Accordo di pace tra Etiopia e Tigray. Onu: «Un primo passo fondamentale»
Cessate il fuoco e dichiarazione congiunta. Il Tigray rinuncia all’indipendenza. Ora potranno arrivare gli aiuti a popolazioni affamate e colpite duramente da guerra e cambiamento climatico
[3 Novembre 2022]
Dopo poche ore che il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, aveva rivelato che «Un gran numero di sfollati sta arrivando o si sta spostando verso la capitale regionale del Tigray, con bisogni in aumento di giorno in giorno» e che «Migliaia di persone sono state uccise, con accuse di gravi violazioni dei diritti umani, compresi possibili crimini di guerra, commesse da entrambe le parti» dal Sudafrica è arrivata la notizia che il governo dell’Etiopia e il Tigray People’s Liberation Front (TPLF) hanno firmato un accordo di pace che è stato subito salutato dall’Unione Africana come «Una nuova alba».
L’accordo, raggiunto a 2 giorni dell’anniversario dell’inizio delle ostilità, dopo settimane di ampi negoziati e mentre la guerra, la fame e la siccità facevano strage, comprende un piano di disarmo firmato da entrambe le e il ripristino delle forniture di aiuti.
«Questa non è la fine del processo di pace, ma il suo inizio», ha dichiarato il mediatore dell’Unione Africana, il nigeriano Olusegun Obansajo. Mentre il capo della delegazione del Tigray, Getachew Reda, a sottolineato che «Solo la nostra determinazione collettiva impedirà ai perturbatori, anche nelle nostre stesse fila, di distruggere la pace». Il rappresentante del governo federale etiope, Redwan Hussein, ha promesso il «Rispetto della lettera e dello spirito dell’accordo di pace» e ha chiesto il sostegno della comunità internazionale per ricostruire il Paese, dove «Il livello di distruzione è massiccio».
Prima di firmare l’accordo di pace in un solenne silenzio, sia la delegazione etiope che quella del TPLF hanno promesso di «Mettersi alle spalle la guerra» e detto di sperare che l’accordo segni l’inizio di una nuova era.
Bisogna dire però che più che un vero accordo di pace quello firmato da Addis Abeba e Maaallè è soprattutto un cessate il fuoco nel quale si afferma che «Le armi tacciono e che cessa la propaganda», preceduto da una “Dichiarazione congiunta” che descrive dettagliatamente un accordo sulla fine dell’opzione militare, accompagnato da una road map politica. In 8 pagine vengono proposti grandi capitoli da attuare concretamente come la salvaguardia della sovranità e integrità territoriale dell’Etiopia, il rispetto della sua Costituzione e l’unità del suo esercito nazionale. Quindi il TPLF rinuncia all’indipendenza del Tigray e ad avere un esercito proprio. L’accordo annuncia infatti, «Un programma di disarmo e smobilitazione» delle forze tigriane che gtenga conto però «della situazione della sicurezza sul terreno». Infine, annuncia l’accesso umanitario alle popolazioni bisognose. Politicamente, evoca misure transitorie per «Il ritorno all’ordine costituzionale» nel Tigray – che quindi tornerebbe ad essere una regione/Stato dell’Etiopia federale – un quadro per la risoluzione delle controversie e la giustizia transitoria. Etiopia e Tigray concordano sul fatto che «Occorre ripristinare i servizi pubblici e riparare le infrastrutture» e chiedono «il sostegno della popolazione per un’attuazione flessibile di questo nuovo capitolo nella storia del Paese». Ma sarà un ritorno alla pace molto difficile perché la morte, il sangue, le violenze e i profughi, le stragi compiute da entrambe le parti e dalle milizia etniche e dall’esercito eritreo non potranno essere cancellati tanto presto, ma almeno c’è una speranza e ci si potrà dedicare finalmente ad assistere popolazioni messe in ginocchio da una guerra insensata e dal cambiamento climatico che sta spazzando l’intero Corno d’Africa.
In una dichiarazione ufficiale, Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu António Guterres, ha detto che «l Segretario Generale accoglie con favore la firma dell’Accordo per una pace duratura attraverso una cessazione permanente delle ostilità tra il governo della Repubblica Democratica Federale dell’Etiopia e il Tigray People’s Liberation Front. L’accordo è un primo passo fondamentale verso la fine del devastante conflitto di due anni in cui sono andate perdute le vite ei mezzi di sussistenza di così tanti etiopi. Il Segretario Generale esorta tutti gli etiopi e la comunità internazionale a sostenere il passo coraggioso compiuto oggi dal governo federale dell’Etiopia e dalla leadership tigrina. Il Segretario generale si impegna a sostenere le parti nell’attuazione delle disposizioni dell’accordo e le esorta a continuare i negoziati sulle questioni in sospeso in uno spirito di riconciliazione, al fine di raggiungere una soluzione politica duratura, mettere a tacere le armi e portare il Paese di nuovo sulla via della pace e della stabilità. Il Segretario Generale fa appello a tutte le parti interessate a cogliere l’opportunità offerta dalla cessazione delle ostilità per aumentare l’assistenza umanitaria a tutti i civili bisognosi e ripristinare i servizi pubblici disperatamente necessari. Il Segretario Generale elogia l’Unione Africana e il suo Gruppo di Alto Livello per la facilitazione dei colloqui di pace e la Repubblica del Sudafrica per aver ospitato i colloqui di pace. Le Nazioni Unite sono pronte ad assistere le prossime fasi del processo guidato dall’Unione Africana e continueranno a mobilitare l’assistenza tanto necessaria per alleviare le sofferenze nelle aree colpite».