Accordo di “pace” tra Israele ed Emirati Arabi Uniti. I palestinesi: «Gli Emirati ci hanno pugnalato alle spalle»
Onu cautamente ottimista. Sospesi i piani di annessione ora si pensi alla soluzione dei due Stati
[14 Agosto 2020]
Secondo il segretario generale dell’Onu, António Guterres, la dichiarazione congiunta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dello sceicco e principe ereditario di Abu Dhabi Mohamed bin Zayed Al Nahyan a nome degli Emirati Arabi Uniti. «sospende i piani di annessione israeliana su parti della Cisgiordania occupata», proprio come aveva costantemente chiesto Guterres di fronte alle nuove mire espansionistiche della destra israeliana. Il segretario generale dell’Onu, attraverso il suo portavoce Stéphane Dujarric, ha ribadito che «L’annessione chiuderebbe effettivamente la porta a un rinnovo dei negoziati e distruggerebbe la prospettiva di uno Stato palestinese vitale e la soluzione dei due Stati».
Dujarric ha detto che «Il Segretario generale accoglie con favore questo accordo, sperando che creerà un’opportunità per i leader israeliani e palestinesi di impegnarsi nuovamente in negoziati significativi che realizzeranno una soluzione a due stati in linea con le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e gli accordi bilaterali. La pace in Medio Oriente è più importante che mai poiché la regione affronta le gravi minacce del Covid-19 e della radicalizzazione. Il Segretario generale continuerà a lavorare con tutte le parti per aprire ulteriori possibilità di dialogo, pace e stabilità».
Ma da parte palestinese – sia quella più moderata dell’OLP che da Hamas – il sentimento predominante è quello di rabbia e stupore per l’annuncio di un accordo cosiddetto “di pace”.
Il portavoce di Hamas ha detto che «Gli Emirati hanno accoltellato i palestinesi alle spalle» e l’intera leadership palestinese ha espresso «rifiuto e condanna» per l’accordo che normalizza i rapporti tra Emirati e Israele. In una nota en messa al termine di una riunione d’emergenza convocata dal presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, si legge che «In cambio di una sospensione temporanea del piano di annettere terre palestinesi e di estendere la sovranità dell’occupazione su di esse», in realtà questa mossa «mina l’iniziativa di pace araba» e l’Autorità palestinese, che governa quel che resta della Cisgiordania non ancora occupata, e Hamas che gestisce l’enorme galera a cielo aperto della Striscia di Gaza, accusano gli Emirati Arabi Uniti di aver «tradito Gerusalemme, Al-Aqsa e la causa palestinese».
Intanto il ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese, Riyad al-Malki, ha annunciato che «L’ambasciatore palestinese negli Emirati è stato immediatamente richiamato dopo l’annuncio dell’accordo cosiddetto “di pace” tra il Paese arabo ed il regime sionista, raggiunto con la mediazione Usa».
Hanan Ashrawi, del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della (OLP), ha definito un «accordo segreto» quello tra Israele e EAU e Hazem Qassem, portavoce di Hamas ha detto che l’accordo va condannato perché «Incoraggia l’occupante a continuare a negare i diritti del popolo palestinese. Quel che è successo tra gli Emirati Arabi uniti e Israele rappresenta un indebolimento della capacità di resistenza e di confronto».
Per la Jihad islamica palestinese, attiva a Gaza e in competizione con Hamas, «Questo accordo può essere visto come una resa e una sottomissione. Ma non cambierà niente nel conflitto».
Fatah, il Partito del presidente palestinese, ha esortato gli Stati Arabi a «Prendere misure pinitive contro le scelte emiratine». Jamal Muhaisen, del Comitato centrale di Fatah, ha aggiunto che «La normalizzazione delle relazioni con Israele tornano a incoraggiare e a ricompensare l’occupazione».
Ma le cancellerie dei Paesi arabi per lo più tacciono, prese di sorpresa o forse complici della mossa degli Emirati che è un evidente – e probabilmente costosissimo – regalo elettorale a un Donald Trump in grandi difficoltà e che infatti ha definito su Twitter «Un accordo di pace storico» quello tra i due Paesi, Più o meno le stesse parole con le quali Netanyahu ne ha dato notizia alla nazione: «Un giorno storico». Ma nessuno, se non i firmatari, conosce i dettagli di questo accordo, nel quale probabilmente svolge un ruolo anche il petrolio e l’alleanza di fatto tra Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi uniti contro l’Iran.
Infatti, le prime reazioni vengono da due Paesi musulmani ma non arabi: Iran e Turchia.
Il ministero degli esteri iraniano ha «condannato l’avvio di relazioni diplomatiche tra gli Emirati Arabi Uniti ed il Regime Sionista», definendolo «stupidità strategica» perché «L’esito sarà sicuramente il rafforzamento dell’Asse della Resistenza nella regione. A seguito della mediazione di Donald Trump, e della sua amministrazione, gli Emirati ed il Regime Sionista, firmeranno un accordo per la normalizzazione delle loro relazioni. Oltre a Giordania ed Egitto, gli Emirati sono l’unica nazione islamica ad aver commesso tale tradimento. Il popolo oppresso della Palestina e tutti i popoli liberi del mondo, non accetteranno mai la normalizzazione delle relazioni con un regime usurpatore e criminale e la complicità con le sue malefatte. Indubbiamente, il sangue versato dei palestinesi negli ultimi 70 anni per la liberazione di Quds, la prima qibla dei musulmani, prima o poi punirà i traditori della causa palestinese». Praticamente una chiamata alla guerra santa.
Il ministero degli esteri di Teheran sottolinea che «L’Iran ritiene l’azione vergognosa di Abu Dhabi nella normalizzazione dei rapporti con il regime falso, illegale e anti-umano dei sionisti un’azione pericolosa e mette in guardia da qualsiasi ingerenza sionista nelle equazioni della zona del Golfo Persico, e dichiara che il governo degli Emirati e gli altri governi che lo accompagnano, saranno ritenuti responsabili delle conseguenze di questa loro azione. La storia mostrerà che l’azione degli Emirati rafforzerà l’Asse della Resistenza nella regione, nonostante ciò si tratti di un pugnale conficcato ingiustamente nelle schiena del popolo palestinese e di tutti i musulmani».
L’Iran, che con gli Emirati Arabi Uniti ha dispute territoriali su alcune isole e che appoggia gli houthi sciiti yemeniti attaccati da emiratini e sauditi opposto, conclude: «I governanti che da dietro i loro palazzi di vetro graffiano la fronte dei palestinesi e degli altri popoli indifesi come quello dello Yemen, farebbero bene a risvegliarsi e a non confondere amici e nemici».
Anche la Turchia sembra aver messo da parte il riavvicinamento con Israele avvenuto per i comuni interessi e nemici che i due Paesi hanno in Siria e anche il ministero degli esteri di Ankara ha duramente criticato gli Emirati Arabi Uniti per l’accordo con Israele sulla normalizzazione delle relazioni: «Tradiscono la causa palestinese. Gli Emirati Arabi Uniti stanno cercando di presentare questa intesa come una sorta di sacrificio per la Palestina, ma al contrario stanno tradendo la causa palestinese per servire i loro interessi particolari».