Trump accusa il Messico di bloccare i progetti energetici privati e di violare gli impegni del T-MEC

Il Messico verso l’autosufficienza di carburante, mentre la transizione energetica va avanti come previsto

[18 Gennaio 2021]

Il 15 gennaio, 5 giorni prima della fine ignominiosa del mandato di Donald Trump alla Casa Bianca il governo di sinistra del Messico si è visto recapitare una lettera, con tanto dei simboli dei tre dipartimenti, da parte del  Segretario di Stato americano Mike Pompeo, del segretario all’energia Dan e di quello al commercio Wilbur L. Ross, nella quale l’amministrazione Trump rimproverava il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador (AMLO) per aver bloccato i progetti privati ​​nel settore energetico.

Insomma, Trump, fresco di visita finale al suo muro sul confine col Messico (non completato  e che non gli ha portato molta fortuna) per respingere esseri umani, si adira perché il Messico non vuole lasciare che le imprese energetiche statunitensi scorrazzino liberamente in territorio messicano.

La missiva di fine mandato, datata 11 gennaio 2021, è indirizzata al segretario agli esteri messicano  Marcelo Ebrard e ai suoi colleghi all’energia Norma Rocío Nahle e all’economia Tatiana Clouthier e vi si legge che «Le recenti azioni normative da parte del governo messicano hanno creato una significativa incertezza sui processi di regolamentazione nel Paese, soprattutto in relazione al settore energetico, che ha danneggiato l’intero clima degli investimenti in Messico».

La lettera, consegnata ai ministri messicani dall’ambasciata Usa a Città del Messico, accusa il governo messicano di aver ordinato di «bloccare i permessi per progetti privati ​​nel settore energetico» con l’obiettivo di favorire le compagnie energetiche pubbliche, alludendo chiaramente a Petróleos Mexicanos (Pemex) e alla Comisión Federal de Electricidad (CFE). I tre segretari uscenti dell’amministrazione Trump ammoniscono: «Queste misure potrebbero influenzare negativamente centinaia di milioni di dollari di investimenti del governo statunitense in Messico» e fanno notare che il Messico è obbligato a rispettare gli accordi sottoscritti nell’United States–Mexico–Canada Agreement (Usmac, che i messicani chiamano T-MEC).

La Rocío Nahle ha risposto su Twitter che il Messico ha rispettato le disposizioni del trattato: «Nell’ambito delle sue attribuzioni, il Governo del Messico attua un adeguato bilanciamento energetico all’interno del territorio nazionale. Il rapporto con gli Stati Uniti all’interno del T-MEC in materia energetica è di rispetto delle norme costituzionali di ogni Paese. specificato nel trattato».

Nei primi due anni del mandato di López Obrador, una delle sue priorità è stata il “salvataggio” del settore energetico pubblico messicano, investendo ingenti somme per la ripresa finanziaria e operativa di Pemex e della CFE e per costruire una nuova raffineria.

D’altronde AMLO aveva promesso nelle sua vittoriosa campagna elettorale che avrebbe rinazionalizzato i pezzi di patrimonio energetico che erano stati svenduti dai suoi predecessori  e la misura, che non piace per niente alla morente Amministrazione Trump e ai petrolieri che la hanno finanziata e indirizzata, è stata varata proprio per  alleviare le conseguenze della riforma energetica neoliberista del 2014, quando il governo messicano spalancò le porte agli investimenti e alle acquisizioni straniere del patrimonio energetico nazionale, in particolare petrolio e gas.

Sebbene il governo messicano non abbia vietato investimenti stranieri nel settore energetico, di fatto li ha frenati con il suo scarso interesse ad approvare progetti energetici a beneficio dei privati.

Nel suo discorso programmatico di inizio anno, AMLO  ha sottolineato che, Per quanto riguarda l’energia, «Sono stati compiuti progressi nel salvataggio di Petróleos Mexicanos e della Comisión Federal de Electricidad, imprese pubbliche che la corruzione e gli investimenti privatizzatori hanno portato sull’orlo della scomparsa».

Poi il presidente messicano ha annunciato che  «Nel 2023 la benzina smetterà di essere importata poiché sarà raggiunta l’autosufficienza energetica con l’entrata in funzione della nuova raffineria Dos Bocas e l’ammodernamento delle 6 raffinerie esistenti» e ha evidenziato che l’impegno preso a non aumentare il prezzo del carburante e dell’elettricità è stato rispettato: «La benzina ora è più conveniente rispetto a quando ha iniziato il mio  governo». López Obrador ha anche ricordato che non ci sono stati blackout e che, dopo che Ministero della Difesa Nazionale ha messo sotto controllo 612 oleodotti e treni cisterna, è stato risolto il problema della carenza di benzina causato dai furti di carburante.

La Rocío Nahle ha riferito che ci sono progressi anche nel campo delle energie rinnovabili e che la transizione energetica va avanti come previsto.

Fino al 2018, le aste elettriche di lungo periodo per fotovoltaico ed eolico avevano installato solo il 36,2% degli impianti, producendo 2.451 MW. Alla fine del 2020, il governo di sinistra del Messico ha installato il 74,6% delle infrastrutture energetiche rinnovabili, corrispondente a 5.049 MW.  Negli ultimi 2 anni i contratti sono stati rispettati e la percentuale di energia solare ed eolica è addirittura del 38,4% nelle aste.

Il goveno messicano assicura che «La transizione energetica si svolge in modo ordinato e curando l’adeguato equilibrio e affidabilità del Sistema Eléctrico Nacional (SEN). La produzione attraverso l’energia fotovoltaica (solare) ed eolica è intermittente e devono essere integrati quando non producono. Questo supporto è dato dalla Comisión Federal de Electricidad (CFE) attraverso vari combustibili. Il Sistema Eléctrico Nacional viene agito con responsabilità e sicurezza».

Intanto il Messico respinge al mittente la lettera dell’Amministrazione Trump e si prepara a collaborare con quella di Biden: dopo la videoconferenza  tra il segretario degli esteri messicano  e il segretario designato alla sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, il  dialogo tra Messico e  team di transizione di Biden è sempre più fitto, in particolare per quanto riguarda la necessità di affrontare le cause strutturali delle migrazioni e il governo messicano hanno sottoposto al team di transizione di Biden la possibilità di realizzare un programma di cooperazione per lo sviluppo del nord del Cengtroamerica e del sud del Messico, in risposta alla crisi economica provocata dalla pandemia di Cpovid-19 e ai recenti uragani che hanno colpito la regione e che hanno costretto altri migranti centroamericani a varcare il confine col Messico per cercare di raggiungere gli Usa».

Mentre Biden comincia a smantellare la politica anti-migratoria crudele, razzista e inefficace di Trump,  il governo messicano assicura che  continuerà a mantenere «Uno stretto dialogo con il team del presidente eletto Biden per garantire una migrazione ordinata, sicura e regolare».