Cile: le elezioni dell’Assemblea costituente mettono fine all’era Pinochet
Vincono indipendenti e sinistra, crollo della destra che non avrà il diritto di veto
[17 Maggio 2021]
Con oltre l’84% dei voti scrutinati, in Cile i candidati progressisti otterrebbbero la maggioranza assoluta degli eletti della Convención constituyente. Inoltre. Candidati indipendeti di sinistra o dei Partiti di sinistra avrebbero conquistato – o sarebbero stati confermati alla guida – delle maggiori città del Cile. E’ una disfatta per la destra che il presidente del Cile, Sebastián Piñera ha già riconosciuto dicendo che «Né i Partiti tradizionali né il governo sono adeguatamente sintonizzati ch con le richieste e le speranze della cittadinanza».
Secondo il Servicio Electoral de Chile (Servel). I risultati preliminari darebbero 52 seggi alle due coalizioni dei Partiti di sinistra, 48 agli indipendenti (i veri vincitori con circa il 35,6% dei voti), mentre la destra unita si fermerebbe a 38.
L’indipendente di sinistra Jorge Sharp è in testa alle elezioni per il nuovo sindaco di Valparaiso, la sindaca uscente di Viña del Mar por Revolución Democrática, Macarena Ripamonti, avrebbe un largo vantaggio e ill candidato independente appoggiato dal Frente Amplio, Rodrigo Mundaca, ha vinto al primo turno nella regione di Valparaíso
Tra le liste di partito presentatesi Vamos por Chile (destra) è al 21,62%, Per la sinistra e i progressisti: Lista del Apruebo 15,1% e Apruebo Dignidad 18,04%, Ecologista Verde 3,38%, Ciudadanos Cristianos 0,86%.
Inoltre, 17 dei 155 seggi dei costituenti sono riservati ai rappresentanti dei popoli indigeni (mapuche, aimara, rapa nui, quechua, atacameño, diaguita, colla, chango, yagán y káwesq) che da sempre vogliono cambiare una Costituzione che<, a differenza di quel che dice la destra, li discrimina.
L’unico neo in questa v era e propria rivoluzione è la bassa affluenza al voto che è sintomo di una scarsa fiducia nel tipo di processo elettorale fortemente voluto dalla destra e che ha finito per favorire i candidati indipendenti di sinistra e civici che hanno guidato le proteste.
Piñera, pur cercando di coinvolgere nella sconfitta anche i Partiti della sinistra tradizionale, ammette una disfatta storica nell’elezione dei rappresentati della Convención constituyente, dei governatori, dei sindaci e dei concejales.
Il presidente di destra ha ammesso: «Siamo sfidati da nuove espressioni e leadership. E’ nostro dovere ascoltare con umiltà e attenzione il messaggio del popolo».
Ma la destra subisce probabilmente una sconfitta molto più dura di quella che aveva preventivata: i rappresentanti indipendenti e di sinistra otterrebbero più di due terzi dei membri costituenti della Convenzione, quindi la destra non avrebbe il diritto di interdizione per approvare riforme costituzionali radicali perché sarebbe lontana dal terzo dei seggi necessari per poterlo fare. Insomma, la destra non potrà esercitare il diritto di veto che si era riservata per evitare che venisse definitivamente eliminata dalla Costituzione cilena ogni eredità fascista del regime di Pinochet. Il costituenti saranno liberi di attuare quei profondi cambiamenti richiesti da milioni di cileni scesi nelle strade dal 18 ottobre 2019.
Ora ci sono 30 giorni di tempo per proclamare gli eletti alla Costituente, quindi, Piñera convocherà la sessione inaugurale dei lavori della Convención constituyente, cosa potrebbe avvenire nella seconda metà di giugno.
Dopo, i costituenti avranno un anno di tempo per redigere la nuova Costituzione che metterà definitivamente fine all’eredità di Pinochet, eliminerà ogni ingterferenza delle Forze armate nella politica e includerà nuovi diritti nella Costituzione cilena, in particolare quelli di donne, lavoratori e comunità indigene.
Ogni Costituente avrà uno stipendio mensile medio di 2,5 milioni di pesos cileni (circa 3.500 dollari). Una volta redatta la proposta di nuocva Costituzione, sarà sottoposta a un nuovo plebiscito per la sua approvazione o bocciatura. Il successore di Piñera, che sarà eletto il 21 novembre, o al secondo turno previsto il 19 dicembre, e che entrerà in carica nel marzo 2022, dovrà gestire questa fase che trasformerà il Cile in un Paese compiutamente democratico.