50.000 migranti morti durante le migrazioni in tutto il mondo. Ma probabilmente sono molti di più
La rotta del Mediterraneo è la più mortale. La maggioranza dei profughi morti viene da Paesi in guerra come Afghanistan, Siria e Myanmar
[24 Novembre 2022]
Secondo il rapporto “50,000 Lives Lost During Migration: Analysis of Missing Migrants Project Data 2014–2022”, pubblicato dal Missing Migrants Project dell’International Organization for Migration (IOM), «Più di 50.000 persone in tutto il mondo hanno perso la vita durante i loro viaggi migratori da quando il Missing Migrants Project dell’OIM ha iniziato a documentare le morti nel 2014» e l’IOM evidenzia che «Nonostante la crescente perdita di vite umane, i governi dei paesi di origine, transito e destinazione hanno intrapreso poche azioni per affrontare l’attuale crisi globale dei migranti scomparsi».
Julia Black, coautrice del rapporto, denuncia «Sebbene migliaia di morti siano state documentate ogni anno lungo le rotte migratorie, è stato fatto ben poco per affrontare le conseguenze di queste tragedie, figuriamoci per prevenirle. Indipendentemente dai motivi che costringono o spingono le persone a trasferirsi, nessuno merita di morire alla ricerca di una vita migliore.
Oltre 30.000 persone morte censite nei registri del Missing Migrants Project sono di nazionalità sconosciuta, il che vuol dire che oltre il 60% di coloro che muoiono sulle rotte migratorie rimangono non identificati, lasciando migliaia di famiglie alla ricerca di risposte sulla sorte dei loro parenti. Un migrante marocchino in Spagna che cerca ancora suo fratello scomparso 20 anni fa mentre cercava di raggiungere l’Europa, ha detto all’IOM: «Col passare del tempo, non ci sono notizie». Dei migranti dispersi la cui nazionalità è stata identificata, più di 9.000 provenivano da nazioni africane, oltre 6.500 provenivano dall’Asia e altri 3.000 provenivano dalle Americhe. In particolare, i primi tre paesi di origine – Afghanistan, Siria e Myanmar – sono segnati da guerre, violenza etnico/religiosa e dittature, con molte persone che fuggono dalle loro case per cercare rifugio all’estero. Ogni profugo afghano, siriano e birmano è quindi sicuramente un richiedente asilo – proprio come un ucraino – anche se questo status non viene spesso loro riconosciuto.
Il rapporto evidenzia che «Più della metà dei 50.000 decessi individuali documentati si sono verificati sulle rotte verso e all’interno dell’Europa, con le rotte del Mediterraneo che hanno causato almeno 25.104 vittime. Le rotte europee costituiscono anche il maggior numero totale e percentuale di persone scomparse e presunte morte con almeno 16.032 dispersi registrati in mare i cui resti non sono mai stati recuperati. L’Africa è la seconda regione più mortale per le persone in movimento, con oltre 9.000 morti durante la migrazione documentate nel continente dal 2014. Le indagini sulle famiglie regionali indicano che queste cifre sono quasi certamente un’enorme sottostima. Quasi 7.000 morti sono state documentate nelle Americhe, la maggior parte sulle rotte verso gli Stati Uniti (4.694). Dal 2014, il solo valico di frontiera terrestre tra Stati Uniti e Messico è stato teatro di oltre 4.000 morti. Altri 6.200 decessi sono stati documentati in tutta l’Asia. I bambini costituiscono oltre l’11% delle vite perse sulle rotte migratorie in Asia, la percentuale più alta di qualsiasi regione». Dei 717 decessi di bambini registrati durante la migrazione nella regione, più della metà (436) sono rifugiati Rohingya, la minoranza musulmana scacciata dal Myanmar dai militari e dalla milizie fasciste buddiste.
In Asia occidentale, almeno 1.315 vite sono scomparse lungo le rotte migratorie, molte delle quali in Paesi dove ci sono guerre che rendono estremamente difficile documentare chi e quanti siano i migranti scomparsi. Nello Yemen sono morte almeno 522 persone arrivate dal Corno d’Africa ed è stata documentata la morte di 264 siriani che tentavano di attraversare il confine con la Turchia. Luoghi della Terra dove la vita umana vale meno di nulla. Uomini, donne e bambini che fuggono da morte, guerre, dittature, disastri climatici e che qualche politico italiano dice ancora che «Vengono in vacanza da noi»-
Non c’è molta differenza tra chi disumanizza i profughi per non accoglierli e chi li bastina, li tortura e uccide. Come ricorda l’IOM: «Sottolineiamo che gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto alla vita, devono essere rispettati in ogni momento. Dobbiamo lavorare insieme per prevenire e ridurre ulteriori decessi dando priorità alle operazioni di ricerca e soccorso, migliorando ed espandendo percorsi migratori regolari e sicuri e assicurando che la governance della migrazione dia priorità alla protezione e alla sicurezza delle persone in movimento».