A Gaza morti in 5 mesi più bambini che in tutte le guerre nel mondo negli ultimi 4 anni
Nella Striscia di Gaza almeno 576.000 bambini, uomini e donne sono alla fame. 1 persona su 4
[14 Marzo 2024]
Mentre continuano gli attacchi aerei e il premier israeliano Benjamin Netanyahu assicura che finirà il lavoro iniziato nella Striscia di Gaza, il commissario generale dell’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha denunciato che «Negli ultimi mesi sono stati uccisi più bambini lì che in 4 anni di conflitto mondiale. Questa guerra è una guerra contro i bambini. È una guerra alla loro infanzia e al loro futuro. Gli ultimi dati delle autorità sanitarie di Gaza sono sconcertanti: almeno 12.300 bambinii sono morti nell’enclave negli ultimi 4 mesi, rispetto a con 12.193 a livello globale tra il 2019 e il 2022».
Il capo dell’UNRWA ha ribadito le ripetute richieste internazionali per un cessate il fuoco immediato nell’enclave/prigione, dove gli intensi bombardamenti israeliani in risposta agli attacchi terroristici guidati da Hamas in Israele il 7 ottobre hanno raso al suolo interi quartieri. Fino a ieri, secondo le autorità sanitarie locali, più di 31.184 palestinesi sono stati uccisi e 72.889 feriti. E secondo i dati dell’esercito israeliano, al 12 marzo, 247 soldati israeliani sono stati uccisi e 1.475 feriti a Gaza dall’inizio dell’operazione di terra.
13 marzo le forze israeliane hanno colpito un centro di distribuzione alimentare nella parte orientale di Rafah e un membro dell’UNRWA è stato ucciso e altri 22 sono rimasti feriti. quando, nel sud della Striscia di Gaza. Per Lazzarini, «L’attacco contro uno dei pochissimi centri di distribuzione dell’UNRWA rimasti nella Striscia di Gaza avviene mentre le scorte di cibo stanno finendo, la fame è diffusa e, in alcune aree, si sta trasformando in carestia. Ogni giorno condividiamo con le parti in conflitto le coordinate di tutte le nostre strutture nella Striscia di Gaza. L’esercito israeliano ha ricevuto il 12 marzo le coordinate di questa struttura».
Dall’inizio della guerra, 5 mesi fa, l’UNRWA ha registrato un numero senza precedenti di attacchi contro il suo personale e le sue strutture, che supera qualsiasi altro conflitto nel mondo: almeno 165 membri del team UNRWA uccisi, anche mentre erano in servizio; Più di 150 strutture dell’UNRWA sono state colpite, alcune completamente distrutte, tra cui molte scuole; Più di 400 persone uccise mentre cercavano rifugio sotto la bandiera delle Nazioni Unite; Secondo quanto riferito, sono stati rinvenuti tunnel sotto le strutture e le installazioni dell’UNRWA utilizzate per attività militari; Secondo quanto riferito, il personale dell’UNRWA è stato maltrattato e umiliato mentre si trovava nei centri di detenzione israeliani.
Lazzarini fa notare che «Le Nazioni Unite, il suo personale, le sue sedi e i suoi beni devono essere protetti in ogni momento. Dall’inizio di questa guerra, gli attacchi contro le strutture, i convogli e il personale delle Nazioni Unite sono diventati la normalità, in palese violazione del diritto umanitario internazionale. Chiedo ancora una volta un’indagine indipendente su queste violazioni e sulla necessità di responsabilità».
Intanto, mentre arrivano pochi aiuti, gli operatori umanitari dell’Onu continuano ad avvertire che la situazione nella Striscia di Gaza è sempre più catastrofica: una persona su 4 – almeno 576.000 bambini, uomini e donne – è praticamente alla fame. Secondo l’United Nation aid coordination (OCHA), nel nord di Gaza circa 25 persone sono morte a causa di grave malnutrizione acuta e disidratazione, 21 delle quali sarebbero bambini.
L’Unicef ricorda che bambini e ragazzi sono tra quelli meno in grado di far fronte alla fame e alle malattie, e che nella Striscia di Gaza ci sono un milione di bambini e ragazzi che hanno dovuto abbandonare le loro case e circa 17.000 bambini non accompagnati o separati dalle loro famiglie: l’1% degli 1,7 milioni di sfollati di Gaza. Nessuno sa davvero quanti bambini e bambine morte siano ancora sepolte sotto le macerie delle case bombardate.
Il 12 marzo a Gaza City è arrivato un convoglio di aiuti del World Food Programme, il primo che l’agenzia Onu è riuscita a consegnare dal 20 febbraio. E il Wfp sottolinea che «Con la popolazione nel nord di Gaza sull’orlo della carestia, abbiamo bisogno di consegne giornaliere al nord, nonché di punti di ingresso diretti«.
L’ nel nord di Gaza ha riferito che «La settimana scorsa, 19 partner dell’Onu hanno raggiunto in media giornaliera di 200.000 persone a Gaza con assistenza alimentare, compresi pacchi alimentari e pasti caldi. Più di due terzi di questa cifra era a Rafah, il resto a Deir al Balah, Khan Younis e in altre aree».
L’11 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e i suoi partner hanno raggiunto altri due ospedali nel nord di Gaza – Al Shifa e Al Helou – oltre ad altri raggiunti nel fine settimana scorso: Al-Ahil Arab Hospital e Al-Sahaba Hospital. Ad Al Shifa sono stati consegnati cibo e 24.000 litri di carburante, insieme a forniture mediche per 42.000 pazienti, inclusi medicinali, farmaci anestetici e materiale chirurgico. Ma in un post sui social media su X, ex Twitter, il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha affermato che «Al Shifa è funzionante solo in minima parte e ha urgentemente bisogno di operatori sanitari specializzati. I bisogni rimangono disastrosi all’ospedale Al Helou, con servizi limitati in tutti i reparti, insieme a carenza di carburante, cibo, attrezzature chirurgiche e personale medico».
Intervistata da Khaled Mohamed di UN News, Natalie Boucly, vice commissaria generale dell’UNRWA, descrive le scene disperate a cui ha assistito a Gaza, durante una recente missione nei territori palestinesi occupati: «Circa 1,7 milioni di persone a Gaza, la stragrande maggioranza delle quali si trova nella città meridionale di Rafah, sono state sfollate a causa del conflitto. Un milione di loro si trovano in scuole o strutture trasformate in rifugi dell’UNRWA, ognuno dei quali ospita, in media, 30.000 persone. La popolazione è letteralmente assediata. Le persone sono una sopra l’altra. Questo crea molti problemi per quanto riguarda i servizi igienico-sanitari, e a Gaza c’è un puzzo dovuto alle acque reflue a cielo aperto che scorrono nel mare e le malattie sono in aumento. Lì la disperazione è palpabile. Allo stesso tempo, ero piena di ammirazione per il nostro staff. L’UNWRA conta 3.000 dipendenti che continuano a lavorare, giorno dopo giorno, fornendo servizi alla popolazione. Sei centri sanitari sono ancora operativi e disponiamo di squadre mobili che si recano nei rifugi fornendo 23.000 visite mediche ogni giorno. Molti dei nostri colleghi sono stati sfollati. Le loro case sono state distrutte, hanno perso familiari e vivono in tende, ma continuano ad alzarsi ogni giorno e andare a consegnare per la popolazione».
Per quanto riguarda la tragedia dei bambini la Boucly ha detto che «: Quello che ho visto io stessa è che semplicemente non arrivano abbastanza aiuti . Prima della guerra entravano a Gaza in media 500 camion, molti dei quali provenienti dal settore privato o commerciale. Oggi è solo un rivolo, perché le condizioni e le circostanze sono estremamente difficili, in termini di checkpoint e controlli che determinano le modalità di arrivo degli aiuti. E poi all’interno di Gaza è molto difficile che gli aiuti raggiungano la popolazione, soprattutto nella zona nord, a causa della situazione di sicurezza. Ci sono stati saccheggi a causa delle bande criminali e della disperazione della gente».
E in questa immane catastrofe umanitaria c’è la tragedia delle donne che, come ha spiegato la Boucly, «Si prendono cura dei loro figli, degli anziani, dei loro genitori, e quindi sono loro che vanno dai medici, chiedendo consiglio. Oppure potrebbero essere incinte; ci sono circa 60.000 donne incinte a Gaza. Ma le attrezzature sono poche e manca l’elettricità: i generatori e l’energia solare sono proibiti da Israele. Collaboriamo con i partner per fornire kit sanitari alle donne e assisterle nei rifugi, e disponiamo di un team che garantisce, nella massima misura possibile, protezione alle donne contro i rischi di violenza di genere, in una situazione in cui le persone vivono al massimo l’uno sull’altro, è inevitabile».
Una situazione che è peggiorata dopo il congelamento dei finanziamenti dopo le accuse di Israele secondo cui circa una dozzina di lavoratori dell’UNRWA erano coinvolti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre. «In totale sono stati sospesi circa mezzo miliardo di dollari di finanziamenti – conferma la Boucly – 16 Paesi hanno deciso di congelare o sospendere i loro contributi all’UNWRA. Alcuni stanno tornando, altri non se ne sono mai andati e altri hanno aumentato i loro contributi. Grazie a coloro che sono tornati, in particolare Ue, Canada e Svezia, abbiamo potuto sostenere le nostre operazioni. Il congelamento non ha avuto un impatto solo su Gaza. Ad esempio, potremmo non essere in grado di procurare farmaci per i malati di cancro in Libano o di mandare i bambini a scuola. Stiamo lavorando molto duramente con i nostri donatori, per vedere come possono tornare al tavolo e continuare a sostenerci, perché svolgiamo un ruolo fondamentale e insostituibile durante questa crisi umanitaria».
Per quanto riguarda i recenti sforzi per fornire aiuti umanitari via mare e con lanci dagli aerei, la Boucly ha detto che «I bisogni sono così immensi che qualsiasi metodo per fornire aiuti è assolutamente benvenuto, ma i lanci aerei sono estremamente costosi e ci sono rischi logistici e di sicurezza associati alla rotta marittima. Insistiamo sul fatto che il modo più sicuro ed economico rimanga quello via terra: chiediamo che Israele apra più valichi terrestri e che più aiuti fluiscano attraverso il valico di Kerem Shalom. Continuiamo inoltre a chiedere a Israele, in quanto potenza occupante di Gaza e in quanto Stato membro delle Nazioni Unite, di garantire il rispetto del diritto internazionale».
L’UNRWA ha lanciato una campagna di assistenza alimentare d’emergenza per il Ramadan a Gaza. Il 100% del contributo andrà direttamente alle persone bisognose