Nonostante molti nuovi impegni per il net zero, lo slancio politico non si è tradotto in azione
REN21: il mondo ha perso la storica occasione per una ripresa post-Covid all’energia pulita
GSR 2022: crescita record nelle energie rinnovabili, ma non basta ed è troppo lenta
[21 Giugno 2022]
Secondo il “Renewables 2022 Global Status Report” (GSR 2022), pubblicato da REN21, una coalizione internazionale di associazioni industriali, organizzazioni intergovernative, istituzioni scientifiche, governi e ONG, «Nonostante la promessa di una ripresa green a livello mondiale sulla scia della pandemia di Covid-19, questa storica opportunità è andata persa». Il GSR 2022 avverte in maniera preoccupante che «La transizione globale all’energia pulita non sta avvenendo, rendendo improbabile che il mondo sarà in grado di raggiungere in questo decennio gli obiettivi climatici essenziali».
Infatti, la seconda metà del 2021 ha visto quello che il rapporto definisce «L’inizio della più grande crisi energetica della storia moderna, esacerbata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa all’inizio del 2022 e da uno shock globale senza precedenti sulle materie prime».
Rana Adib, direttrice esecutiva di REN21, sottolinea che «Sebbene nel 2021 molti più governi si siano impegnati per le zero emissioni nette di gas serra, la realtà è che, in risposta alla crisi energetica, la maggior parte dei Paesi è tornata a cercare nuove fonti di combustibili fossili e a bruciare ancora più carbone, petrolio e gas».
Si tratta della 17esima edizione del GSR che annualmente fa il punto sulla diffusione delle energie rinnovabili in tutto il mondo e conferma quello su cui gli esperti avevano messo in guardia Paesi, imprese e organizzazioni internazionali: «La quota complessiva delle rinnovabili nel consumo finale di energia mondiale è stagnante – crescendo solo in minima parte dall’8,7% nel 2009 all’11,7% nel 2019 – e il passaggio gobale del sistema energetico alle rinnovabili non sta avvenendo».
Nel settore elettrico, gli incrementi record di capacità di energia rinnovabile (314,5 gigawatt, in aumento del 17% rispetto al 2020) e di produzione di elettricità (7.793 terawattora) non sono riusciti a far fronte all’aumento complessivo del 6%. del consumo di elettricità. Nel riscaldamento e nel raffrescamento, la quota di rinnovabili nel consumo finale di energia è aumentata dall’8,9% del 2009 all’11,2% del 2019. La mancanza di progressi è particolarmente preoccupante nel settore dei trasporti, che rappresenta quasi un terzo del consumo energetico mondiale, dove la quota di rinnovabili è passata dal 2,4% nel 2009 al 3,7% nel 2019.
Il GSR 2022 fornisce per la prima volta una mappa mondiale delle quote di energia rinnovabile per Paese e mette in evidenza i progressi in alcuni dei principali Paesi. E, tra i Paesi sviluppati, l’Italia non ci fa una gran figura.
REN21 fa notare che «Nonostante molti nuovi impegni per il net zero, lo slancio politico non si è tradotto in azione. In vista dell’United Nations Climate Change Conference (COP26) del novembre 2021, un record di 135 Paesi si è impegnato a raggiungere le emissioni net zero di gas serra entro il 2050. Tuttavia, solo 84 di questi Paesi avevano obiettivi per l’energia rinnovabile a livello economico, e solo 36 avevano obiettivi per il 100% di energie rinnovabili. Per la prima volta nella storia dei vertici delle Nazioni Unite sul clima, la dichiarazione della COP26 menzionava la necessità di ridurre l’uso del carbone, ma non richiedeva riduzioni mirate né del carbone né dei combustibili fossili».
Il GSR 2022 svela questa colossale operazione di greenwashing politico (diventata ancora più evidente con la guerra in Ucraina e la corsa a sostituire il gas e il petrolio russi con altri combustibili fossili) e ribadisce che «Il raggiungimento degli impegni net zero dei Paesi richiederà sforzi enormi e che lo slancio associato al Covid-19 non è stato sfruttato. Nonostante le importanti misure per la ripresa green in molti Paesi, il forte rimbalzo economico nel 2021 – con il prodotto interno lordo (PIL) globale reale in crescita del 5,9% – ha contribuito a un aumento del 4% del consumo finale di energia, compensando la crescita delle rinnovabili». Nella sola Cina, tra il 2009 e il 2019 il consumo finale di energia è aumentato del 36%. E il rapporto rivela che «La maggior parte dell’aumento del consumo energetico globale nel 2021 è stato soddisfatto dai combustibili fossili, determinando il più grande aumento delle emissioni di anidride carbonica nella storia, con un aumento di oltre 2 miliardi di tonnellate in tutto il mondo».
Mentre i Paesi predicano il nuovo e praticano il vecchio il GSR 2022 avverte che «Il crollo del vecchio ordine energetico minaccia l’economia globale. Il 2021 ha segnato anche la fine dell’era dei combustibili fossili a basso costo, con il più grande aumento dei prezzi dell’energia dalla crisi petrolifera del 1973. Entro la fine dell’anno, i prezzi del gas hanno raggiunto circa 10 volte i livelli del 2020 in Europa e in Asia e sono triplicati negli Stati Uniti, portando a un aumento dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità nei principali mercati entro la fine del 2021. L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa ha aggravato la crisi energetica in atto, provocando un’onda d’urto senza precedenti sulle materie prime che ha pesato pesantemente sulla crescita economica globale, sconvolgendo gli oltre 136 Paesi che dipendono dalle importazioni di combustibili fossili».
La Adib spera ancora: «Il vecchio regime energetico sta crollando davanti ai nostri occhi e, con esso, l’economia globale. Tuttavia, la risposta alla crisi e gli obiettivi climatici non devono essere in conflitto. Le energie rinnovabili sono la soluzione più conveniente e migliore per affrontare le fluttuazioni dei prezzi dell’energia. Dobbiamo aumentare la quota di energie rinnovabili e farne una priorità della politica economica e industriale. Non possiamo combattere un incendio con più fuoco».
E a REN21 sono convinti che «Le energie rinnovabili offrono la possibilità di una maggiore giustizia e autonomia energetica. Le minacce russe di fermare le esportazioni critiche di gas naturale e petrolio, in particolare verso l’Europa, hanno sottolineato l’urgenza della transizione verso le energie rinnovabili. Per affrontare la crisi, l’Unione Europea e i governi nazionali e locali hanno aggiornato gli obiettivi di energia pulita e spinto numerose misure per accelerare la transizione energetica, ma continuano anche a ricorrere a vecchie ricette. Sebbene alcuni Paesi, come il Regno Unito, abbiano annunciato nuove tasse sulle major energetiche, la maggior parte dei Paesi ha contemporaneamente emanato nuove sovvenzioni sui combustibili fossili. Le industrie del carbone, del petrolio e del gas naturale sono state le principali beneficiarie della crisi energetica e delle risposte dei governi, ottenendo profitti e influenza».
Il GSR 2022 documenta che, nonostante i rinnovati impegni per l’azione climatica, «I governi hanno comunque scelto di fornire sussidi per la produzione di combustibili fossili e utilizzarli come prima scelta per mitigare gli effetti della crisi energetica. Tra il 2018 e il 2020, i governi hanno speso ben 18 trilioni di dollari – il 7% del PIL globale nel 2020 – in sussidi ai combustibili fossili, riducendo in alcuni casi il sostegno alle energie rinnovabili (come in India). Questo trend rivela un preoccupante gap tra ambizione e azione. Inoltre, ignora le numerose opportunità e vantaggi derivanti dalla transizione verso un’economia e una società basate sulle rinnovabili, inclusa la capacità di ottenere una governance energetica più diversificata e inclusiva attraverso la produzione di energia localizzata e le catene del valore. I Paesi con quote più elevate di energie rinnovabili nel consumo totale di energia godono di una maggiore indipendenza e sicurezza energetica».
La Adib aggiunge: «Invece di mettere le rinnovabili in secondo piano e fare affidamento sui sussidi ai combustibili fossili per ridurre le bollette energetiche delle persone, i governi dovrebbero finanziare direttamente l’installazione di tecnologie di energia rinnovabile nelle famiglie vulnerabili. Alla fine, il percorso dell’energia rinnovabile risulterà più conveniente, nonostante l’investimento iniziale».
Il presidente di REN21, Arthouros Zervos, spiega: «Chiediamo obiettivi a breve e lungo termine e piani per passare all’energia rinnovabile, insieme a date finali chiare per i combustibili fossili. L’adozione delle energie rinnovabili deve essere un indicatore chiave di performance in tutti i settori economici».
Teresa Ribera Rodríguez, vicepresidente del consiglio e ministra della Transizione Ecologica e la sfida demografica della Spagna, conclude: «La transizione energetica è la nostra ancora di salvezza. Consentirà modelli di business e forme di organizzazione innovativi, trasformerà le catene del valore, ridistribuirà il potere economico e modellerà la governance in modi nuovi e più incentrati sulle persone. Con i giusti investimenti nella tecnologia, le rinnovabili sono le uniche fonti di energia che offrono a ogni Paese del mondo una possibilità di maggiore autonomia e sicurezza energetica».