Ad Haiti situazione cataclismatica. Le gang attaccano il palazzo nazionale
Un Paese precipitato in un caos sanguinario. Nonostante l’embargo sulle armi, le gang continuano a riceverle
[2 Aprile 2024]
Oggi al Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu e domani all’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) si discuterà della situazione ad Haiti, dove le gang armate che stanno mettendo a ferro e fuoco Haiti il primo aprile hanno cercato di impadronirsi del Palais National a Port-au-Prince, la sede della presidenza della repubblica. L’assalto dalla coalizione di bande armate Vivre Ensemble, guidata dall’ex agente di polizia Jimmy Cherizier, meglio noto come Barbacue, è stato respinto dalla Police Nationale d’Haïti che però ha dovuto subire diversi feriti, uno dei quali grave.
Il rapporto “Situation of human rights in Haiti”, pubblicato il 28 marzo dall’United Nations High Commissioner for Human Rights (UNHCHR) chiede «Un’azione immediata e coraggiosa per affrontare la situazione catastrofica di Haiti. “La corruzione, l’impunità e il malgoverno, aggravati da livelli crescenti di violenza tra bande, hanno eroso lo stato di diritto e portato le istituzioni statali… sull’orlo del collasso. “L’impatto dell’insicurezza diffusa sulla popolazione è terribile e si sta deteriorando e la popolazione è gravemente privata del godimento dei propri diritti umani”, afferma il rapporto».
L’alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, ha detto che «La lotta contro l’insicurezza deve essere una priorità assoluta per proteggere la popolazione ed evitare ulteriori sofferenze umane. È altrettanto importante proteggere le istituzioni essenziali per lo Stato di diritto, che sono state attaccate proprio nel profondo».
Nel suo messaggio di Pasqua, Papa Francesco, ha chiesto che «cessi al più presto la violenza che lacera e insanguina, e che si progredisca sulla via della democrazia e fraternità» in un Paese che si dice cristiano come Haiti e dove il perdono e la pace sembrano cose dimenticate.
Il rapporto UNHCHR copre il periodo dal 25 settembre 2023 al 29 febbraio 2024 e include informazioni fornite dalla sezione per i diritti umani del Bureau intégré des Nations unies en Haïti (BINUH) e informazioni raccolte da William O’Neill, esperto designato dell’Alto Commissario sulla situazione dei diritti umani ad Haiti. Ne emerge che «Il numero di persone uccise e ferite a causa della violenza delle gang è aumentato in modo significativo nel 2023: 4.451 morti e 1.668 feriti. Il numero delle vittime è in forte aumento nei primi tre mesi del 2024: 1.554 morti e 826 feriti fino al 22 marzo».
Il rapporto denuncia che «Le bande hanno continuato a ricorrere alla violenza sessuale per brutalizzare, punire e controllare la popolazione. Le donne sono state violentate dai membri delle gang durante gli attacchi ai quartieri, spesso dopo aver visto i loro partner assassinati davanti ai loro occhi. Alcune donne sono costrette a fare sesso con i membri delle bande. Inoltre, lo stupro degli ostaggi rapiti continua ad essere utilizzato per costringere le famiglie a pagare un riscatto. La violenza sessuale viene denunciata raramente e molto spesso resta impunita».
Come se non bastasse, l’UNHCHR aggiunge che «Le gang continuano a reclutare e abusare di bambini – ragazzi e ragazze – che non riescono a lasciare i ranghi delle bande per paura di rappresaglie, il che a volte ha portato all’uccisione di giovani membri delle bande che cercano di scappare. La vita quotidiana è ostacolata anche dalle restrizioni imposte dalle gang alla circolazione di persone, beni e servizi».
Per Türk, «Tutte queste pratiche sono scandalose e devono cessare immediatamente».
Ma sta avvenendo esattamente il contrario: insieme all’escalation della violenza delle bande e all’incapacità della polizia di contrastarla, continuano a formarsi “brigades d’autodéfense” con l’obiettivo di farsi giustizia da sole e nel 2023 sono stati segnalati almeno 528 casi di linciaggio e altri 59 nel 2024.
Un sanguinoso caos poco a sud del Paese più potente del mondo – gli Usa – e nel Paese più povero dell’emisfero occidentale che la comunità internazionale sembra aver abbandonato al proprio destino e mentre gli Usa fanno le pulci e minacciano interventi in altri Paesi vicini che in confronto ad Haiti sono un esempio di stabilità e ordine. Un doppio standard e una mancata assunzione di responsabilità che sono sempre più evidenti e scandalosi.
E’ lo stesso rapporto a evidenziare che, «Nonostante l’embargo sulle armi, le gang beneficiano di una fornitura affidabile di armi e munizioni attraverso confini porosi, il che significa che spesso dispongono di una potenza di fuoco illimitata superiore a quella della Police Nationale d’Haïti» e a chiedere di «Rafforzare i controlli nazionali e internazionali per arginare il traffico di armi e munizioni verso Haiti».
Türk aggiunge: «E’ scioccante che, nonostante l’orrore della situazione sul campo, le armi continuino ad affluire. Chiedo un’attuazione più efficace dell’embargo sulle armi».
Il rapporto ribadisce la necessità di dispiegare urgentemente una missione multinazionale di sostegno alla sicurezza per sostenere la polizia nazionale nel porre fine alla violenza, proteggere efficacemente la popolazione e ripristinare lo stato di diritto nel Paese. E Türk sottolinea che «E’ essenziale che la missione integri effettivamente i diritti umani nella condotta delle sue operazioni e stabilisca un meccanismo di conformità per mitigare e minimizzare i danni».
Il rapporto avverte che «Il solo rafforzamento della sicurezza non fornirà soluzioni durature» e chiede «politiche simultanee per ripristinare lo stato di diritto e prevenire la violenza».
Türk conclude: «La corruzione diffusa e i sistemi giudiziari disfunzionali contribuiscono in modo significativo all’impunità diffusa per le gravi violazioni dei diritti umani e devono essere affrontati con urgenza. La responsabilità è fondamentale se vogliamo ripristinare la fiducia dell’opinione pubblica nello stato di diritto e nelle istituzioni statali. Invito tutte le parti interessate nazionali a impegnarsi in modo costruttivo nel dialogo al fine di facilitare un accordo politico che consenta una transizione democratica che porti a elezioni legislative e presidenziali libere ed eque».