Guerra civile ad Haiti: milizie cittadine linciano le gang
Fao: quasi la metà della popolazione haitiana soffre di alti livelli di fame
[29 Maggio 2023]
Haiti, anche se non si direbbe, è un pezzo di Occidente, il più povero delle Americhe, sfuggito completamente dal controllo del grande vicino statunitense e della comunità internazionale che hanno investito malamente centinaia di milioni di dollari per appoggiare regimi assassini e cleptomani e per creare uno Stato fallito.
L’ultimo sviluppo di questa caduta negli abissi lo annuncia il Centre d’analyse et de recherche en droits de l’homme (CARDH): «Dopo averli sottratti alla polizia durante un controllo stradale, nella capitale Port-au-Prince la folla ha picchiato a morte e bruciato 13 presunti membri di una gang con pneumatici imbevuti di benzina».
Mafiosi e boss del crimine hanno preso il controllo della maggior parte di Haiti da quando il presidente Jovenel Moise è stato assassinato nel luglio 2021. Il governo del suo successore non eletto, Ariel Henry, controlla poco più di alcuni distretti a Port-au-Prince. Le gang hanno saccheggiato tutte le spedizioni di aiuti esteri e occupato le infrastrutture vitali del Paese, compresi gli aeroporti.
In un recente rapporto. il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha denunciato che «L’insicurezza a Port-au-Prince ha raggiunto livelli paragonabili a quelli dei Paesi in conflitto armato».
Di fronte all’incapacità (che a volte diventa complicità) delle forze dell’ordine di tenbere sotto controllo le bande criminali, ad Haiti gruppi di hanno dato il via a un’ondata di linciaggi: decine di membri delle gang vengono impiccati e bruciati per le strade.
Dopo l’avvio di un’operazione da parte di “giustizieri” civili volta ad eliminare fisicamente i membri delle bande armate che hanno imposto il terrore in tutto il Paese, almeno 160 sospetti criminali sono stati bruciati vivi. Un rapporto del CARDH afferma che «Questi linciaggi sono una reazione popolare all’estrema crudeltà delle bande, poiché le forze dell’ordine sono impotenti. Lo Stato è incapace di avvalersi del suo monopolio della violenza legittima, e la comunità internazionale fa solo promesse retoriche».
La reazione è stata così ferocemente violenta – e inaspettata dopo un anno di totale impunità – che alcuni membri di queste gang armate hanno cercato di fuggire nella confinante Repubblica Dominicana.
Secondo il rapporto del CARDH «La maggior parte dei linciaggi (134) è avvenuta nel dipartimento occidentale, seguito da 9 casi ad Artibonite, due delle regioni più colpite dalla violenza delle gang criminali ad Haiti».
Negli stessi giorni, il quotidiano Le Nouvelliste ha riportato la morte di due persone in scontri tra gruppi armati a Petite-Rivière-de-l’Artibonite.
Recentemente la fFao aveva avvertito che negli ultimi 5 mesi altri 200.000 haitiani si erano andati ad aggiungere a coloro che vivono in insicurezza alimentare in un Paese nel quale il 75% della popolazione vive in aree rurali che necessitano di misure urgenti per ripristinare rapidamente i propri mezzi di sussistenza. La Fao sottolinea che «Quasi 5 milioni di haitiani, quasi la metà della popolazione, soffrono di alti livelli di insicurezza alimentare acuta. Mentre il numero delle persone colpite in una situazione di emergenza si attesta a 1,8 milioni, una cifra superiore ai record registrati negli ultimi tre anni. Queste carenze alimentari causano alti livelli di malnutrizione e costringono le famiglie ad adottare meccanismi di risposta come vendere i loro beni o consumare semi invece di piantarli, il che aumenta la loro vulnerabilità».
Mentre le città sono ostaggio delle gang armate e la gente si fa giustizia da sé scatenando ulteriore violenza, vendette e lutti, i tre quarti della popolazione di Haiti che vive nelle zone rurali ha bisogno di aiuti urgenti per sopravvivere. Ma è l’intero Paese che collasserà definitivamente sotto il peso di una miseria e di una fame indicibili se non si assicurano rapidamente i mezzi di sussistenza agli agricoltori vulnerabili.
La Fa sottolinea che basterebbe poco: «Ad esempio, se si investono 125 dollari in un pacchetto di semi, la produzione di ortaggi sarebbe 20 volte superiore, situazione che permetterebbe di sfamare le famiglie e genererebbe reddito vendendo parte del prodotto ottenuto». Nell’ambito del Piano di risposta umanitaria 2023, l’agenzia Onu ha bisogno di 61,7 milioni di dollari che aiuterebbero a migliorare l’accesso al cibo per 700.000 persone e aggiunge che «L’aiuto umanitario comporterà la fornitura di input agricoli (sementi e fertilizzanti) per aumentare la produzione di alimenti e ortaggi di base (stagioni primaverili e invernali 2023), nonché beni per l’allevamento, attraverso la fornitura di pollame e capre ma anche come vaccinazioni e cure veterinarie».
Insomma contro la guerra civile di tutti contro tutti ad Haiti bisogna combattere con le armi della pace e della ricostruzione comunitaria.
La Fao ricorda che, dopo una serie infinita di terremoti, uragani, siccità e alluvioni devastanti e caos politico endemico, «Haiti soffre degli effetti socioeconomici della pandemia di Covid-19, aggravati dalla guerra in Ucraina e dall’epidemia di colera. La violenza di bande e gruppi armati minaccia la sicurezza delle comunità e continua a ostacolare il loro accesso agli input agricoli e al cibo. Inoltre, il potere d’acquisto delle famiglie continua a risentire degli elevati prezzi dei generi alimentari, legati al deprezzamento della valuta locale nei confronti del dollaro e all’aumento del costo dei trasporti. Haiti è uno dei paesi più vulnerabili alle minacce di origine naturale che causano gravi danni e perdite di vite umane. Molte comunità si stanno ancora riprendendo dalla tempesta tropicale Grace e dal terremoto del 2021, che ha devastato parti dei dipartimenti di Grand’Anse, Nippes e Sud».
Non sarà certamente il linciaggio di qualche giovane criminale da parte di giovani disperati quanto lui ad evitare che Haiti sprofondi ancora di più nella disperazione più nera, Ma gli haitianinon credono più né nei loro debolissimi gioverni nominati ed eterodiretti dall’estero, né nei Paesi ricchi che promettevano una rinascita che si è trasformata in un incubo.