Aumentati del 60% i minori stranieri non accompagnati che attraversano la rotta migratoria del Mediterraneo centrale verso l’Italia
E in Libia ci sono oltre 16.000 i bambini sfollati a seguito delle inondazioni (VIDEO)
[29 Settembre 2023]
Oggi, a Roma l’Unicef ha presentato i dati aggiornati sugli arrivi via mare dei minori stranieri non accompagnati e i risultati di una missione sul campo a Lampedusa che ha coinvolto il Portavoce Unicef Italia Andrea Iacomini. Nicola Dell’Arciprete, Coordinatore della risposta Unicef in Italia, e dai quali emerge che «Oltre 11.600 minori stranieri non accompagnati hanno attraversato il Mediterraneo centrale per raggiungere l’Italia senza i loro genitori o tutori legali tra gennaio e metà settembre 2023. Si tratta di un aumento del 60% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando circa 7.200 minorenni non accompagnati o separati hanno compiuto la pericolosa traversata».
L’Unicef ricorda che Lampedusa è spesso il primo porto di approdo per le persone in cerca di asilo, sicurezza e opportunità in Europae che «Il numero di arrivi ha raggiunto il picco questo mese, con 4.800 persone arrivate in un solo giorno».
L’agenzia Onu per l’infanzia evidenzia che «I minorenni che intraprendono questi viaggi spaventosi da soli sono spesso imbarcati su gommoni sovraffollati o su scadenti barche da pesca in legno, inadatte alle cattive condizioni atmosferiche. Alcuni vengono alloggiati nella stiva della nave, altri su chiatte di ferro particolarmente pericolose per la navigazione. La mancanza di capacità di ricerca e soccorso coordinate e adeguate a livello regionale e di cooperazione in mare al momento dello sbarco aggrava i pericoli che i bambini corrono durante la traversata».
L’Unicef evidenzia che «Guerre, conflitti, violenza e povertà sono tra le principali cause che spingono i minorenni a fuggire da soli dai loro Paesi d’origine. I dati dimostrano che i minorenni non accompagnati sono a rischio di sfruttamento e abuso in ogni fase del viaggio, con le ragazze e i bambini dell’Africa subsahariana che hanno maggiori probabilità di subire abusi».
E una nuova fonte di bambini/migranti potrebbe diventare direttamente la Libia dove secondo l’Unicef « Oltre 16.000 bambini sono sfollati nella Libia orientale a seguito della tempesta più mortale mai registrata nella storia dell’Africa. E’ in gioco il loro benessere psicosociale. Molti più bambini sono colpiti dalla mancanza di servizi essenziali, come la sanità, l’istruzione e la fornitura di acqua sicura».
La tempesta Daniel che ha colpito la Libia orientale il 10 settembre si è lasciata dietro inondazioni e distruzioni diffuse a Derna, Albayda, Soussa, Al-Marj, Shahat, Taknis, Battah, Tolmeita, Bersis, Tokra e Al-Abyar.
Adele Khodr, direttrice regionale dell’Unicef er il Medio Oriente e il Nord Africa, appena tornata da una visita ad Al Bayda e Derna, racconta che «Quando si verificano disastri, i bambini sono sempre tra i più vulnerabili. Ho visto il prezzo devastante che le inondazioni hanno già avuto sui bambini e sulle famiglie. Ho incontrato famiglie alle prese con un elevato carico psicologico e ho parlato con bambini in estremo disagio, molti dei quali non dormivano e non erano in grado di interagire e giocare. Il ricordo di quanto accaduto tormenta ancora i loro sogni e i loro pensieri. Ora è il momento di concentrarsi sulla ripresa, compreso il sostegno alla riapertura delle scuole, fornire supporto psicosociale, riabilitare le strutture sanitarie primarie e ripristinare i sistemi idrici. La tragedia non è finita e non dobbiamo dimenticare i bambini di Derna e Al Bayda».
Dato che i bambini rappresentano circa il 40% della popolazione libica e che il loro numero tra le vittime non sia stato ancora confermato, l’Unicef teme che centinaia di bambini siano morti nel disastro e sottolinea che «Danni significativi alle infrastrutture sanitarie e educative significano che i bambini, ancora una volta, rischiano ulteriori interruzioni del loro apprendimento e l’epidemia di malattie mortali. Nella regione colpita, su 117 scuole colpite, 4 sono state distrutte e 80 parzialmente danneggiate. Le malattie trasmesse dall’acqua rappresentano una preoccupazione crescente a causa dei problemi di approvvigionamento idrico, dei danni significativi alle fonti idriche e alle reti fognarie e al rischio di contaminazione delle falde acquifere. Si stima che nella sola Derna il 50% dei sistemi idrici siano stati danneggiati».
La Khodr aggiunge; «Mentre continuiamo i nostri sforzi di risposta salvavita, facciamo appello anche alle autorità e ai donatori affinché investano in una ripresa a lungo termine che sia equa, resiliente e incentrata sui bambini».
Ma è difficile vedere la speranza dalle coste devastate di un Paese fantasma dal quale sono partiti molte delle almeno 990 persone, tra cui bambini, mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo centrale, il triplo rispetto allo stesso periodo dell’estate scorsa, quando persero la vita almeno 334 persone. L’Unicef ricorda che «Molti naufragi non lasciano superstiti e molti non vengono registrati, rendendo il numero reale delle vittime probabilmente molto più alto».
I bambini che sopravvivono al viaggio vengono ospitati in centri noti come hotspot, prima di essere trasferiti in altre strutture di accoglienza. Più di 21.700 minorenni non accompagnati in tutta Italia si trovano attualmente in queste strutture, rispetto ai 17.700 di un anno fa.
Regina De Dominicis, direttrice regionale dell’Unicef er l’Europa e l’Asia centrale e coordinatrice e speciale per la risposta ai rifugiati e ai migranti in Europa, denuncia che «Il Mar Mediterraneo è diventato un cimitero per i bambini e il loro futuro. Il tragico bilancio delle vittime tra i bambini in cerca di asilo e di sicurezza in Europa è il risultato di scelte politiche e di un sistema migratorio in crisi. L’adozione di una risposta a livello europeo per sostenere i bambini e le famiglie in cerca di asilo e sicurezza e un aumento sostenuto degli aiuti internazionali per sostenere i Paesi che devono affrontare crisi multiple sono disperatamente necessari per evitare che altri bambini soffrano».
In accordo con il diritto internazionale e con la Convenzione sui diritti dell’infanzia, l’Unicef chiede ai governi di «Fornire percorsi più sicuri e legali per la richiesta di asilo; di garantire che i bambini non siano trattenuti in strutture chiuse; di rafforzare i sistemi nazionali di protezione dei minorenni per proteggere meglio i bambini che migrano; di coordinare le operazioni di ricerca e soccorso e di garantire lo sbarco in luoghi sicuri».
Per l’agenzia Onu, «Il dibattito in corso tra il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’Ue sul Patto europeo sulla migrazione e l’asilo rappresenta un’opportunità immediata per affermare e sostenere i principi chiave della protezione dei bambini e sviluppare politiche che affrontino le molteplici violazioni dei diritti dei bambini nei Paesi di partenza, di transito e di arrivo».
Intanto, l’Unicef continua a lavorare per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento dei sistemi e del supporto nelle comunità di origine, per prevenire e mitigare i rischi che i bambini corrono durante gli spostamenti e per fornire supporto e servizi inclusivi a tutti i bambini, indipendentemente dallo status giuridico loro o dei loro genitori. A Lampedusa, l’Unicef fornisce servizi di protezione essenziali, tra cui la salute mentale e il sostegno psicosociale, l’accesso alle informazioni e l’orientamento a servizi specializzati. Questo lavoro è sostenuto dalla Direzione generale Migrazione e affari interni (Home) della Commissione europea nell’ambito del progetto Protect.