Bolsonaro ai brasiliani: arriveranno giorni difficili. “Panelaço” da balconi e finestre: «Fora Bolsonaro!»
Coronavirus: è crisi diplomatica tra Brasile e Cina
Il figlio del presidente Bolsonaro: «Colpa della dittatura cinese. L’ambasciatore cinese in Brasile: «Le sue parole sono un insulto malefico»
[20 Marzo 2020]
Il 18 marzo il presidente neofascista del Brasile, Jair Bolsonaro, cambiando completamente registro rispetto alle precedenti dichiarazioni minimizzatrici e sprezzanti sul coronavirus ha convocato una conferenza stampa per avvertire i brasiliani che «avremo giorni difficili, giorni difficili» e che «il momento è di grande preoccupazione, di serietà, ma non possiamo permetterci che raggiunga il livello di panico. Il problema sta bussando alla nostra porta, avremo giorni duri, giorni difficili. Sarà meno difficile se ci prenderemo cura dei nostri parenti e amici. Innanzitutto, con le misure igieniche di base, possiamo appiattire la curva dell’epidemia in modo da poterci occupare con qualità di chi è nel bisogno. Possiamo mitigare molto con le misure che vengono prese da voi e da noi».
Il governo ha chiesto ufficialmente al Congresso il riconoscimento dello stato di calamità pubblica e, dopo la contaminazione del segretario della Comunicazione sociale, Fábio Wajngarten, che ha partecipato alla visita ufficiale della delegazione presidenziale brasiliana nel gli Usa tra il 7 e il 10 marzo, è stato annunciato che anche il ministro delle miniere e dell’energia , Bento Albuquerque, e il capo dell’Ufficio di sicurezza istituzionale, il generale Augusto Heleno, hanno il coronavirus, Come Bolsonaro, Heleno era risultato negativo al primo test fatto dopo il ritorno dagli Usa.
Bolsonaro si è anche difeso dalle critiche per aver partecipato a una manifestazione pro-governativa tenutasi a Brasilia dove è entrato in contatto diretto con i suoi fan: «Ero al fianco della gente che conosceva i rischi che stavo correndo. Non abbandonerò mai il popolo brasiliano, al quale devo una fedeltà assoluta. Ecco perché gran parte dei media ha dato grande risalto all’evento, che non ho convocato (sic!), è stato un atto spontaneo di popolazione. Abbiamo avuto problemi più seri in passato. Il coronavirus è un problema serio, ma non possiamo entrare nel campo dell’isteria o della confusione nazionale. Tutto quello che ho fatto è stato di portare tranquillità al popolo brasiliano».
Ma nel campo dell’isteria ci è caduto il deputato brasiliano Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente, che ha scritto su Twitter: «Chi ha visto Chernobyl capisce cosa sta succedendo.Sostituisci l’impianto nucleare con il coronavirus e la dittatura sovietica con quella cinese. Una volta di più una dittatura ha preferito nascondere qualcosa di grave per non pagarne il prezzo, ma che avrebbe salvato innumerevoli vite. La colpa è della Cina è la libertà sarebbe la soluzione».
Ora, tutto questo sarebbe già temerario scritto da uno come Eduardo Bolsonaro che invoca il ritorno alla dittatura fascista e alle camere di tortura per gli oppositori, ma come carico da 90 il foglio del presidente brasiliano ci ha aggiunto il commento del giornalista di estrema destra Rodrigo da Silva: «La colpa della pandemia di coronavirus nel mondo ha un nome e cognome. E’ il Partito Comunista Cinese. E rispetto a questo non c’è alcun dubbio».
Il tweet del figlio del presidente brasilano ha mandato su tutte le furie l’ambasciatore in Brasile della Repubblica popolare cinese, Yang Wanming, che sempre su Twitter ha risposto al deputato: «Le sue parole sono un insulto malefico contro la Cina e il popolo cinese. Questo flagrante atteggiamento anti-Cina non è consono al suo status come deputato federale nè con la sua qualità di figura pubblica speciale».
In un secondo tweet – indirizzato anche al presidente della repubblica e alla Camera dei deputati brasiliana, l’ambasciatore cinese ha scritto esplicitamente: «La parte cinese ripudia veementemente le sue parole ed esige che le ritiri immediatamente e che chieda scusa al popolo cinese. Protesterò e manifesterò la nostra indignazone a @camaradeputados. @BolsonaroSP @ernestofaraujo @RodrigoMaia».
Con un ultimo tweet, Yang, che è ambasciatore cinese in Brasile dall’ottobre 2018, ha ribadito che le dichiarazioni del figlio del presidente brasliano «feriscono la relazione amichevole tra i due Paesi. Deve assumersene tutte le conseguenze».
In una nota durissima l’ambasciata cinese in Brasile ha accusato Eduardo Bolsonaro di essere diventato «Il portavoce degli Stati Uniti», dove si era autocandidato a fare l’ambasciatore: «Le sue parole sono estremamente irresponsabili e suonano familiari. Sono ancora un’imitazione dei suoi cari amici. Al suo ritorno da Miami, purtroppo ha contratto un virus mentale, che sta infettando le amicizie tra i nostri popoli».
Il presidente della Câmara dos Deputados, l’ex sindaco di Rio de Jneiro Rodrigo Maia (Democrartas), ha detto che «A nome della Câmara dos Deputados, chiedo scusa alla Cina e all’ambasciatore Wanming Yang per le parole sconsiderate del deputato Eduardo Bolsonaro. Un atteggiamento che non corrisponde all’importanza del partenariato strategico Brasile-Cina e ai costumi diplomatici. A nome dei miei colleghi, ribadisco i legami di fratellanza tra i nostri due Paesi. Spero che presto possiamo uscire dall’attuale crisi ancora più forti».
Il Partido dos Trabalhadores (PT) fa notare che: «La manifestazione irresponsabile del deputato Eduardo Bolsonaro non solo mette a rischio relazioni diplomatiche e amichevoli, ma minaccia anche le relazioni commerciali con la Cina, fondamentali per l’ economia nazionale. La Cina è la principale destinazione delle esportazioni brasiliane, secondo l’Indicador de Comércio Exterior (Icomex), da Fundação Getulio Vargas (FGV), con il 27,8% dei prodotti esportati dal Brasile, secondo i dati diffusi a novembre 2019. La Cina è uno dei maggiori investitori straniere in Brasile e in America Latina. La differenza con il secondo classificato, gli Stati Uniti, è di 14,7 punti percentuali. La partecipazione della Cina al commercio estero brasiliano supera quella del blocco dell’Unione Europea, che ammonta al 16,3%».
La ex presidente brasiliana Dilma Roussef, ha scritto su Facebook_ «Dobbiamo scusarci con la Cina per l’aggressività ingiusta, assurda e subalterna del sottomesso e frustrato candidato ambasciatore negli Usa. L’iniziativa della Cina di inviare medici, materiali e attrezzature in Italia è un esempio di relazione solidale tra nazioni civili».
Le relazioni diplomatiche tra Brasile e Cina furono ristabilite nel 1974, durante il governo del general Ernesto Geisel che così irritò la dittatura militare che lo sosteneva e tre anni dopo servirono al generale Sylvio Frota per chiedere le dimissioni di Geisel. Dopo l’auto-golpe militare Frota disse: «L’instaurazione di relazioni con la Repubblica popolare cinese, che difende, appunto, valori antagonisti ai nostri, attuata sotto Imposizioni, a rigor di termini, paralizzando la nostra sovranità, ha costituito il primo passo nell’escalation socialista che intende dominare il Paese». All’epoca, l’attuale generale Heleno, uno degli uomini forti del governo Bolsonaro era un attendente del generale golpista Frota. Quindi l’odio per a Cina del figlio di Bolsonaro ha radici molto profonde nella destra fascista e golpista brasiliana.
Sono lontani i tempi – ma era solo fine agosto 2019 – della strombazzatissima visito a di Bolsonaro in Cina e delle calorose strette di mano con presidente comunista Xi Jinping per celebrare proprio il 45esimo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche e consolidare il ruolo dei due Paesi nei Brics (Brasile, Russia, Cina, India, Sudafrica)
Allora l’agenzia ufficiale cinese Xinhua scriveva «Il consolidamento della partnership Cina-Brasile trascende l’ambito bilaterale e serve come un’energia positiva per costruire la pace e la prosperità in tutta la regione e in tutto il mondo. La relazione tra Cina e Brasile stabilisce un modello per la cooperazione tra Cina e America Latina, così come per la cooperazione Sud-Sud. I due Paesi uniranno anche i loro sforzi per mantenere il multilateralismo, difendere le norme internazionali e affrontare le sfide mondiali come il cambiamento climatico. Guardando al futuro, la Cina e il Brasile, entrambi importanti Paesi in via di sviluppo, hanno buoni motivi per lavorare insieme in maniera stretta (…) Con la visita di Bolsonaro in Cina, i due Paesi intraprenderanno un nuovo viaggio per continuare a svilupparsi insieme, così come la cooperazione tra Cina e l’America Latina, e rendere il sistema di governance globale più equo e inclusivo».
Poi è arrivato il figlio di Bolsonaro a ripetere pappagallescamente le accuse di Donald Trump alla Cina – ripetute anche ieri – e tutto questo è stato messo in quarantena, come per il COVID-19.
Secondo il PT, «La disastrosa dichiarazione è il seguito della posizione xenofoba precedentemente espressa dai rappresentanti del governo di Bolsonaro, durante l’evacuazione dei brasiliani da Wuhan». Allora la presidente del PT, Gleisi Hoffmann, disse che «Oltre a vittimizzare la popolazione cinese, l’epidemia è stata utilizzata anche da vari gruppi xenofobi contro il Paese. Il PT non è d’accordo con questo tipo di dichiarazioni e si pronuncia per il rispetto tra i popoli e per la sofferenza del popolo cinese, un’antica cultura che tanto ha fatto per l’umanità».
Ma il clan Bolsonaro sembra molto nervoso non solo per il coronavirus che ha già fatto vittime e che si sta espandendo in Brasile. Il governo di destra è sempre più impopolare e nemmeno lo stato di emergenza e la quarantena hanno fermato le proteste. Il 18 marzo nel Paese avrebbero dovuto tenersi manifestazioni in difesa della democrazia, dell’istruzione, della sanità e dei servizi pubblici che sono state annullate. Ma il gruppo di movimenti sociali che le aveva convocate non ha rinunciato alle mobilitazione organizzando scioperi sui social network e nelle scuole e negli ospedali e organizzando su WhatsApp un “panelaço”, una clamorosa protesta che si è materializzata alle 21,00 in punto sui balconi e alle finestre di decine di città brasiliane al grido di «Fora Bolsonaro!» accompagnato dallo sbattimento di pentole e copercelle.
Il PT avverte che il coronavirus «Ha aggravato uno scenario di disoccupazione, diminuzione dei diritti, tagli agli investimenti e servizi pubblici. Bolsonaro è uno dei pochi “capi di stato” dei paesi che contano sulla scena mondiale ad aver disprezzato la crisi del coronavirus e a ritardare le misure di contenimento, con il presidente di estrema destra che ha mostrato tutta la sua indifferenza per la malattia».
Città come Brasilia, Rio de Janeiro e São Paulo hanno registrato per due giorni di fila “panelaço” e proteste sia nei quartieri centrali che in quelli poveri e il secondo giorno erano più del primo.
Bolsonaro è così in difficoltà che ha chiesto ai suoi fan di organizzare un “panelaço” a suo sostegno, e ha chiesto alla stampa: «Parlate bene di me, come dell’allenatore di una squadra che vince facendo una goleada».
Ma la squadra dell’estrema destra brasiliana non segna più e fa solo clamorosi autogol.