Anche una “piccola” guerra nucleare tra India e Pakistan provocherebbe la fame globale

Con una guerra nucleare tra Usa e Russia la produzione calorica media globale diminuirebbe del 90% in tre o quattro anni

[16 Agosto 2022]

Secondo lo studio “Global food insecurity and famine from reduced crop, marine fishery and livestock production due to climate disruption from nuclear war soot injection”, pubblicato su Nature Food da un team internazionale di ricercatori guidato da Lili Xia del Department of environmental sciences, della Rutgers University, «Più di 5 miliardi di persone morirebbero di fame a seguito di una guerra nucleare su vasta scala tra Stati Uniti e Russia». 

Uno degli autori dello studio, Alan Robock, professore illustre di scienze del clima alla Rutgers University, sottolinea che «I dati ci dicono una cosa: dobbiamo impedire che si verifichi una guerra nucleare».

Allo studio hanno partecipato anche scienziati di: Universitat Autònoma de Barcelona, ​​Louisiana State University, Potsdam-Instituts für Klimafolgenforschung (PIK), NASA Goddard Institute for Space Studies, Columbia University, National Center for Atmospheric Research, università del Colorado Boulder eQueensland University of Technology. Basandosi su ricerche passate, la Xia, Robock e i loro colleghi hanno calcolato quanta fuliggine che oscura il sole. causata dalle tempeste di fuoco che verrebbero innescate dall’esplosione di armi nucleari, entrerebbe nell’atmosfera. Poi hanno calcolato la dispersione della fuliggine in base a 6 scenari di guerra nucleare: 5 guerre più piccole tra India e Pakistan e una grande guerra tra Stati Uniti e Russia, in base alle dimensioni dell’arsenale nucleare di ciascun paese. Questi dati sono stati inseriti nel Community Earth System Model, uno strumento di previsione climatica supportato dal National Center for Atmospheric Research (NCAR). Il NCAR Community Land Model  ha consentito loro di stimare la produttività delle principali colture (mais, riso, frumento e soia) Paese per Paese. I ricercatori hanno anche esaminato i cambiamenti previsti nei pascoli del bestiame e nella pesca marittima globale.

La conclusione è drammatica: «Anche nel più piccolo scenario nucleare, una guerra localizzata tra India e Pakistan, la produzione calorica media globale diminuisce del 7% entro 5 anni dal conflitto. Nel più grande scenario di guerra testato – un conflitto nucleare su vasta scala tra Stati Uniti e Russia – la produzione calorica media globale diminuisce di circa il 90% tre o quattro anni dopo i combattimenti. Il calo dei raccolti sarebbe il più grave nelle nazioni a latitudine medio-alta, compresi i principali Paesi esportatori come Russia e Stati Uniti, il che potrebbe innescare restrizioni alle esportazioni e causare gravi interruzioni nei Paesi dipendenti dalle importazioni in Africa e Medio Oriente. Questi cambiamenti indurrebbero un blocco catastrofico dei mercati alimentari globali. Anche un calo globale del 7% della resa dei raccolti supererebbe la più grande anomalia mai registrata dall’inizio dei record osservativi della Fao nel 1961. Nello scenario di guerra più granda, più del 75% del pianeta morirebbe di fame entro due anni».

I ricercatori hanno valutato anche se l’utilizzo cibo umano delle colture attualmente somministrate al bestiame come o la riduzione degli sprechi alimentari potessero compensare le perdite caloriche nell’immediato dopoguerra, ma dicono che «Nei  large injection scenarios i risparmi erano minimi».

La Xia avverte che «Il lavoro futuro porterà ancora più granularità ai modelli delle colture. Ad esempio, lo strato di ozono verrebbe distrutto dal riscaldamento della stratosfera, producendo più radiazioni ultraviolette in superficie, e dobbiamo capire quale sia l’impatto sulle scorte alimentari».

Per ottenere un quadro più accurato di quanto fumo verrebbe prodotto da una guerra nucleare, i climatologi dell’università del Colorado Boulder che hanno collaborato allo studio stanno creando modelli dettagliati della fuliggine nucleare per città specifiche, come la capitale Usa Washington .

Robock fa notare che «I ricercatori hanno già informazioni più che sufficienti per sapere che una guerra nucleare di qualsiasi dimensione cancellerebbe i sistemi alimentari globali, uccidendo miliardi di persone durante questo processo. Se esistono armi nucleari, possono essere utilizzate e il mondo si è avvicinato più volte alla guerra nucleare. Vietare le armi nucleari è l’unica soluzione a lungo termine. L’United Nations Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, vecchio di cinque anni, è stato ratificato da 66 nazioni, ma da nessuno dei 9 stati nucleari. Il nostro lavoro chiarisce che è tempo che quei 9 Stati ascoltino la scienza e il resto del mondo e firmino questo trattato».

Lo studio condotto da Rutgers è stato condotto con studiosi di istituzioni di tutto il mondo, tra cui Universitat Autònoma de Barcelona, ​​Louisiana State University, Potsdam Institute for Climate Impact Research, NASA Goddard Institute for Space Studies, Columbia University, National Center for Atmospheric Research, l’Università del Colorado Boulder e la Queensland University of Technology.