fonti di energia a basso costo, privare milioni di persone, consumatori industriali, di gas, calore, elettricità e altre risorse e costringerli a comprare tutto a prezzi molto più alti»-
insomma, siamo di fronte a un benefattore globale le cui iniziative di b eneficienza energetica sono bloccate dal cinismo geopolitico ed energetico dei suoi nemici.
Ma secondo Putin «L’Europa non può fare a meno del carburante russo», mentre la Russio, in quanto Paese eurasiatico «E’ quasi riuscita a trovare un mercato alternativo e ora prevede di aumentare il volume delle consegne. Negli Stati Uniti i volumi di produzione sono limitati e sarà molto difficile aumentarli».
Il capo di tutte le Russie ha concluso: «Perché l’Europa ha bisogno di crearsi problemi nella speranza di distruggerci? Ma non crolleremo, è chiaro ed è chiaro a tutti. E’ possibile che ci siano problemi in Russia, anche nell’economia, Ma i leader capiscono cosa devono fare e vedono le possibilità».
In altri tempi, non troppo lontani, Salvini e molti in Fratelli d’Italia e Forza Italia avrebbero applaudito a questo decisionismo sovranista e sarebbero stati in prima fila al Russian Energy Week forum. Ora tacciono, segretamente ammirati di una politica energetica che somiglia molto alla loro.