Gas serra: la Cina all’attacco alla Cop19 Unfccc di Varsavia
Su Wei: «L’obiettivo Ue di ridurre del 20% le emissioni non è ambizioso. Lo ha già praticamente raggiunto»
[15 Novembre 2013]
La 19esima Conferenza della parti Unfccc di Varsavia sembra ripetere stancamente lo stesso copione di sempre. A dare una scossa ci ha pensato la delegazione cinese, anche se va detto che lo spartito che suona è anche questo già sentito.
Su Wei (nella foto), il capo delegazione aggiunto della Repubblica Popolare alla Cop 19 e direttore generale del dipartimento cambiamento climatico della Commissione per lo sviluppo e la Riforma (il governo cinese) ha detto che «L’attuale cambiamento climatico è provocato dalla concentrazione di emissioni di gas serra accumulate da 200 anni, attribuita ai Paesi sviluppati dall’era industriale, sapendo che i gas serra hanno una durata di vita da 50 a 200 anni». Insomma, gli ultimi 30 anni di crescita sfrenata che hanno portato la Cina a diventare il più grande emettitore di gas serra del mondo, a sarebbero solo una frazione del global warming e niente rispetto a quello che ha poi sottolineato Su: «E’ importante tener conto dell’elemento della responsabilità storica nelle azioni climatiche che devono essere intraprese nel post-2020».
Ma la Cop19 è scioccata dal super-tifone che ha colpito le Filippine e Su non si è sottratto ad una domanda che metteva in relazione l’aumento imponente delle emissioni cinesi con i fenomeni climatici estremi in Asia, ribadendo che la Cina ha molto meno “colpa” del global warming sia a livello di emissioni “storiche” che per emissioni pro-capite e che un cinese emette in media molte meno emissioni di un cittadino dei Paesi sviluppati, ma ha sottolineato che «Il super-tifone è un avvertimento immediato per l’umanità. Tutti devono rafforzare le loro azioni, sulla base del principio delle responsabilità comuni ma differenziate, così come del principio di equità». E’ il cavallo di battaglia dei cinesi da una decina di anni e uno degli ostacoli per trovare un accordo globale nel quale i Paesi emergenti e grandi inquinatori accettino tagli vincolanti delle emissioni.
Nel mirino della delegazione cinese alla Cop19 di Varsavia non ci sono i soliti americani, canadesi e giapponesi, Su si è rivolto anche all’Unione europea chiedendole di aumentare l’obiettivo del 20% di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020: «Ci sono vicini, supereranno sicuramente il loro obiettivo entro il 2020. Parlano di un obiettivo ambizioso, ma ho detto ai miei colleghi che questo obiettivo non è del tutto ambizioso. Chiedo ai Paesi sviluppati dell’Europa di aumentare il loro obiettivo per il periodo che va fino al 2020».
I cinesi sciorinano i dati dell’ultimo rapporto Unep che mostrano uno scarto che va da 8 a 12 miliardi di tonnellate di Co2 tra le promesse di tagli e le riduzioni di emissioni necessarie ad evitare gli effetti più devastanti del global warming. Secondo Su «Questo scarto non è dovuto all’inazione dei Paesi in via di sviluppo ma all’inazione dei Paesi sviluppati. Un tale scarto non esisterebbe se i Paesi sviluppati si impegnassero a ridurre del 40% il livello delle loro emissioni del 1990 entro il 2020».