Fao, Unicef e Wfp: in Yemen fame acuta a livelli mai visti. E i finanziamenti si stanno esaurendo
Una tragedia causata dalla guerra di invasione dell’Arabia saudita che dura da 7 anni
[15 Marzo 2022]
«La già terribile crisi della fame in Yemen è a un passo dal diventare una vera e propria catastrofe, con 17,4 milioni di persone che hanno ora bisogno di assistenza alimentare e una parte crescente della popolazione che deve far fronte a livelli di fame di emergenza». E’ il terribile allarme lanciato congiuntamente da Fao, Unicef e World Food Programme (WFP), dopo la pubblicazione della nuova analisi “YEMEN: Food Security & Nutrition Snapshot | March 2022”, dell’ntegrated Food Security Phase Classification (IPC) sullo Yemen.
Le tre agenzia Onu dicono che «La situazione umanitaria nel paese è destinata a peggiorare ulteriormente tra giugno e dicembre 2022, con il numero di persone che non saranno in grado di soddisfare il proprio fabbisogno minimo di cibo che potrebbe raggiungere, in quei mesi, la cifra record di 19 milioni di persone. llo stesso tempo, si prevede che altri 1,6 milioni di persone nel Paese saranno a livelli emergenziali di fame, arrivando ad un totale di 7,3 milioni di persone entro la fine dell’anno».
L’ultimo rapporto IPC mostra anche «Un livello elevato e persistente di malnutrizione acuta tra i bambini al di sotto dei 5 anni. In tutto lo Yemen, 2,2 milioni di bambini sono gravemente malnutriti, inclusi quasi mezzo milione di bambini che affrontano una grave malnutrizione acuta, una condizione che mette a rischio la vita. Inoltre, circa 1,3 milioni di donne incinte o che allattano sono gravemente malnutrite».
David Gressly, coordinatore residente e umanitario Onu per lo Yemen, sottolinea che «La nuova analisi IPC conferma il deterioramento della sicurezza alimentare in Yemen. Il risultato, forte e chiaro, è che dobbiamo agire ora. Abbiamo bisogno di sostenere la risposta umanitaria integrata per milioni di persone, compreso il sostegno alimentare e nutrizionale, acqua pulita, assistenza sanitaria di base, protezione e altre necessità. E’ necessaria la pace per porre fine al declino, ma si possono fare progressi ora. Le parti in conflitto dovrebbero revocare tutte le restrizioni al commercio e agli investimenti per le merci non soggette a sanzioni. Ciò contribuirebbe a ridurre i prezzi dei generi alimentari e a dare impulso all’economia, consegnando alle persone la dignità di un lavoro e un via per abbandonare la dipendenza dagli aiuti».
Mentre tutto il mondo ha gli occhi puntati sulla guerra in Ucraina, la guerra di invasione scatenata nel 2015 dall’Arabia saudita e da una coalizione sunnita appoggiata e armata dall’Occidente contro gli sciiti Houthi che avevano preso il potere a Sana’a, il conmflitto che dura ormai da 7 anni resta e la causa principale della fame in Yemen. Come spiegano Fao, Unicef e WFP, la situazione può solo peggiorare: «La crisi economica – risultato del conflitto – e il deprezzamento della valuta hanno spinto, nel 2021, i prezzi dei generi alimentari ai livelli più alti dal 2015. E’ probabile che la guerra in Ucraina porti a significativi shock delle importazioni, spingendo ulteriormente in alto i prezzi dei generi alimentari. Lo Yemen dipende quasi interamente dalle importazioni di cibo, con il 30% delle sue importazioni di grano proveniente dall’Ucraina».
Il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, ha ricordato che «Molte famiglie in Yemen non riescono a soddisfare i bisogni alimentari di base per una sovrapposizione di cause. La Fao sta lavorando direttamente con gli agricoltori sul campo per promuovere la loro autosufficienza attraverso una combinazione di emergenza e sostegno ai mezzi di sussistenza a lungo termine, per rafforzare la loro resilienza, sostenere la produzione agroalimentare locale e compensare la dipendenza delle persone dalle importazioni».
Un dato nuovo ed estremamente preoccupante del nuovo rapporto riguarda il numero di persone che soffrono livelli catastrofici di fame – Fase 5 dell’IPC, condizioni di carestia – che aumenteranno di 5 volte, dai 31.000 attuali a 161.000 persone nella seconda metà del 2022. Il direttore esecutivo del WFP, David Beasley, evidenzia che «Queste cifre terribili confermano che è iniziato il conto alla rovescia per la catastrofe in Yemen, e siamo quasi fuori tempo massimo per evitarla. A meno di non ricevere immediatamente nuovi sostanziali finanziamenti, quello che seguirà sarà una fame generalizzata e la carestia. Ma se agiamo ora, c’è ancora la possibilità di evitare un disastro imminente e salvare milioni di persone».
Quello che sta avvenendo in Yemen purtroppo non è questo: il WFP è stato costretto a ridurre le razioni di cibo per 8 milioni di persone all’inizio dell’anno a causa della mancanza di fondi e spiega che «Le riduzioni implicano che le famiglie ricevono appena la metà del paniere alimentare minimo giornaliero standard del WFP. 5 milioni di persone che sono a rischio immediato di scivolare in condizioni di carestia hanno continuato a ricevere una razione alimentare completa».
Nel frattempo, nello Yemen è in aumento anche la malnutrizione acuta tra i bambini e le loro mammei. Tra i governatorati più colpiti ci sono Hajjah, Hodeida e Taizz. Senza assistenza alimentare terapeutica i bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave rischiano di non farcela.
La direttrice esecutiva dell’Unicef, Catherine Russell, ha concluso: «Sempre più bambini vanno a letto affamati in Yemen. Per questo sono esposti ad un rischio maggiore di deterioramento fisico e cognitivo e persino di morte. La difficile situazione dei bambini in Yemen non può più essere trascurata. Sono in gioco vite umane. Lo Yemen soffre una delle peggiori crisi alimentari del mondo. I genitori spesso non riescono a portare i propri figli nei centri sanitari perché non possono permettersi il trasporto o fare fronte alle spese mentre i figli vengono curati».
Ma di fronte a tutto questo l’Arabia saudita e gli Emirati Arabi Uniti che hanno invaso lo Yemen o ne appoggiano l’invasione e che continuano a bombardarlo e occuparne la parte meridionale da 7 anni, non hanno subito nessuna sanzione – anzi ospitano Expo globali e Campionati mondiali di calcio – mentre le cancellerie occidentali fanno il pellegrinaggio nelle monarchie assolute del Golfo per elemosinare gas e petrolio per sostituire le forniture russe.
I russi hanno sicuramente torto marcio per quanto riguarda l’invasione dell’Ucraina, ma quando, insieme a molti altri Paesi colpiti dalle “attenzioni” dell’Occidente e dei suoi alleati, parlano di “due pesi e due misure” e di “doppio standard” rispetto alle sanzioni da applicare ai Paesi che scatenano guerre o accusati di appoggiarle, è difficile dar loro torto.