Guta Orientale: l’inferno in Terra. I russi aprono un corridoio umanitario i jihadisti lo bombardano
Siria, Repubblica democratica del Congo, Yemen, Burundi e Myanmar i mattatoi di esseri umani
[27 Febbraio 2018]
Alla fine, dopo le pressioni internazionali, è intervenuto direttamente il ministro della difesa russo, Sergei Shoigu che aveva annunciato che nel sobborgo assediato e bombardato di Damasco di Guta Orientale da oggi sarebbe stato aperto un corridoio umanitario, a regime quotidiano, in funzione 9.00 alle 14.00 locali e viene introdotta. Shoigu aveva spiegato che «Sarà aperto un corridoio umanitario affinché i civili se ne possano andare».
La polizia militare russa, appoggiata dall’esercito lealista siriano, sono incaricati di garantire la sicurezza a chi lascia Guta Orientale. All’uscita, nel territorio controllato dal regime di Assad, è stato installato un centro medico mobile e ci sono mezzi di trasporto per portare i civili in campi profughi provvisori costruiti ad Al-Duvair, una località vicina al corridoio umanitario. La Cosa è stata evidentemente imposta dalla Russia al regime di Bashir al-Assad, deciso a liquidare quel che resta dell’opposizione a Ghouta Orientale, ma non è piaciuta nemmeno ai terroristi del Fronte al Nusra e alle milizie jihadiste di Yeish al Islam, Ahrar al Sham, Failak al Rahman e Fajr al Umma asserragliate nel quartiere. Infatti, appena scattata la tregua, un nutrito fuoco di cecchini e di mortaio ha impedito ai civili di lasciare Guta Orientale attraverso il corridoio umanitario aperto ad al-Vafidine e il capo del gruppo di controllo dell’area, il generale russo Victor Pankov.
«Il corridoio umanitario destinato ad assicurare l’uscita dei civili dalla zona di “allentamento” è stato aperto il 27 febbraio alle ore 9 del mattino. E’ attualmente intensamente martellato dalla zona in mano ai combattenti e nessun civile ne è uscito».
E’ la conferma di quanto aveva detto ieri il segretario generale dell’Onu, António Guterres, aprendo la 37esima sessione dell’ Human Rights Council (Hcr) a Ginevra: «Le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu hanno senso solo se vengono effettivamente messe in opera. Come ho avuto occasione di dire al Consiglio di sicurezza qualche giorno fa, il Guta Orientale in particolare non può attendere. E’ già troppo tempo che bisogna fermare questo inferno sulla Terra».
Guterres aveva ricordato che se «L’Onu è pronta a contribuire, tutte le parti hanno l’obbligo assoluto di proteggere sempre i civili e le infrastrutture civili, in virtù del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani», che in Siria sembrano scritte sulla sabbia sollevata dalle bombe e nel sangue sparso dai proiettili.
Ma se in Siria è sempre stato difficile distinguere i “buoni” dai cattivi” e se l’esercito turco sembra approfittare di Guta Orientale per portare a compimento l’invasione, i bombardamenti e i massacri nel cantone kurdo/siriano di Afrin, non è che per i diritti umani le cose in gran parte del resto del mondo vadano meglio.
Guterres ha sottolineato che «Dappertutto, nel mondo i popoli subiscono ancora delle limitazioni ai loro diritti, a volte anche la loro negazione totale», aggiungendo che «I diritti umani e la sovranità nazionale vanno di pari passo. Non sono in contraddizione».
L’alto commissari per i diritti dell’uomo dell’Onu, Zeid Ra’ad Al Hussein, dopo aver ricordato che la risoluzione del Consiglio di sicurezza su Gutta Orientale «E’ stata presa in un contesto di 7 anni di fallimenti nel far cessare le violenza, 7 anni di massacri di massa continui e spaventosi», ha denunciato i «Mattatoi di esseri umani più prolifici dei tempi moderni»: oltre al Guta Orientale, ci sono le altre aree assediate della Siria come Afrin, l’Ituri e il Kasai nella Repubblica democratica del Congo; Taëz, nello Yemen; il Burundi e il nord dello Stato del Rakhine, in Myanmar, «perché è stato fatto poco, preventivamente o collettivamente, per evitare che questi orrori si moltiplicassero».
Nel suo ultimo discorso ufficiale prima della scadenza del mandato, il giordano Zeid, ha ricordato che il suo ufficio non ha mai smesso di cercare di attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle violazioni dei diritti umani, ma le iniziative prese finora sono state minime. Zeid ha detto che «Oltre agli autori diretti degli attentati ai diritti umani – quelli che uccidono e mutilano – la responsabilità del proseguimento di questo dolore incombe sui cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, ndr). Quando il veto viene utilizzato da questi membri con l’obiettivo di bloccare l’unità di azione quando è così necessaria, quando può alleviare le sofferenze estreme di persone innocenti, allora sono loro . i membri permanenti – che devono rispondere dei loro atti di fronte alle vittime». Zeid ha chiesto a Cina, Russia ed Usa di «mettere fine ale pernicioso ricorso al veto».