Fao: le guerre continuano ad inasprire l’insicurezza alimentare
Le stime sulla produzione agricola mondiale migliorano ma si profilano stagioni di magra nel prossimo futuro
[9 Dicembre 2016]
Secondo l’ultima edizione del rapporto Crop Prospects and Food Situation della Fao, «Shock legati conflitti e a eventi climatici hanno minato notevolmente la sicurezza alimentare nel 2016, aumentando il numero di Paesi che necessitano di assistenza alimentare».
E questi Paesi sono ben 39 (Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo, Eritrea, Etiopia, Gibuti, Guinea, Haiti, Iraq, Kenya, Lesotho, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Myanmar, Nepal, Niger, Nigeria, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Repubblica democratica Popolare di Corea, Repubblica democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Swaziland, Siria, Uganda, Yemen e Zimbabwe) ed hanno bisogno di aiuti alimentari esterni. La Fao Sottolinea che «Sebbene le stime sulla produzione cerealicola mondiale vadano migliorando grazie a condizioni generalmente favorevoli per i raccolti, l’impatto della recente siccità persiste, così come gli effetti negativi dei diversi conflitti in corso. Le previsioni indicano buoni raccolti di cereali nei prossimi mesi, ma la fame probabilmente aumenterà in alcune regioni durante le stagioni di magra fino a quando le nuove semine non saranno pronte per il raccolto».
Una delle situazioni peggiori sembra quella dell’Africa Meridionale, dove nel 2016 gli effetti di El Niño hanno fortemente compromesso la produzione alimentare, «il numero di persone bisognose di assistenza esterna tra gennaio a marzo 2017 è previsto crescere significativamente rispetto allo stesso periodo di un anno fa – si legge nel rapporto – I tassi di ritardo della crescita infantile sono “estremamente alti” nei paesi più problematici, specialmente in Madagascar, Malawi e Mozambico».
In alcune regioni, gli stock inadeguati di sementi di cereali e legumi, dovuti a due consecutivi racconti scarsi, potrebbe ostacolare la nuova semina. La Fao e i governi stanno avviando programmi di sostegno all’agricoltura per migliorare l’accesso ai principali input agricoli.
Ma sono i conflitti armati a gettare un’ombra lunga sulla sicurezza alimentare: «Al fine di agevolare la pianificazione della risposta umanitaria, il rapporto identifica le cause primarie delle diverse crisi alimentari locali. Queste vanno da un calo eccezionale della produzione alimentare e da una diffusa mancanza di accesso al cibo – dovuta ai redditi bassi, ai prezzi alti o all’interruzione delle reti di distribuzione – all’impatto dei conflitti sulle condizioni della sicurezza alimentare locale».
In 21 dei 39 Paesi che hanno necessità di assistenza esterna ci sono conflitti armati che provocano gravi conseguenze interne ma anche lo spostamento di rifugiati che grava sui Paesi ospitanti come Camerun e Ciad. Il rapporto evidenzia che »Conflitti diffusi possono portare alla perdita e all’esaurimento delle risorse produttive delle famiglie, come nel caso della Repubblica Centrafricana, e a problemi di sicurezza che ostacolano le attività agricole, come in Sud Sudan. Sempre in Sud Sudan, si prevede che gli effetti del miglioramento dei recenti raccolti avranno vita piuttosto breve, poiché il conflitto in corso impedisce di portare avanti le attività agricole e pone le comunità più vulnerabili a “rischio concreto di carestia”».
In Medio Oriente e nell’area arabo-musulmana, «La guerra civile in Siria ha portato a 9,4 milioni il numero di persone bisognose di assistenza alimentare. La produzione di grano di quest’anno è prevista in calo del 55% rispetto ai livelli pre-crisi. L’attuale conflitto in Yemen ha probabilmente fatto aumentare il numero di persone in stato di insicurezza alimentare rispetto ai 14,2 milioni stimati a giugno. Il recente intensificarsi del conflitto in Iraq sta causando diffusi sfollamenti interni. Oltre 8 milioni di persone in Afghanistan sono colpite da gravi livelli di insicurezza alimentare, ed il numero è destinato ad aumentare con il ritorno di circa 600.000 rifugiati dal Pakistan entro la fine del 2016».
Tornando in Africa, In Nigeria il numero di persone in stato d’insicurezza alimentare è già di 8 milioni ed entro l’agosto 20q17 raggiungerà gli 11 milioni. Il rapporto spiega che «L’attuale conflitto negli Stati settentrionali ha ridotto le semine, mentre il drastico deprezzamento della Naira (la valuta nigeriana) ha fatto rialzare i prezzi alimentari domestici ed ha colpito il commercio regionale, aumentando le esportazioni di cereali del paese e riducendo le importazioni di bestiame».
A questo si aggiungono i fattori climatici: nel 2016, le siccità e le inondazioni legate a El Niño hanno provocato un notevole calo dei raccolti in numerosi paesi: «La produzione cerealicola complessiva in Africa è diminuita nel 2016 nonostante alcuni miglioramenti a livello sub-regionale, principalmente in Africa Occidentale e nel Sahel, che si avviano verso una produzione cerealicola record – si legge nel rapporto – . La produzione di mais in Africa meridionale è calata drasticamente, minando gravemente la sicurezza alimentare. Gli scarsi raccolti hanno favorito una crescita dei prezzi del mais in Malawi, dove si prevede che 6,5 milioni di persone saranno colpite dall’insicurezza alimentare nella prossima stagione magra».
Fortunatamente, con il fenomeno di El Niño ormai alle spalle, le prime stime indicano un aumento del 27% delle semine di mais per il 2017 in Sudarica, il maggior produttore della regione.
Nel 2016 gran parte dell’Asia ha beneficiato della buona produzione, trainata dalla forte ripresa dell’India, ma «L’impatto dei conflitti di lunga durata in molti dei Paesi del Vicino Oriente continua a minare la produzione agricola nonostante le condizioni climatiche generalmente favorevoli per le colture cerealicole di base».
Nel 2016 in America Latina e Caraibi ci dovrebbe essere una ripresa della produzione in America Centrale, dopo il calo dovuto alle siccità dell’anno precedente. In Sud America le previsioni per la stagione di semina del 2017 sono buone, dopo i magri raccolti nel 2016 dovuti principalmente alla siccità in Bolivia, Brasile e Paraguay.