Afghanistan: dopo un anno di governo dei talebani, le ragazze soffrono le conseguenze più gravi della crisi

Isolamento, fame, mancanza di istruzione e depressione. Save the Children: crisi umanitaria e catastrofe dei diritti dei bambini

[11 Agosto 2022]

Secondo il report di Save the Children  “Punto di rottura: la vita per i bambini a un anno dalla presa di controllo dei talebani”, «Ad un anno dalla presa di controllo dell’Afghanistan da parte dei talebani, la crisi economica, la siccità devastante e le nuove restrizioni hanno sconvolto totalmente la vita delle ragazze, con conseguenze gravissime anche sulla loro salute mentale. Escluse quasi totalmente dalla società, la maggior parte soffre la fame e un quarto di loro mostra segni di depressione».

Dal rapporto della  ONG internazionale emerge che «Il 97% delle famiglie sta cercando disperatamente di procurarsi cibo a sufficienza per sfamare i propri figli e che le ragazze mangiano meno dei ragazzi. Quasi l’80% dei bambini ha dichiarato di essere andato a letto affamato negli ultimi 30 giorni , una probabilità che, ad oggi, coinvolge il doppio delle ragazze rispetto ai coetanei maschi. La mancanza di cibo, infatti, sta avendo ripercussioni devastanti sulla salute di bambine e bambini, minacciando il loro futuro. 9 ragazze su 10 hanno affermato che i loro pasti sono diminuiti nell’ultimo anno e che sono preoccupate perché stanno perdendo peso e non trovano sufficienti energie per studiare, giocare o lavorare. La crisi sta mettendo a dura prova anche il benessere mentale e psicosociale delle ragazze. Secondo le interviste ai loro adulti di riferimento, il 26% delle ragazze mostra segni di depressione rispetto al 16% dei ragazzi e il 27% di loro mostra segni di ansia rispetto al 18% ai coetanei maschi.

Nei focus group per la realizzazione del Report, le ragazze hanno raccontato a Save the Children di avere problemi a dormire la notte perché angosciate e tormentate dai brutti sogni. Hanno anche affermato di essere state escluse da molte delle attività che in precedenza le rendevano felici, come passare del tempo con parenti e amici o andare nei parchi o per negozi. Inoltre, più del 45% delle ragazze, inoltre, ha affermato di non frequentare la scuola – rispetto al 20% dei ragazzi e il rapporto evidenzia che «La maggior parte di loro ha sottolineato come le difficoltà economiche, il divieto dei talebani alle ragazze di frequentare le classi della scuola secondaria e gli atteggiamenti della comunità nei loro confronti, siano le principali barriere che impediscano loro di accedere all’istruzione».

Dopo che il 15 agosto 2021 i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan in seguito alla rovinosa fuga degli Usa e della NATO, a migliaia di ragazze delle scuole secondarie è stato ordinato di rimanere a casa, annullando così, di fatto, anni di progressi a favore della parità di genere. Le ragazze intervistate da Save the Children hanno espresso delusione e rabbia per questa decisione e hanno raccontato di sentirsi senza speranza a proposito del loro futuro perché non hanno i diritti e le libertà che avevano in precedenza.

Il quadro che emerge dal Report di Save the Children, grazie anche alle testimonianze raccolte nelle interviste, è drammatico soprattutto per bambine e ragazze afghane e spesso, si ricorre a pratiche estreme: «A più di una giovane ragazza afghana su venti (5,5%), per esempio, è stato proposto il matrimonio come soluzione per mantenere la propria famiglia».

Save the Children presenta la testimonianza di una di queste ragazzine (il nome non è vero): Parishad, 15 anni, vive nel nord dell’Afghanistan e non va a scuola perché i suoi genitori non possono permettersi di sfamare lei e i suoi fratelli e non hanno soldi per i suoi libri o il materiale scolasti-co. La situazione della sua famiglia è peggiorata rapidamente negli ultimi 12 mesi e sono stati sfrattati dalla loro casa perché non potevano pagare l’affitto. Il padrone di casa si è offerto di comprare uno dei fratelli di Parishad, ma i suoi genitori hanno rifiutato. «Ci sono giorni in cui mio padre non riesce a procurarsi del cibo. I miei fratelli si svegliano nel cuore della notte e piangono per la fame. Io non mangio e conservo il cibo per i miei fratelli e sorelle. Quando i miei fratelli e le mie sorelle chie-dono da mangiare, mi arrabbio e piango molto. Vado anche a casa del mio vicino e chiedo loro se hanno qualcosa da darmi. A volte mi aiutano e mi danno del cibo e a volte dicono che non hanno niente purtroppo- ha raccontato Parishad – Quando abbiamo lasciato la nostra vecchia casa per venire in questa casa, ero profondamente sconvolta e ho detto: “perché ce ne andiamo di nuovo, perché stiamo affrontando di nuovo questi problemi?” Ero profondamente arrabbiata. È stato un momento molto difficile e ho pianto. Mi piacerebbe andare a scuola. Quando vedo le altre ragazze che vanno a scuola, vorrei poterci andare anche io. Ogni mese cambiamo casa ed è difficile per noi frequentare le lezioni. Inoltre, non abbiamo materiale scolastico e abbiamo bisogno di soldi per comprare i libri. Non posso tollerarlo, ma non posso farci niente» ha aggiunto Parishad che ha anche un messaggio per la comunità internazionale: «Aiutate la mia famiglia – e i bambini e le famiglie più vulnerabili – con denaro e cibo. Voglio che i miei fratelli e sorelle mangino del buon cibo e che abbiano scarpe da indossare e che mio fratello abbia dei bei vestiti. Per favore aiutateci in modo che possiamo accedere all’istruzione».

Di fronte a questa disperazione, sofferenza e miseria non si può non pensare alle migliaia di miliardi di dollari bruciati in una guerra insensata e crudele che ha lasciato l’Afghanistan peggio di quando era stato invaso dalle truppe statunitensi e Nato con la scusa di cacciare i Talebani e di vendicare la strage delle Torri Gemelle compiuta da sauditi di Al Qaeda.  ktiro delle forze internazionali. Ora, l’Afghanistan è un Paese ancora più disperato, dove miliardi di dollari in aiuti internazionali sono stati annullati, le riserve di valuta estera sono state congelate e il sistema bancario è crollato. La successiva crisi economica e la peggio-re siccità del Paese degli ultimi anni hanno dato il colpo di grazia alle famiglie in povertà. La guerra ipertecnologica dell’Occidente per portare la democrazia in Afghanistan si è trasformato in un incubo medievale, in un regime fascio-islamista clericale e misogino.

Una parte dei fondi per l’Afghanistan è stata sbloccata dalla Banca Mondiale. Molti dei fondi internazionali rimangono ancora in istituti di credito esteri o bloccati in banche internazionali. Per questa ragione Save the Children rilancia la petizione che chiede di scongelare i fondi del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale utili ad aiutare davvero la popolazione nel Paese.

I bambini intervistati da Save the Children hanno raccontato che, «A causa della difficile situazione economica con famiglie senza cibo a sufficienza e senza beni di prima necessità, c’è stato un grave aumento dei matrimoni precoci nelle loro comunità e che questo sta avendo un impatto molto forte sulle ragazze più che sui ragazzi. Tra minori che hanno affermato di essere stati invitati a sposarsi per migliorare la situazione finanziaria della loro famiglia nell’ultimo anno, l’88% erano ragazze».

Chris Nyamandi, direttore di Save the Children in Afghanistan, racconta una tragedia all’interno di una tragedia di un popolo abbandonato: «Da quando, un anno fa i talebani hanno preso il controllo del Paese, per i più piccoli in Afghanistan la vita è diventata terribile. I bambini vanno a letto affamati notte dopo notte. Sono esausti e stanno deperendo, incapaci ormai di giocare e studiare come una volta. Passano le giornate lavorando faticosamente nelle fabbriche di mattoni, raccogliendo immondizia e pulendo le case invece di andare a scuola. Le ragazze sopportano il peso maggiore di questo deterioramento della situazione. Mangiano meno, soffrono di isolamento e stress emotivo e stanno a casa mentre i loro coetanei maschi vanno a scuola. Questa è una crisi umanitaria, ma anche una catastrofe dei diritti dei bambini. La soluzione non può essere trovata solo in Afghanistan. La soluzione è nelle stanze del potere dei leader politici internazionali. Se non forniscono finanziamenti umanitari immediati, trovando un modo efficace per rilanciare il sistema bancario e sostenere l’economia in caduta libera, la vita dei bambini andrà perduta e sempre più ragazzi e ragazze perderanno la loro infanzia a causa del lavoro, dei matrimoni precoci e delle continue violazioni dei loro diritti».

Save the Children, che ha fornito alla famiglia di Parishad il sostegno economico necessario per affrontare la situazione, lavora in Afghanistan dal 1976, rimanendo nel Paese anche durante periodi di conflitto, cambi di regime e disastri naturali. L’Organizzazione ha programmi in nove province e collabora con partner in altre 6 province. Da quando i talebani hanno ripreso il controllo nell’agosto 2021, Save the Children ha intensificato la sua risposta per sostenere il numero, in continua crescita, di minori vulnerabili. L’Organizzazione sta fornendo servizi su salute, nutrizione, istruzione, protezione dell’infanzia oltre a rifugi, acqua, servizi igienici e per la sicurezza alimentare e un sostegno alla sopravvivenza. Da settembre 2021, Save the Children ha raggiunto oltre 2,5 milioni di persone, inclusi 1,4 milioni di minori.