Zuptagate in Sudafrica: un rapporto ufficiale accusa il presidente Zuma di corruzione
Il crollo di un impero economico che rischia di travolgere l’Anc e la sua storia gloriosa
[3 Novembre 2016]
Il discusso presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, questa volta sembra veramente nei guai e rischia di coinvolgere nelle sue disgrazie anche il suo Partito, l’African nation council (Anc), al potere dalla fine del regime razzista dell’apartheid. Un rapporto ufficiale, del quale Zuma ha cercato inutilmente di impedire la pubblicazione prevista inizialmente per il 14 ottobre, sembra confermare i rapporti pericolosi tra Zuma, l’Anc e la potente famiglia di uomini di affari indiani Gupta che sarebbe stata in grado di imporre a Zuma la nomina di alcuni ministri per favorire il loro interessi e che avrebbe usato la sua influenza per aggiudicarsi lucrosi appalti governativi.
Anche se gli stretti rapporti tra i Gupta e Zuma erano noti, il presidente sudafricano ha sempre negato una qualsiasi loro influenza sulle sue decisioni politiche. Ma nel clamoroso documento di 335 pagine intitolato «La Presa del controllo dello Stato», la mediatrice della Repubblica Sudafricana, Thuli Madonsela, che deve vigilare sul buon utilizzo del denaro pubblico, porta a conoscenza della politica e della polizia che «i problemi identificati in questo rapporto, nel quale sembra che siano stati commessi dei crimini».
Quella che emerge è una storia di tradimenti degli ideali socialisti dell’Anc. L’ormai ex mediatrice – il mandato della Madonsela è terminato a metà ottobre – definisce inquietante che il deputato David van Rooyen, un veterano dell’Anc che negli anni ’80 ha combattuto per il suo braccio armato Umkhonto we Sizwe (MK), sia andato per ben 7 volte a casa dei Gupta, anche a dicembre, il giorno prima di essere nominato a sorpresa ministro delle finanze da Zuma. «Questo sembra anormale, tenuto conto del fatto che era (semplicemente) membro del Parlamento», sottolinea il rapporto.
La nomina a ministro di Van Rooyen aveva provocato il panico nei mercati e fatto crollare il Rand, tanto che Zuma era stato costretto a fare marcia indietro e, solo 4 giorni dopo, a richiamare l’ex ministro Pravin Gordhan, molto apprezzato dai mercati.
Nei 7 anni del suo mandato la Madonsela ha dimostrato grande determinazione nel lottare contro la corruzione ai vertici dello Stato ed era diventata la bestia nera di Zuma, che aveva cominciato a collezionare scandali già prima della sua lezione nel 2009. E’ per questo che il presidente aveva cercato di bloccare, attraverso un tribunale, la pubblicazione del rapporto che si è trasformato in quello che ormai i sudafricani chiamano “Zuptagate”. Ma l’Alta Corte di Pretoria ha invece ordinato la pubblicazione immediata del documento.
L’Anc è nel panico, mentre i partiti di opposizione crescono e a sinistra il malcontento e la diaspora sono un fiume in piena che rafforza i movimenti più radicali che denunciano il tradimento degli ideali di Nelson Mandela..
Il rapporto potrebbe rivelarsi una bomba perché conterrebbe le prove che tre esponenti della famiglia Gupta avrebbero scelto almeno due ministri del governo sudafricano, quindi Zuma avrebbe rinunciato alla sua autonomia e ai suoi poteri per favorire dei ricchissimi imprenditori. Rivelazioni che potrebbero costargli una mozione di sfiducia in Parlamento e l’avvio di una procedura di destituzione.
Lo Zuptagate, le liaisons dangereuses tra il potere dell’Anc e gli affaristi sono divenuti sinonimo della corruzione e del nepotismo nella quale è sprofondato il governo dell’Anc e lo scandalo era già così grande che i Gupta ad aprile hanno lasciato il loro Paese di adozione, ma la disillusione dei sudafricani per il Partito di Mandela è enorme. Comunque vada a finire, l’Anc ha dilapidato per ingordigia e arroganza un luminoso patrimonio di lotte e speranze.
Le voci che i fratelli Gupta fossero nei guai si erano già fatte insistenti da giorni e le banche avevano chiuso i rubinetti a molte delle loro imprese. Questi potenti uomini d’affari avevano fatto fortuna nel Sudafrica del post-apartheid e ora si ritrovano accusati di abuso di beni sociali e di aver esercitato una indebita influenza sul governo grazie ai legami con la numerosissima famiglia di Zuma. L’opposizione aveva già chiesto che il Presidente della Repubblica spiegasse in Parlamento la natura delle sue relazioni con i Gupta.
E pensare che i Gupta erano arrivati in Sudafrica negli anni ’90, quando il regime razzista crollava e Nelson Mandela diventava presidente della nuova Repubblica arcobaleno a nome della nuova maggioranza nera. In 20 anni gli imprenditori indiani hanno costruito un impero che si estende su miniere d’oro e carbone, informatica, nucleare, ingegneria, turismo, ma anche media, con il giornale filogovernativo The New Age, che ha iniziato le pubblicazioni nel 2010, e il network televisivo all-news ANN7, crato nel 2013. L’impero Gupta impiegava 10.000 persone e aveva un giro di affair annuo di circa 5 miliardi di Rand, circa 300 milioni di euro. Un regno costruito anche grazie all’amicizia politica con tre presidenti: Thabo Mbeki (1999-2008), Kgalema Motlanthe (2008-2009) e Zuma, e con la complicità della classe politica locale.
Un impero economico che rischia ora di crollare, insieme alla storia gloriosa e alla reputazione dell’Anc, grazie alla testardaggine di una donna coraggiosa che non ha mai abbandonato i principi e gli insegnamenti di Nelson Mandela.