Spesa record per l’energia pulita nel 2022. Ma non basta per affrontare la crisi climatica ed energetica

Iea: nel 2022 gli investimenti energetici globali cresceranno dell'8%. Guadagni enormi per i produttori di petrolio e gas

[23 Giugno 2022]

Secondo il nuovo rapporto “World Energy Investment 2022” dell’International energy agency (Iea), «Nel 2022 gli investimenti energetici globali aumenteranno dell’8% per raggiungere i 2,4 trilioni di dollari, con l’aumento previsto principalmente nell’energia pulita».  Ma lo stesso rapporto avverte che «Sebbene incoraggianti, gli investimenti per la crescita sono ancora lontani dall’essere sufficienti per affrontare le molteplici dimensioni dell’odierna crisi energetica e aprire la strada verso un futuro energetico più pulito e sicuro».
Per l’Iea, «La crescita più rapida degli investimenti energetici viene dal settore energetico, principalmente nelle energie rinnovabili e nelle reti, e dall’efficienza energetica. L’aumento della spesa per l’energia pulita, tuttavia, non è distribuito in modo uniforme, poiché la maggior parte di essa si verifica nelle economie avanzate e in Cina. E in alcuni mercati, i problemi di sicurezza energetica e i prezzi elevati stanno spingendo a maggiori investimenti nei rifornimenti di combustibili fossili, in particolare sul carbone».
Presentando il “World Energy Investment 2022”, il direttore esecutivo dell’Iea, Fatih Birol, ha sottolineato che «Non possiamo permetterci di ignorare né l’odierna crisi energetica globale né la crisi climatica, ma la buona notizia è che non abbiamo bisogno di scegliere tra loro: possiamo affrontarle entrambe allo stesso tempo. Una massiccia ondata di investimenti per accelerare le transizioni di energia pulita è l’unica soluzione duratura. Questo tipo di investimento è in aumento, ma abbiamo bisogno di un aumento molto più rapido per allentare la pressione sui consumatori a causa degli alti prezzi dei combustibili fossili, rendere i nostri sistemi energetici più sicuri e portare il mondo sulla buona strada per raggiungere i nostri obiettivi climatici».

Infatti, nei 5 anni successivi alla firma dell’Accordo di Parigi nel 2015, nel mondo gli investimenti nell’energia pulita sono cresciuti solo del 2% all’anno. Ma l’Iea ha rilevato che dal 2020, il ritmo di crescita ha accelerato notevolmente, fino al 12% e spiega che «La spesa è stata sostenuta dal sostegno fiscale dei governi e aiutata dall’aumento della finanza sostenibile, soprattutto nelle economie avanzate. Le energie rinnovabili, le reti e lo stoccaggio rappresentano ora oltre l’80% degli investimenti totali del settore energetico. La spesa per il solare fotovoltaico, le batterie e i veicoli elettrici sta ora crescendo a tassi coerenti con il raggiungimento delle emissioni net zero globali entro il 2050».

Tuttavia, anche le catene di approvvigionamento sempre più ristrette stanno svolgendo un ruolo importante nell’aumento degli investimenti.  L’Ie spiega che «Quasi la metà dell’aumento complessivo della spesa è il riflesso di costi più elevati, dalla manodopera e dai servizi a materiali come cemento, acciaio e minerali critici. Queste sfide stanno dissuadendo alcune compagnie energetiche dal raccogliere le proprie spese più rapidamente. Partendo da una linea di partenza bassa, è in corso una rapida crescita della spesa per alcune tecnologie emergenti, in particolare batterie, idrogeno low carbon e carbon capture utilisation and storage. Si prevede che nel 2022 gli investimenti nello stoccaggio dell’energia delle batterie raddoppieranno fino a raggiungere quasi 20 miliardi di dollari».

Ma il rapporto fa notare che. nonostante alcuni punti positivi, come l’energia solare in India, La spesa per l’energia pulita nelle economie emergenti e in via di sviluppo (Cina esclusa) rimane bloccata sui livelli del 2015, senza alcun aumento da quando è stato raggiunto l’Accordo di Parigi. I fondi pubblici per sostenere una ripresa sostenibile sono scarsi, i quadri politici sono spesso deboli, le nuvole economiche si stanno addensando e gli oneri finanziari stanno aumentando. Tutto ciò mina l’attrattiva economica delle tecnologie pulite ad alta intensità di capitale. E’ necessario fare molto di più, anche da parte delle istituzioni internazionali per lo sviluppo, per aumentare questi livelli di investimento e colmare le divergenze regionali aumentando il ritmo degli investimenti nella transizione energetica».

Un forte segnale di rischio viene da un aumento del 10% nel 2021 degli investimenti nel rifornimento di carbone, guidato dalle economie emergenti in Asia, con un aumento simile probabile anche nel 2022. E il rapporto evidenzia da dove viene la maggior parte di questo rischio: «Sebbene la Cina si sia impegnata a interrompere la costruzione di centrali elettriche a carbone all’estero, un una quantità significativa di nuova capacità di carbone sta entrando nel mercato interno cinese».

Ma sullo sfondo resta la guerra energetica in Europa: «L’invasione russa dell’Ucraina ha fatto aumentare i prezzi dell’energia per molti consumatori e aziende in tutto il mondo, danneggiando famiglie, industrie e intere economie, in modo più grave nei Paesi in via di sviluppo, dove le persone meno possono permetterselo – evidenzia il World Energy Investment 2022 – Alcune delle immediate carenze nelle esportazioni dalla Russia devono essere colmate dalla produzione altrove, in particolare per il gas naturale, e potrebbero essere necessarie nuove infrastrutture per il GNL per facilitare la diversificazione dell’approvvigionamento lontano dalla Russia».

Ma il rapporto fa anche notare una contraddizione globale:  «Sebbene gli investimenti in petrolio e gas siano aumentati del 10% rispetto allo scorso anno, rimangono ben al di sotto dei livelli del 2019. Nel complesso, la spesa odierna di petrolio e gas è intrappolata tra due visioni del futuro: è troppo alta per un percorso allineato alla limitazione del riscaldamento globale a 1,5° C ma non sufficiente per soddisfare la crescente domanda in uno scenario in cui i governi si attengono alle impostazioni politiche odierne e non riescono a mantenere i loro impegni sul clima».

E gli alti prezzi odierni dei combustibili fossili stanno sia devastando molte economie che producendo un colossale e inaspettato guadagno senza precedenti per i produttori di petrolio e gas. Per l’Iea, «Il reddito globale del settore petrolifero e del gas è destinato a salire a 4 trilioni di dollari nel 2022, più del doppio della media quinquennale, e la maggior parte andrà ai principali Stati esportatori di petrolio e gas», Russia compresa che così se la ride delle inefficaci sanzioni europee e statunitensi.

Epuure, secondo l’Iea, «Questi guadagni inaspettati offrono un’opportunità unica per le economie produttrici di petrolio e gas di finanziare la tanto necessaria trasformazione delle loro economie e per le principali compagnie petrolifere e del gas di fare di più per diversificare la propria spesa. La quota di spesa delle compagnie petrolifere e del gas per l’energia pulita sta aumentando lentamente, con i progressi che ci sono trainati principalmente dalle major europee e da una manciata di altre compagnie. Complessivamente, gli investimenti nell’energia pulita rappresentano circa il 5% della spesa in conto capitale delle società petrolifere e del gas a livello mondiale, rispetto all’1% nel 2019». Insomma, non si va molto oltre il greenwashing pubblicitario che sembra diventato la norma.

Le tecnologie per l’energia pulita richiedono una serie di minerali critici e per la prima volta il rapporto “World Energy Investment 2022”  include una revisione dettagliata delle tendenze di investimento per questi minerali, evidenziando che «Sono necessari investimenti più elevati e diversificati per frenare le odierne pressioni sui prezzi e creare catene di approvvigionamento di energia pulita più resilienti. La spesa mondiale per l’esplorazione è aumentata del 30% nel 2021, con l’aumento negli Stati Uniti, in Canada e in America Latina che offre la prospettiva di un’offerta più diversificata negli anni a venire».