A Gaza vittime civili senza precedenti e senza uguali. Strage di bambini

Oms: guerra e crisi sanitaria a Gaza sono una ricetta per le epidemie

[21 Novembre 2023]

Mike Ryan, il direttore delle risposte alle emergenze dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha lanciato un drammatico allarme: «Le migliaia di feriti subiti dai civili in tutta Gaza, combinati con una crescente crisi sanitaria pubblica, sono una ricetta per le epidemie» e ha aggiunto che «Così tanti bambini rimangono in pericolo poiché continuano i combattimenti tra militanti palestinesi e forze israeliane, dagli ostaggi a coloro che vivono sotto i bombardamenti senza un posto sicuro dove rifugiarsi. Fino a 1.500 bambini a Gaza rimangono dispersi – molti probabilmente sotto le macerie – mentre il sistema sanitario si trova ad affrontare UN’estrema pressione. In seguito all’evacuazione di molti pazienti presso il più grande ospedale, Al Shifa, durante il fine settimana, anche il personale sanitario rimasto presso l’ospedale indonesiano nel nord di Gaza potrebbe dover essere evacuato nei prossimi giorni a causa dei continui combattimenti lì».

L’ufficio regionale dell’Oms afferma che «L’agenzia è rimasta sconvolta dalle notizie di almeno una dozzina di persone uccise durante gli attacchi all’ospedale indonesiano, tra cui pazienti e accompagnatori che risiedono lì».

Ryan ha aggiunto che «L’ultimatum delle forze israeliane di continuare a muoversi sta creando una concentrazione di persone nei centri e nelle scuole dell’UNRWA, che alimenta i rischi di epidemia e,  combinato con la recente pioggia fredda , porterà a un picco di polmonite infantile.  Con acqua, cibo e carburante così scarsi, tra non molto i rischi per la salute pubblica saranno gravi quanto quelli che devono affrontare lesioni che non vengono curate. Tutto questo costituisce una ricetta per le epidemie, mentre l’apporto calorico è ora al di sotto del livello critico necessario affinché il sistema immunitario rimanga sano».

Durante un briefing da Rafah, nel sud di Gaza ,Rob Holden, funzionario senior per le emergenze dell’Oms, ha fornito ulteriori dettagli sulla drammatica evacuazione in relativa sicurezza di 31 bambini prematuri  dall’ospedale Al Shifa di Gaza City, devastato dalla guerra. «La duplice operazione del fine settimana, lavorando con la Mezzaluna Rossa palestinese, è stata un successo con i bambini e i restanti membri delle famiglie evacuati dalla zona. 28 di loro erano stati inviati oltre confine alle cure della Mezzaluna Rossa egiziana e poi curati lunedì. Tre dei bambini si sono riuniti con i loro familiari più stretti nel sud di Gaza. Dei 220 pazienti che rimangono ad Al Shifa, un certo numero è in pericolo di vita, necessitano di dialisi e un uomo resta in terapia intensiva. 25 pazienti hanno gravi lesioni spinali e l’OMS lavorerà con la Mezzaluna Rossa palestinese per trasferirli a sud.

Il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric ha confermato che «Le autorità israeliane hanno accettato di consentire l’ ingresso a Gaza di circa 70.000 litri al giorno di carburante dall’Egitto, che è ben al di sotto dei requisiti minimi per le operazioni umanitarie essenziali. Il carburante sarà distribuito dall’UNRWA, per sostenere la distribuzione di cibo e il funzionamento dei generatori negli ospedali, nelle strutture idriche e igienico-sanitarie, nei rifugi e in altri servizi critici».

IL 18 novembre, l’UNRWA e l’Unicef hanno distribuito circa 19.500 litri di carburante alle strutture idriche e igienico-sanitarie a sud della zona centrale di Gaza permettendo loro di far funzionare i generatori e riprendere il loro funzionamento, ma solo per circa 24 ore e Dujarric ha ricordato che «A nord di Wadi Gaza, si presume che tutte le strutture idriche e igienico-sanitarie siano state chiuse e non è avvenuta alcuna distribuzione di acqua in bottiglia dall’inizio delle operazioni di terra israeliane il 28 ottobre, sollevando gravi preoccupazioni sulla disidratazione e sulle malattie trasmesse dall’acqua. Il numero delle vittime dell’attacco che ha colpito direttamente la scuola Al Fakhouri a Jabalia sabato è stato di almeno 24 persone. Al momento dell’attacco, la struttura ospitava circa 7.000 sfollati interni».

Di fronte a questo tragico quadro di devastazione, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha denunciato che «Nell’attuale conflitto tra le forze israeliane e i militanti palestinesi a Gaza, il mondo sta assistendo a un livello senza precedenti e senza uguali di morti civili, rispetto a qualsiasi altro conflitto da quando sono diventato Segretario generale nel 2017».

Guterres non si è fatto intimorire dagli attacchi israeliani e da quelli di buona parte della stampa occidentale sulle sue precedenti dichiarazioni sulla carneficine di Hamas e dell’esercito israeliano a Gaza e in Cisgiordania e ha ribadito: «Ora, sono stato molto chiaro nel denunciare le violazioni del diritto internazionale umanitario e le violazioni della protezione dei civili e non ho il mandato di classificare gli atti come compiuti da entità individuabili. Ma penso che più importante di una discussione sui nomi siano i fatti e vediamo i fatti. Come sapete, ogni anno riportiamo i bambini uccisi nei conflitti armati. Ho già presentato 7 relazioni. Nei 7 rapporti, il numero più alto di bambini uccisi in un anno da un attore è stato da parte dei talebani nel 2017, 2018. Il secondo da parte del governo siriano e dei suoi alleati prima del 2020 e ancora una volta era di circa 700. Abbiamo avuto la Russia l’anno scorso 350. Avevamo l’Arabia Saudita. Se ricordate lo scontro in relazione allo Yemen. In un anno, il massimo 300. Ora, senza entrare in discussione sull’esattezza dei numeri pubblicati dalle autorità di fatto di Gaza, quello che è chiaro è che in poche settimane abbiamo avuto migliaia di bambini uccisi. Quindi questo è ciò che conta. Stiamo assistendo a un’uccisione di civili senza precedenti e senza pari in qualsiasi conflitto da quando sono Segretario generale».

Detto questo, Guterres ha aggiunto: «Penso che sia importante anche riuscire a trasformare questa tragedia in un’opportunità. E affinché ciò sia possibile, è essenziale che dopo la guerra si passi in modo deciso e irreversibile alla soluzione dei due Stati. Questo significa ovviamente che dopo la guerra, e questa è la mia opinione, credo che sarà importante avere un’Autorità palestinese rafforzata che si assuma le responsabilità a Gaza. Capisco che l’Autorità Palestinese non può intervenire con i carri armati israeliani a Gaza, il che significa che la comunità internazionale deve entrare in un periodo di transizione. Non penso che un protettorato delle Nazioni Unite a Gaza sia una soluzione. Penso che abbiamo bisogno di un approccio multilaterale in cui diversi Paesi, diverse entità, collaborino. Per Israele, ovviamente, gli Stati Uniti sono il principale garante della sua sicurezza. Per i palestinesi, i Paesi vicini e arabi della regione sono essenziali. E’ quindi necessario che tutti si uniscano per creare le condizioni per una transizione, che consenta all’Autorità Palestinese, un’Autorità Palestinese rafforzata, di assumersi la responsabilità a Gaza e poi, su questa base, di muoversi finalmente, come ho detto, in modo determinato e irreversibile. verso una soluzione a due Stati basata sui principi che sono stati ampiamente stabiliti dalla comunità internazionale e che ho più volte delineato. Adesso mi chiedete del giorno dopo. Per avere un dopo, dobbiamo avere un prima. E il prima ovviamente condiziona il dopo ed è per questo che insisto sulla necessità di un cessate il fuoco umanitario, sull’accesso illimitato agli aiuti umanitari, sulla liberazione degli ostaggi e sulla necessità di porre fine alle violazioni del diritto internazionale umanitario e della protezione di civili».

Intanto, l’UNWRA, ha descritto la situazione nei rifugi come «Invivibile. Gli abitanti di Gaza non hanno opzioni: nessun luogo è sicuro per i civili di Gaza.»

E le immagini satellitari dell’esodo dei palestinesi da Gaza mostrano una massa di persone in cammino  attraverso un paesaggio di edifici distrutti, mentre le fotografie scattate al suolo mostrano famiglie che trasportano i loro averi a piedi e donne che trascinano dietro di sé bambini, molti dei quali ormai orfani.

Tom White dell’UNRWA , ha detto alla rete statunitense ABC che dal 7 ottobre «13 siti dell’UNRWA dove le persone si erano rifugiate sotto la bandiera delle Nazioni Unite sono stati colpiti direttamente, mentre innumerevoli altri rifugi sono stati colpiti direttamente  o hanno subito “danni collaterali, molti dei quali nel sud di Gaza, dove era stato detto di fuggire ai civili. Finora nei rifugi dell’UNRWA sono state uccise 73 persone, “la maggior parte delle quali nel sud. La realtà è che gli abitanti di Gaza non hanno nessun posto dove andare per mettersi in salvo e sono tutti esposti alla minaccia di combattimenti e in particolare di attacchi aerei».

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, più di 880.000 sfollati interni hanno cercato rifugio in 154 edifici dell’UNRWA in tutti e 5 i governatorati di Gaza. Dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza, 1,7 milioni sono sfollati. Fino a ieri, a Gaza erano stati uccisi 104 membri del personale dell’UNRWA e almeno 11.000 persone.

White conclude: «Le case sono state colpite in tutta la Striscia di Gaza. La preoccupazione principale delle persone è: “Se sono al nord o al sud, sono al sicuro?”»