Taranto, dopo 14 anni inaugurato il primo parco eolico off-shore d’Italia. Legambiente: «Scusate il ritardo»

«Il Paese dovrebbe chiedere scusa alle aziende delle rinnovabili per i ritardi burocratici e gli ostracismi di Sovrintendenze, Regioni, Comuni e comitati locali»

[21 Aprile 2022]

Oggi è stato inaugurato a Taranto il primo parco eolico off-shore italiano e del Mediterraneo, che è stato chiamato  Beleolico, realizzato da Renexia al largo del molo polisettoriale di Taranto. L’impianto, che comprende 10  pale per una capacità complessiva di 30 MW, assicurerà una produzione di oltre 58 mila MWh, pari al fabbisogno annuo di 60 mila persone. Nei 25 anni di vita prevista, consentirà un risparmio di circa 730mila tonnellate di anidride carbonica.

Secondo Renexia, «Con il completamento di quest’opera l’Italia entra in una nuova era, un concreto primo passo per avviare la transizione energetica e calibrare così un energy mix che ponga al centro le fonti rinnovabili. Puntare a una crescente autonomia energetica che sia sostenibile, nel rispetto delle norme europeesulla decarbonizzazione, è un obiettivo prioritario che l’attuale situazione internazionale ha portato alla ribalta».

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha commentato: «Dopo 14 anni di ritardi e ostracismi istituzionali finalmente a Taranto parte il primo parco eolico off-shore del mar Mediterraneo. E’ un caso emblematico della via crucis autorizzativa del nostro Paese: il progetto proposto nel 2008 ha avuto la contrarietà degli enti locali e ricevuto il parere negativo della Sovrintendenza per un incomprensibile impatto visivo, considerando la presenza delle ciminiere dell’ex Ilva, della raffineria Eni, del cementificio e delle gru del porto industriale. Il caso di Taranto è purtroppo solo la punta di un iceberg perché in Italia sono tanti i progetti sulle rinnovabili bloccati per eccessiva burocrazia, no delle amministrazioni locali, pareri negativi delle Sovrintendenze, moratorie delle Regioni, proteste dei comitati locali e di alcune associazioni ambientaliste. Tutto ciò è inammissibile: il Paese dovrebbe chiedere scusa alle aziende che in Italia stanno investendo sulle fonti pulite. Speriamo che il caso di Taranto segni il punto di svolta per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia, in una città che vive ancora l’era del carbone, del petrolio e dell’inquinamento, con l’augurio che questa inaugurazione possa essere l’inizio del riscatto tarantino nel segno dell’innovazione e delle tecnologie pulite».

Il ministro degli esteri Luigi Di Maio, ha inviato un messaggio plaudendo all’iniziativa, sottolineando che «Il processo di transizione ecologica rappresenta l’unica via in grado di garantire sostenibilità, resilienza e adattabilità del settore energetico, una dinamica che appare ancora più evidente a causa del conflitto in Ucraina». Il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha evidenziato «Le grandi opportunità di sviluppo che l’eolico marino può offrire al Paese». Mentre per il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovanni ha detto che «La trasformazione verso la sostenibilità passa anche attraverso la produzione di energia pulita».

Ma i ritardi sono colpa proprio della politica e per evidenziare le difficoltà che vivono le rinnovabili, la presidente del circolo Legambiente di Taranto, Lunetta Franco,  ha organizzato un flash mob con lo striscione “Scusate il ritardo” per lanciare un doppio appello al governo: «Il primo è rivolto  al premier Mario Draghi affinché vari al più presto un decreto sblocca rinnovabili per velocizzare lo sviluppo delle fonti pulite (in primis eolico, a terra e a mare, fotovoltaico sui tetti, anche nei centri storici, agrivoltaico che non consuma suolo agricolo, digestori anaerobici per produrre biometano) e degli investimenti in accumuli, pompaggi e reti. Sarebbe la risposta più efficace all’attuale crisi energetica, ma anche un contributo concreto per produrre il 100% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2035 come sta decidendo di fare la Germania. Il secondo appello è indirizzato al ministro della Cultura Dario Franceschini affinché indirizzi le sovrintendenze, inclusa quella speciale sul Pnrr, a non ostacolare più la transizione ecologica. Ogni progetto viene bocciato a prescindere: serve un cambio culturale perché le rinnovabili modificheranno alcuni paesaggi ma ne miglioreranno altri, come quelli dove saranno smantellate le centrali termoelettriche con le loro alte ciminiere, e aiuteranno a combattere crisi climatica e smog».

quest’opera centra un duplice obiettivo, da una parte la soddisfazione per aver realizzato il primo impianto eolico marino in Italia e nel Mar Mediterraneo, dall’altra la consapevolezza che il nostro approccio, basato sulla condivisione, possa contribuire alla creazione di un nuovo protocollo che coniughi tecnologia e attenzione all’ambiente».

L’inaugurazione è stata anche l’occasione per la firma di un accordo tra l’Autorità Portuale e Renexia per la cessione di una parte dell’energia prodotta da Belolico per consentire la totale elettrificazione del Porto di Taranto. «Stiamo parlando della cessione di almeno il 10% dell’energia prodotta, per un quantitativo comunque non inferiore a 220 MWh annui – hanno detto Sergio Prete della Port Authority e Toto – Elettrificare il Porto significa una riduzione molto elevata dell’inquinamento, se si considera che ogni nave che entra in Porto e non spegne i motori produce un inquinamento su base giornaliera pari a quello di 10 mila vetture».

Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia, ha concluso: «Questa inaugurazione rappresenta un punto di partenza importante per il futuro rinnovabile della Puglia. È la dimostrazione di come sia possibile uscire dalla dipendenza dall’estero e soprattutto di come la Puglia possa essere il laboratorio da cui parte la rivoluzione energetica del Mezzogiorno. La Regione oggi ha il dovere politico di imboccare la direzione giusta per spegnere le centrali termoelettriche di Brindisi, Candela, Modugno e Taranto, che contribuiscono a produrre il 70% di elettricità da fonti fossili sul territorio pugliese, favorendo lo sviluppo e la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili, evitando di aspettare 14 anni per realizzare un parco eolico».