Putin non crede nell’energia rinnovabile

«L'industria petrolifera avrà abbastanza lavoro per altri 100 anni»

[13 Marzo 2024]

Che il presidente russo Vladimir Putin non abbia in simpatia le associazioni ambientaliste – dichiarate agenti stranieri o perseguitate dalla polizia – è noto, così come è noto il suo negazionismo climatico che sconfina nel fatto che comunque il riscakldamento globale non danneggerà la Russia, anzi, come ebbe a dire una volta, i russi potranno fare a meno di comprare pellicce e senza ghiaccio nell’Artico si apriranno nuove rotte marittime verso l’Asia e giacimenti offshore di gas e petrolio oggi irraggiungibili o troppo costosi da sfruttare diventeranno disponibili ed economici.

E, a pochi giorni dalle elezioni che lo incoroneranno nuovamente presidente/zar di tutte le Russie, Putin, intervenendo ad un incontro con i vincitori del premio Leaders of Russia, è tornato sull’argomento sostenendo – anche contro gli ultimi rapporti dell’International energi Agency e di Irena – che «Nonostante l’attenzione data alle energie rinnovabili, il mondo continuerà a utilizzare petrolio e gas per molto tempo. I posti di lavoro in questo settore hanno un futuro sicuro. La produzione di idrocarburi rimarrà rilevante per gli anni a venire, anche con l’aumento dei discorsi sulla transizione verso le energie rinnovabili».

Putin, che mantiene il suo Stato-mercato estrattivista proprio grazie all’estrazione di combustibili fossili, di uranio e ad altre industrie inquinanti, ha aggiunto sprezzantemente che «Non importa come si parli di fonti energetiche rinnovabili, per molto, molto tempo l’umanità dovrà affrontare il problema degli idrocarburi, della loro produzione e del loro utilizzo, Ci sarà abbastanza lavoro per 100 anni».

Putin si riferisce anche ai dati del rapporto pubblicato ieri dall’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) che, ha affermato che la domanda globale di petrolio dovrebbe crescere di 2,25 milioni di barili al giorno (bpd) quest’anno e di 1,85 milioni di barili al giorno nel 2025. La crescita del consumo globale di petrolio sarà in gran parte guidata dai carburanti per i trasporti. Previsioni che di fatto stracciano gli impegni presi dagli stessi Paesi OPEC alla COP27 Unfccc di Dubai.

E la Russia, in guerra e boicottata, in realtà esporta più gas e petrolio di prima, anche attraverso triangolazioni con Paesi amici come India e Algeria che fanno arrivare combustibile russo alla “nemica” Unione europea. Nel 2023 il ministero delle Finanze russo ha previsto che le entrate derivanti dalle esportazioni di petrolio e gas aumenteranno di quasi un terzo nel 2024, raggiungendo oltre 118 miliardi di dollari. Per il 2025 è previsto un ulteriore aumento dei ricavi energetici fossili fino a oltre 121 miliardi di dollari.

Nel 2023 la Russia ha aumentato notevolmente le sue esportazioni energetiche fossili verso l’Asia dopo che l’Unione europea ha vietato l’importazione di petrolio russo via mare. Mosca ha reindirizzato quel petrolio verso Cina e India che sono diventate le principali acquirenti di greggio russo. Putin è così diventato – in attesa che magari torni Donald Trump alla Casa Bianca – il maggior boicottatore/rallentatore degli accordi presi alla COP27 Unfccc e ora se ne vanta anche in campagna elettorale.