Per i progressisti kurdi e yazidi è disinformazione diffusa da Turchia e Governo regionale del Kurdistan irakeno
Bambini soldato: Human rights watch accusa Kurdi e Yazidi. Hpg e Ybş: «non è vero»
Appello a Hrw: venite a controllare davvero sul fronte di battaglia
[27 Dicembre 2016]
Secondo il rapporto “Iraq: Armed Groups Using Child Soldiers – Armed Groups Should Immediately Demobilize Children”, pubblicato il 22 dicembre da Human rights watch (Hrw), le Hêzên parastina gel (Hpg . Centro di difesa del popolo), cioè il braccio armato del Partiya Karkerên Kurdistanê (Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan), e le Yekîneyên Berxwedana Şingal (Ybş), le Unità di resistenza di Shingal, i combattenti yazidi alleatisi con il Pkk e le Ypg/Ypj del Rojava dopo il massacro di yazidi compiuto dallo stato Islamico Daesh, «stanno reclutando bambini soldato».
Il rapporto Hrw cita 29 casi in cui i bambini kurdi e yazidi sarebbero stati reclutati dal Pkk e dalle Ybş, un’accusa infamante per milizie che si vantano di non far combattere minorenni, come invece fanno praticamente tutte le altre milizie in campo nelle guerra irakena-siriana. Un’accusa respinta con forza da una dichiarazione dell’Hpg che dice di rispettare rigorosamente la dichiarazione di Ginevra, della quale è firmataria, che vieta di utilizzare bambini soldato. L’Hpg accusa Hrw di prendere parte a una campagna diffamatoria contro il Pkk per costringerlo ad abbandonare Sinjar (Shengal – Shingal).
I combattenti kurdi ribattono: «Nonostante la rara partecipazione di giovani minorenni nelle nostre file senza il nostro consenso, il nostro movimento ha posto l’accento su questo tema e compiuto sforzi per soddisfare la convenzione della quale facciamo parte. Non ci sono combattenti di età inferiore ai 16 anni nelle nostre file. Quei giovani di età compresa tra 16 e i 17 anni che sono stati costretti ad unirsi a noi dopo la fuga dalla repressione e la violenza dello Stato turco non sono coinvolti nella battaglia del nostro movimento, e questi stanno ricevendo un addestramento in settori al di fuori del campo di battaglia».
L’Hpg ha ribadito di essere aperta a qualsiasi ispezione da parte delle potenze internazionali coinvolte nel conflitto contro lo Stato Islamico/Daesh: «Non abbiamo ricevuto nessuna lettera o rapporti preparati di noi. Tuttavia, se l’Hrw ha condotto un’indagine su questo argomento nel Kurdistan meridionale e ha preparato un rapporto su di essa, avrebbero dovuto visitato i nostri campi ed esaminarli in loco, invece non l’ha fatto».
Le milizie del Pkk accusano Human rights watch di violer seminare il sospetto riguardo al loro movimento e che questa accusa «E’ un grave disgrazia per un’organizzazione che ha lo scopo di conservare la sua imparzialità in termini internazionali». L’Hpg ha concluso precisando di non avere nessun legame organico con le Ybş yazide e di non essere responsabile di loro eventuali azioni intraprese per reclutare bambini soldato.
Anche le milizie yazide delle Ybş – che hanno stretti legami ideologici con il Pkk e anche militari con le Ypg/Ypj del Rojava siriano – hanno rilasciato una dichiarazione separata nella quale dicono che il rapporto di Hrw punta a diffamare i combattenti yazidi ed a fiaccare la loro volontà.
«Le Ybş sono una forza composta dalle donne e dagli uomini yazidi che protegge i diritti del popolo yazida. La creazione delle Ybş ha creato un’enorme fiducia nella società. Tuttavia, alcuni ambienti sono disturbati da questi sviluppi e vogliono diffamare le Ybş agli occhi del mondo, per questo fanno valutazioni lontane dalla verità. Il più recente rapporto di Hrw è parziale e non accettiamo un atteggiamento del genere da una tale organizzazione per i diritti umani. Tutti i combattenti Ybş sono di età sopra i 18 anni e il reclutamento di bambini non può essere accettato da parte nostra in nessuna circostanza».
Le Ybş invitano Hrw ad andare «sul fronte di battaglia per indagare sulle cose in prima linea».
Il gruppo dei combattenti yazidi è stato istituito con il sostegno del Pkk e delle Ypg/Ypj per difendere l’area di Sinjar dagli attacchi dei miliziani neri del Daesh e i combattenti del Pkk e del Rojava sono entrati Sinjar nell’agosto 2014 per portare in salvo gli yazidi – che i sunniti considerano adoratori del demonio – dalle stragi, dalla schiavitù sessuale e dalle vessazioni alle quali li sottoponeva lo Stato Islamico dopo la conquista della città. Sono stati le milizie maschili e femminili dei progressisti kurdi, insieme alle donne e agli uomini delle Ybş, a liberare la città dal Daesh dopo che le truppe irakene e del Governo regionale del Kurdistan iracheno (Krg) avevano abbandonato gli yazidi alla loro sorte.
Ora sia il governo turco che i leader moderati del Krg vogliono sbarazzarsi della scomoda presenza del Pkk nella regione di Sinjar e nel Kurdistan a nord dell’Iraq e recentemente il primo ministro del Krg, Nechirvan Barzani, ha detto che potrebbero ricorrere alla forza far sloggiare i combattenti del Pkk e i loro alleati yazidi dalla regione. Il Pkk ha risposto che una simile azione contro dei combattenti kurdi e yazidi che hanno sconfitto lo Stato Islamico sarebbe dannosa in primo luogo per l’immagine e a credibilità del Partito Democratico del Kurdistan (Kdp), guidato dalla famiglia Barzani.