Guerre, Covid-19 e crisi climatica sono il combustibile di 23 hotspot della fame

I soccorsi ostacolati da armi, burocrazia e mancanza di finanziamenti. Allarme Fao e WFP per i nuovi record di insicurezza alimentare acuta

[2 Agosto 2021]

Secondo il nuovo rapporto “Hunger Hotspots FAO-WFP early warnings on acute food insecurity – August to November 2021 Outlook” pubblicato dalla Fao  dal World Food Programme (WFP),  in Afghanistan; Angola, Repubblica Centrafricana, America centrale (Guatemala, Honduras, Nicaragua), Sahel centrale (Burkina Faso, Mali e Niger), Ciad, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Corea del Nord, Etiopia, Haiti, Kenia, Libano, Madagascar, Mozambico, Myanmar, Nigeria, Sierra Leone, Liberia, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria e Yemen, «Gli sforzi per combattere l’aumento globale dell’insicurezza alimentare acuta sono ostacolati dai combattimenti e dai blocchi che impediscono agli aiuti salvavita di raggiungere le famiglie sull’orlo della carestia».

A questo si aggiungono la burocrazia  e la mancanza di finanziamenti che ostacolano ulteriormente gli sforzi delle due agenzie Onu per  fornire assistenza alimentare d’emergenza e permettere agli agricoltori di seminare nei modi e nei tempi appropriati.

Fao e WFP sottolineano che «Ciò è causa di grave preoccupazione perché, secondo il rapporto, i conflitti, le ripercussioni economiche del Covid-19 e la crisi climatica faranno aumentare i livelli di insicurezza alimentare acuta in 23 luoghi nei prossimi 4 mesi, con l’insicurezza alimentare acuta che continua a crescere in gravità e ampiezza».

Il WFP e Fao avevano già lanciato un drammatico appello con il “2021 Global Reopor in Food Crises” ne quale denunciavano che «41 milioni di persone rischiano di precipitare nella carestia a meno che non ricevano subito assistenza in cibo e mezzi di sussistenza. Il 2020 ha visto 155 milioni di persone affrontare livelli di “crisi” o peggiori di insicurezza alimentare acuta in 55 paesi (IPC-CH livello 3 o peggiore. Si tratta di un aumento di oltre 20 milioni di persone dal 2019, e si prevede che questa tendenza continui a peggiorare quest’anno».

Presentando il nuovo rapporto, il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, ha spiegato che «La grande maggioranza di chi si trova al limite sono agricoltori. Insieme all’assistenza alimentare, dobbiamo fare tutto il possibile per aiutarli a riprendere la produzione di cibo, così che le famiglie e le comunità possano tornare ad essere autosufficienti senza dipendere dagli aiuti per sopravvivere. Questo è difficile senza l’accesso alle risorse, e senza finanziamenti adeguati e, finora, il sostegno nell’agricoltura come strumento chiave per prevenire carestie diffuse viene, purtroppo, in larga parte trascurato dai donatori. Senza tale sostegno all’agricoltura, i bisogni umanitari continueranno a schizzare alle stelle, è inevitabile».

Il direttore esecutivo del WFP, David Beasley, è molto preoccupato: «Le famiglie che contano sull’assistenza umanitaria per sopravvivere sono appese a un filo. Quando non riusciamo a raggiungerle, quel filo si spezza e le conseguenze sono letteralmente catastrofiche».

Hunger Hotspots evidenzia che «I conflitti, gli estremi climatici e gli shock economici – spesso collegati alle consequenze del Covid-19 – è probabile che rimangano le principali cause dell’insicurezza alimentare acuta per il periodo agosto-novembre 2021. Le minacce transfrontaliere sono un fattore aggravante in alcune regioni. In particolare, le infestazioni delle locuste del deserto nel Corno d’Africa e le locuste migratorie africane in Africa australe richiedono un monitoraggio e una vigilanza continue».

Un altro grave problema sono le limitazioni all’accesso umanitario che ostacolano gli sforzi per contenere le crisi alimentari e prevenire fame, morte e il totale collasso dei mezzi di sussistenza, aumentando il rischio di carestia. I Paesi dove attualmente i più vulnerabili sono maggiormente in pericolo perché eserciti, guerriglia e bande armate impediscono agli aiuti di raggiungerli sono: Afghanistan, Etiopia (Tigray), Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo, Mali, Mozambico, Myanmar, Niger, Nigeria, Sud Sudan, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.

Beasley evidenzia che «La strada per Fame Zero non deve essere lastricata di conflitti, checkpoints e burocrazia. L’accesso umanitario non è un concetto astratto, significa che le autorità devono approvare i documenti in tempo in modo da riuscire a spostare il cibo rapidamente, significa che i checkpoints devono far passare i camion che poi raggiungeranno le loro destinazioni, significa che gli operatori umanitari, affinché possano essere in  grado di portare avanti il loro lavoro che salva vite e mezzi di sostentamento, non devono essere presi di mira».

Secondo il nuovo rapporto, l’Etiopia e il Madagascar sono le due nuove “forti allerte” della fame nel mondo. L’Etiopia affronta una devastante emergenza alimentare collegata al conflitto nella regione-Stato del Tigray, dove raggiungere quanti hanno un disperato bisogno di aiuto rimane una sfida enorme. Foao E WFP dicono che «Si prevede che a settembre 401.000 persone dovranno fare fronte a condizioni catastrofiche: si tratta del numero più alto in un Paese dalla carestia del 2011 in Somalia». Il  Famine Review Committee stima un rischio da medio ad alto di carestia in 3 dei 4 scenari basati sui livelli dell’intensità del conflitto, sulle linee di rifornimento umanitario, sull’accesso e sulle operazioni, e sulle linee e servizi di rifornimento privati, incluso lo scenario peggiore che anticiperebbe la carestia a luglio-settembre.

Ne sud del Madagascar è in corso la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, alla quale  si aggiunge un mix mortale fatto di alti prezzi del cibo, tempeste di sabbia e parassiti che colpiscono le colture di base e che «spingerà 28.000 persone in condizioni simili alla carestia entro la fine dell’anno».

Se in Etiopia e Madagascar l’allarme è massimo, le cose non vanno molto meglio nel Sud Sudan, in Yemen e nel nord della Nigeria, che «Rimangono tra i luoghi di maggiore preoccupazione nel mondo quanto ad insicurezza alimentare acuta – fa notare il rapporto – In alcune aree di questi Paesi, le popolazioni stanno già soffrendo livelli catastrofici di insicurezza alimentare e un numero significativo di persone rischia di precipitare nella carestia».

Inoltre, il rapporto cita altri Paesi nei quali la fame è in forte aumento, mettendo a rischio la vita di milioni f di persone: Afghanistan, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Repubblica democratica del Congo (il paese al mondo con il numero maggiore di persone in urgente bisogno di assistenza alimentare)  Haiti, Honduras, Sudan e Siria.

Fao e WFP fanno l’esempio dell’Afghanistan: «L’insicurezza alimentare acuta sta sempre di più critica a causa della siccità, dell’aumento degli sfollati a causa del conflitto e degli alti prezzi alimentari, oltre a una diffusa disoccupazione a causa del Covid-19».

Ad Haiti, in preda a un peggioramento (se possibile) della già precaria situazione politica dopo l’assassioni e presidente e il cambio in pochi giorni di due premierci si aspetta un peggioramento della situazione dell’insicurezza alimentare, con il Paese caraibico che «Deve fare fronte a una probabile riduzione della produzione di colture di base a cause della mancanza o irregolarità delle piogge, in un contesto fragile di instabilità politica in peggioramento e inflazione dei prezzi del cibo, in aggiunta agli impatti delle restrizioni dovute al Covid-9».

Fao e WFP concludono: «L’azione umanitaria è urgentemente necessaria per prevenire la fame, la carestia e le morti in tutti e 23 i luoghi» e il rapporto fornisce raccomandazioni per ogni Paese che riguardano sia le risposte d’emergenza a breve termine che azioni preventive a protezione dei mezzi di sussistenza rurali e per l’aumento della produzione agricola e per prevenire un peggioramento dell’insicurezza alimentare e aiutare le comunità a rischio a migliorare la resistenza agli shock futuri.