Sempre più bombe atomiche in un mondo in guerra

Gli Stati investono in arsenali nucleari mentre le relazioni geopolitiche si deteriorano

[13 Giugno 2023]

Lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) ha pubblicato il SIPRI Yearbook 2023, la valutazione annuale dello stato degli armamenti, del disarmo e della sicurezza internazionale, dal quale emerge che «Il numero di armi nucleari operative ha iniziato ad aumentare con il progredire dei piani di modernizzazione e di espansione a lungo termine delle forze armate dei Paesi.

Oltre alla consueta copertura dettagliata delle questioni relative al controllo delle armi nucleari, al disarmo e alla non proliferazione, il SIPRI Yearbook presenta dati e analisi sugli sviluppi della spesa militare mondiale, dei trasferimenti internazionali di armi, della produzione di armi, delle operazioni di pace multilaterali, dei conflitti armati e altro ancora. Sezioni speciali dell’Annuario SIPRI 2023 esplorano l’ascesa di compagnie militari e di sicurezza private come il Gruppo Wagner e il relativo impatto sulla pace e sulla sicurezza; come la guerra in Ucraina ha influenzato la governance dello spazio e del cyberspazio; gli attacchi alle centrali nucleari durante i combattimenti in Ucraina e le loro implicazioni; la regolamentazione delle nuove tecnologie come i sistemi d’arma autonomi.

il capitolo del SIPRI Yearbook 2023 sulle forze nucleari mondiali rivela che «Gli arsenali nucleari vengono rafforzati in tutto il mondo. I 9 Stati dotati di armi nucleari – Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Repubblica Democratica Popolare di Corea (Corea del Nord) e Israele – continuano a modernizzare i loro arsenali nucleari e nel 2022 diversi hanno dispiegato nuove armi nucleari. sistemi d’arma armati o con capacità nucleare».

Nel gennaio 2023, l’inventario SIPRI ha contato circa 12.512 testate nucleari,  9.576 delle quali erano in scorte militari per un potenziale utilizzo, 86 in più rispetto al gennaio 2022. Di queste, circa 3.844 testate sono dispiegate su missili e aerei, e circa 2.000, quasi tutte appartenenti alla Russia o agli Stati Uniti, sono mantenute in uno stato di massima allerta operativa, il che significa che sono montate su missili o custodite in basi aeree che ospitano bombardieri nucleari.

Insieme, Russia e Usa possiedono quasi il 90% di tutte le armi nucleari. Nel 2022, le dimensioni dei rispettivi arsenali nucleari  –  le testate utilizzabili – sembrano essere rimaste relativamente stabili, anche se il SIPRI avverte che «La trasparenza riguardo alle forze nucleari è diminuita in entrambi i Paesi a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022».

Oltre alle loro armi nucleari utilizzabili, Russia e Usa hanno ciascuno più di 1,000 testate precedentemente ritirate dal servizio militare, che stanno gradualmente smantellando.

Secondo la stima del SIPRI, l’arsenale nucleare cinese è aumentata dalle 350 testate nel gennaio 2022 alle 410 nel gennaio 2023, e prevede che continui a crescere: «A seconda di come deciderà di strutturare le sue forze armate, entro la fine del decennio la Cina potrebbe potenzialmente avere almeno tanti missili balistici intercontinentali (ICBM) quanti gli Stati Uniti o la Russia».

Hans M. Kristensen, Associate Senior Fellow del programma armi di distruzione di massa del SIPRI e direttore del Nuclear Information Project della Federation of American Scientists (FAS), fa notare che «La Cina ha avviato una significativa espansione del suo arsenale nucleare. E’ sempre più difficile far quadrare questa tendenza con l’obiettivo dichiarato della Cina di disporre solo delle forze nucleari minime necessarie per mantenere la propria sicurezza nazionale».

Sebbene non si ritenga che nel 2022 il Regno Unito abbia aumentato il suo arsenale di armi nucleari, il  SIPRI Yearbook 2023 prevede che «In futuro, a seguito dell’annuncio del governo britannico nel 2021 di aumentare il limite da 225 a 260 testate, le scorte di testate cresceranno. Il governo conservatore britannico ha anche affermato che non rivelerà più pubblicamente le sue quantità di armi nucleari, testate dispiegate o di missili dispiegati.

Nel 2022 la Francia ha continuato i suoi programmi per sviluppare un sottomarino missilistico balistico a propulsione nucleare (SSBN) di terza generazione e un nuovo missile da crociera lanciato dall’aria, nonché per rinnovare e aggiornare i sistemi nucleari militari esistenti.

Anche India e Pakistan starebbero espandendo i loro arsenali nucleari e nel 2022 entrambi i Paesi nemici hanno introdotto e continuato a sviluppare nuovi tipi di sistemi nucleari militari. Mentre il Pakistan resta l’obiettivo principale del deterrente nucleare dell’India e l’India del Pakistan, l’India sembra anche porre un’enfasi crescente su armi nucleari a più lungo raggio, comprese quelle in grado di raggiungere obiettivi in ​​tutta la Cina.

La Corea del Nord (RPDC) continua a dare la priorità al suo programma nucleare militare come elemento centrale della sua strategia di sicurezza nazionale. Anche se la Corea del Nord nel 2022 non ha effettuato test nucleari, ha eseguito più di 90 test missilistici e il SIPRI sottolinea che « Alcuni di questi missili, che includono nuovi missili balistici intercontinentali, potrebbero essere in grado di trasportare testate nucleari». La RPDC disporrebbe di circa 30 testate nucleari e avrebbe abbastanza materiale fissile per fabbricare  50 – 70 testate, con aumenti significativi rispetto alle stime per gennaio 2022.

Anche Israele, che non ha mai ammesso pubblicamente di possedere armi nucleari, sta modernizzando il suo arsenale nucleare. Intanto accusa l’Iran di volersi dotare di armi nucleari

Di fronte a quello che è un evidente riarmo nucleare in un mondo dove è in corso quella che Papa Francesco ha definito la Terza Guerra Mondiale a “pezzi”, Matt Korda, ricercatore del programma sulle armi di distruzione di massa del SIPRI e ricercatore senior del progetto di informazione nucleare FAS, avverte che la situazione sta divengtando sempre più pericolosa: «La maggior parte degli Stati dotati di armi nucleari sta inasprendo la propria retorica sull’importanza delle armi nucleari, e alcuni stanno persino lanciando minacce esplicite o implicite sul loro potenziale utilizzo. Questa elevata concorrenza nucleare ha notevolmente aumentato il rischio che le armi nucleari possano essere usate per rabbia per la prima volta dalla seconda guerra mondiale».

Wilfred. Wan, direttore del programma sulle armi di distruzione di massa del SIPRI. Evidenzia che «Con programmi da miliardi di dollari per modernizzare, e in alcuni casi espandere, gli arsenali nucleari, i 5 Stati dotati di armi nucleari riconosciuti dal Trattato di non proliferazione nucleare sembrano allontanarsi sempre di più dal loro impegno al disarmo previsto dal trattato».

E l’inc vasione russa dell’Ucraina ha inferto un altro duro colpo alla diplomazia nucleare.  Nel febbraio 2022, gli Usa hanno sospeso il dialogo bilaterale sulla stabilità strategica con la Russia. Nel febbraio 2023 la Russia ha annunciato che avrebbe sospeso la sua partecipazione al Trattato sulle misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive (Nuovo START) del 2010, l’ultimo trattato sul controllo delle armi nucleari rimasto che limita le forze nucleari strategiche russe e statunitensi. Sono state sospese anche le discussioni su un trattato successivo al New START, che scade nel 2026. Tuttavia, secondo la valutazione del SIPRI, «A partire da gennaio 2023, le forze nucleari strategiche dispiegate da entrambi i paesi sono rimaste entro i limiti del New START».

Il sostegno militare dell’Iran alle forze armate russe in Ucraina e la situazione politica in Iran hanno anche oscurato i colloqui sul rilancio del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), l’accordo firmato nel 2015 da g5+1 (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Usa e Germania) e Repubblica islamica dell’Iran per impedire a Teheran di sviluppare armi nucleari. Il SIPRI ammette amaramente che «La rinascita del JCPOA ora sembra sempre più improbabile».

L’11 giugno, durante un incontro  con un gruppo di scienziati, esperti, specialisti, e responsabili dell’industria nucleare iraniana, il sommo ayatollah Khamenei ha detto: «Non avremo armi nucleari per via dell’Islam, altrimenti, se le avessimo volute, nessuno sarebbe stato in grado di fermarci. Infatti, non sono riusciti a fermare il nostro progresso nucleare finora e mai ci riusciranno. Da 20 anni il nucleare è una sfida; perchè i nemici l’hanno resa una sfida? Sanno bene che l’Iran non vuole armi nucleari ma sanno pure che il progresso nucleare è la chiave del progresso scientifico in tanti settori ed è questo che non vogliono».

Ma la trasparenza che viene chiesta all’Iran sul suo programma nucleare non viene attuata di chi lo accusa, a cominciare da Israele che sul nucleare è il campione dell’opacità e del mistero. Ma il rapporto SIPRi evidenzia che anche «Nel 2022, gli Stati Uniti e il Regno Unito si sono entrambi rifiutati di rilasciare informazioni al pubblico riguardanti le loro forze nucleari, cosa che avevano fatto negli anni precedenti». E il direttore del SIPRI Dan Smith, non nasconde la sua preoccupazione: «In questo periodo di alta tensione geopolitica e sfiducia, con canali di comunicazione tra rivali dotati di armi nucleari chiusi o funzionanti a malapena, i rischi di errori di calcolo, incomprensioni o incidenti sono inaccettabilmente alti. C’è un urgente bisogno di ripristinare la diplomazia nucleare e rafforzare i controlli internazionali sulle armi nucleari».

La 54esima edizione del SIPRI Yearbook rivela «Il continuo deterioramento della sicurezza globale nell’ultimo anno. Gli impatti della guerra in Ucraina sono visibili in quasi ogni aspetto delle questioni legate agli armamenti, al disarmo e alla sicurezza internazionale esaminate nell’Annuario. Tuttavia, è ben lungi dall’essere l’unico grande conflitto condotto nel 2022, e le acute tensioni geopolitiche, la sfiducia e la divisione erano già cresciute molto prima dell’invasione su vasta scala del suo vicino da parte della Russia».

Smith conclude: «Stiamo entrando in uno dei periodi più pericolosi della storia umana. E’ imperativo che i governi del mondo trovino il modo di cooperare per calmare le tensioni geopolitiche, rallentare la corsa agli armamenti e affrontare le conseguenze sempre più gravi del degrado ambientale e dell’aumento della fame nel mondo».