Dopo il lancio del satellite dei Pasdaran, Trump minaccia di affondare le navi iraniane
Teheran, pensi ai suoi soldati malati di Covid-19. E il prezzo del petrolio risale
[24 Aprile 2020]
Il 23 aprile il corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica dell’Iran (Irgc, Pasdaran-e-Enghelab-e-Eslam) ha annunciato la messa in orbita con successo il suo primo satellite militare: «La forza d’élite ha lanciato il satellite Nur attraverso il vettore spaziale Qassed (messaggero) costruito interamente a livello nazionale, che ha fatto raggiungere al satellite un’orbita di 425 km di altitudine».
Pars Today riferisce che il comandante delle forze aerospaziali dei Pasdaran, il generale Amir Ali Hajizadè ha affermato che «90 minuti dopo il lancio i segnali del satellite Nur sono stati captati dalle basi del nord-ovest dell’Iran. La Repubblica Islamica dell’Iran sarà in grado di collocare satelliti nell’orbita terrestre da qualsiasi punto del territorio e in qualsiasi momento».
Il comandante del corpo dei Pasdaran, il generale Hossein Salamì, ha spiegato che «Il satellite multifunzionale Nur permette lo sviluppo del settore delle informazioni strategiche dei Pasdaran, incrementando la potenza difensiva dell’Iran. Oggi gli eserciti potenti del mondo sono costretti a raggiungere lo spazio per avere una road map difensiva completa. Tutte le componenti del satellite e del missile utilizzato per il lancio di esso sono esito del lavoro e della ricerca degli ingegneri iraniani Le sanzioni, ha sottolineato, non solo non sono un ostacolo allo sviluppo dell’Iran ma sono combustibile per il motore del progresso dell’Iran che oggi è una grande potenza nella regione, ed in un futuro prossimo potrebbe diventarlo anche a livello mondiale».
L’annuncio ha mandato su tutte le furie il presidente statunitense Donald Trump che ha annunciato: «Ho ordinato alla Marina Americana di aprire il fuoco e di distruggere tutte le navi da guerra iraniane che molestano le nostre navi in mare. L’US Navy ha rivelato in un suo comunicato che 11 navi dei Pasdaran l’11 aprile avevano «effettuato delle manovre pericolose e provocatorie», vicino a navi della Marina Militare e della Guardia Costiera Usa nelle acque internazionali del Golfo Persico/Arabo.
Il generale Salamì ha risposto a Trump che «Le azioni provocatorie degli Usa verranno accolte con una risposta schiacciante» e il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Abbas Musavi, ha annunciato che «L’ambasciatore svizzero a Teheran, come rappresentante degli interessi degli Stati Uniti, è stato convocato al ministero degli Esteri iraniano. Gli è stata consegnata una nota per le autorità americane con una forte protesta da parte della Repubblica islamica contro le intimidazioni delle forze statunitensi» e ha spigato che «Nella nota viene sottolineata la necessità di rispettare le norme internazionali per garantire la sicurezza marittima e la libertà di navigazione da parte di Washington».
Poi è intervenuto su Twitter il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif che ha ricordato a Trump che «Più di 5.000 membri del personale militare dell’esercito americano sono colpiti dalla covid-19 . Donald Trump dovrebbe occuparsi dei loro bisogni e non impegnarsi nelle minacce incoraggiate dai terroristi di Saddam. Le forze statunitensi non hanno nulla da fare a 7.000 miglia dal loro Paese, provocando i nostri marinai vicino alle nostre coste nel Golfo Persico».
In una intervista alla tv iraniana, Hajizadeh ha girato provocatoriamente il coltello nella ferita: «Oggi la Repubblica Islamica dell’Iran è una potenza e gli Stati Uniti non possono farci nulla. La tecnologia spaziale dell’Iran è in fase di sviluppo per togliere a qualsiasi nazione il coraggio di minacciare l’Iran». E poi ha rincarato la dose rivelando che «Il giorno in cui abbiamo bombardato la base americana di Ein al Assad in Iraq, ci aspettavamo una risposta americana, ma abbiamo visto che non hanno avuto il coraggio di replicare. Basterebbero tali proteste (di Trump, ndr) per capire che ci stiamo muovendo nella giusta direzione».
Trump ha comunque ottenuto qualcosa: ieri il prezzo del petrolio americano è salito del 20% proprio a causa delle tensioni tra Usa e Iran. Il West Texas Intermediate (WTI) ieri ha raggiunto i 16,50 dollari al barile alla borsa NYMEX di New York, mentre il Brent greggio è aumentato del 4,7 %, raggiungendo i 21,33 dollari al barile alla borsa ICE di Londra. Un aumento che fa comodo anche ai nemici iraniani.
Un’analista dell UBS ha evidenziato che «In generale, i prezzi del petrolio aumentano quando ci sono delle tensioni nel Golfo, a causa dei timori legati a un eventuale taglio degli approvvigionamenti. Però, visto l’attuale profondo squilibrio del mercato del petrolio, è poco probabile che la belligeranza del presidente Trump influisca molto sui prezzi a breve termine».
I prezzi del petrolio sono crollati a causa della sovrabbondanza dell’offerta e del calo dei consumi di carburante provocato dai blocchi dovuti alla pandemia di Covid-19. Secondo l’International energy agency (Iea), la domanda mondiale di petrolio nl 2020 dovrebbe registrare un calo record di 9,3 milioni di barili al giorno. E l’Iea dice che ad aprile la domanda è calata di circa 29 milioni di barili al giorno rispetto al 2019, un livello che non si vedeva dal 1995.