Il coronavirus e le fosse comuni in Iran. Teheran: «Fake new “spaziale” del Washington Post»
L’Iran: togliete le sanzioni sui medicinali. «Rallegrarsi del dolore di un popolo è veramente vergognoso e disumano»
[20 Marzo 2020]
Nei giorni scorsi, ripreso da di versi media e televisioni occidentali – anche italiani – il Washington Post ha pubblicato foto satellitari che dimostrerebbero la presenza di fosse comuni al cimitero di Behesht-e-Masoumè nella città santa iraniana di Qom e ancora ieri corrispondenti esteri serissimi – come Giovanna Botteri da Pechino – dicevano che questo dimostrerebbe che il governo iraniano sta diffondendo dati faldi sui morti per coronavirus, che sarebbero molti di più di quanto ammesso da Teheran.
Infatti, il governo della Repubblica Islamica dà cifre molto diverse da quelle che circolano in Occidente: Il 18 marzo il portavoce del ministero della sanità iraniano ha informato che «Fino a mercoledi, 5,710 persone ricoverate per il coronavirus sono guarite e sono state dimesse. Il dato conferma il trend precedente sulla guarigione di circa un terzo dei contagiati, che ora sono giunti a 17.361 in Iran; fino a mercoledi 18 marzo, 1.135 il bilancio dei morti con coronavirus, dichiarato dal vice-ministro della sanità iraniano, Alireza Raeisì».
L’agenzia iraniana internazionale Pars Today ha smentito che quelle fotografate dai satelliti statunitensi siano fosse comuni e ieri i responsabili del cimitero e ha scritto che si tratta di «foto false e manomesse», come hanno dichiarato ieri anche i responsabili di Behesht-e-Masoumè, che hanno portato all’interno del cimitero i giornalisti iraniani. Il responsabile dell’Iran per le emergenze e le calamità naturali, Mohammad Hassan Zamanì, che è anche un religioso, ha spiegato che «Ci sono tantissime tombe vuote, quelle delle sezioni 41 e 42, scavate negli anni precedenti per poter seppellire in base alle leggi ed al rito islamico, i morti delle calamità naturali o quelli delle situazioni di emergenza, che arrivano in gran numero e di colpo».
Zamanì ha spiegato a Fars News che «Seppellire nelle fosse comuni è contrario alla religione islamica ed è chiaro che a Qom, una delle città sante dell’Islam, ciò non può avvenire. Tutti i morti vengono seppelliti separatamente, in direzione della Mecca, e con tutti gli altri accorgimenti previsti dalla legge islamica».
L’agenzia Fars News ha anche documentato la presenza di tantissimi religiosi volontari nel cimitero di Qom, che, sfidando il contagio, «si offrono di preparare i corpi dei morti di coronavirus, prima della loro sepoltura».
Pars News ricorda che «Tantissimi siti negli Stati Uniti ed in Italia (qui link articolo La Repubblica) si sono avventurati in notizie, analisi e commenti parlando delle “fossi comuni” a Qom per i morti da coronavirus» e poi accusa chi secondo il governo iraniano è all’origine di questa campagna mediatica: «L’impero mediatico statunitense, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus in Iran, ha strumentalizzato tale situazione per fabbricare fake news e accrescere la paura e l’angoscia degli iraniani e alimentare la sfiducia attorno al Paese e intensificare il suo isolamento, voluto dal presidente Donald Trump, che continua a rifiutarsi di rimuovere le sanzioni sulla vendita di medicine all’Iran, ed ha persino creato un team di lavoro che si occupa sulla pressione sulle società farmaceutiche per indurle a non vendere medicine all’Iran».
A questo proposito, il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha scritto al segretario generale dell’Onu, António Guterres, chiedendo la fine delle sui medicinali sanzioni contro l’Iran. Un appello raccolto dall’Onu che ha chiesto a tutti i Paesi di aiutare l’Iran e di vendere medicinali a Teheran, aggiungendo di non poter fare altro. Ma negli ultimi giorni, sfidando l’embargo statunitense/europeo, diversi Paesi – in particolare la Cina – stanno inviando aiuti all’Iran e Pars Today scrive che «La trovata delle “fosse comuni” mostrate dalle foto satellitari, è stato un altro atto della guerra psicologia scatenata dagli Stati Uniti».
Secondo Zarif, «Il coronavirus ha dimostrato al mondo la crudeltà delle sanzioni statunitensi contro il popolo iraniano. La politica delle sanzioni sulla salute sono il nucleo della politica di terrorismo economico Usa contro l’Iran».
La sera del 18 marzo, alla vigilia del festa di Nowruz – il capodanno persiano e kurdo – in un videomessaggio di auguri agli iraniani Zarif ha ricordato che «Quando una nazione non può comprare medicine, cibo e altre merci di carattere umanitario, viene messa in una posizione vulnerabile. Gli Stati Uniti, intensificando le sanzioni, sognano di trasformare l’Iran in un’isola accerchiata da un oceano di problemi e sofferenze. L’Iran tornerà a stare in piedi e romperà di nuovo le catene delle sanzioni».
Internvenendo a una sessione governativa a Teheran, il presidente iraniano Hassan Rouhani si è complimentato per la risposta che il Paese sta dando alla pandemia di coronavirus e ha evidenziato «La marcata qualità delle prestazioni di Teheran rispetto a quella di alcuni dei principali Paesi occidentali similmente colpiti dalla malattia in rapida diffusione». Rouhani ha ricordato come il suo governo si sia sforzato di «Non permettere al popolo iraniano di avvertire una carenza di prodotti di base, in particolare cibo e articoli sanitari, a seguito dell’epidemia. E’ possibile confrontare l’Iran con altri Paesi. Confrontate Teheran con Londra, Berlino e Parigi … Vedete di persona cosa sta succedendo lì. Gli scaffali dei negozi sono stati svuotati e la gente ha litigato per un rotolo di carta igienica. Le persone che sono preoccupate per i prodotti alimentari e i loro ospedali affermano di aver finito i letti. Tuttavia, ci siamo affrettati a soddisfare le esigenze del pubblico nella situazione. Il governo ha fatto tutto il possibile per affrontare la crisi». Una narrazione del tutto diversa da quella dei media occidentali in articoli e servizi televisivi che, come evidenziano le agenzie ufficiali iraniane, sono scritti da giornalisti che vivono – spesso in quarantena – a migliaia di Km da Teheran e Qom.
Oggi, nel suo discorso alla nazione in occasione del primo giorno del1399, il nuovo anno persiano, il presidente iraniano Rohani ha ricordato: he «L’anno trascorso è stato l’anno degli incidenti e delle epopee; si sono verificati gli incidenti più gravi della storia del nostro Paese, ma si sono realizzate anche le epopee più gloriose per merito del coraggioso popolo iraniano». Per quanto riguarda le sanzioni Usa, ha ricordato che «I nemici della nazione credevano di poter costringere alla resa il popolo con le loro sanzioni intense, ma che il grande popolo dell’Iran ha saputo resistere dinanzi alle difficoltà e creare una nuova epopee: quella della gestione dell’economia della nazione senza il petrolio, per la prima volta negli ultimi decenni. Gli americani volevano portare ad un punto di crisi l’Iran attraverso l’inflazione e la recessione, ma tutti i dati dimostrano che la nazione negli ultimi 9 mesi è cresciuta economicamente e che l’inflazione è stata fermata nel limite possibile. Questo significa che in questo primo giorno del 1399, l’Iran ha più riserve strategiche di petrolio di qualsiasi altro anno».
In un editoriale dedicato alla lotta contro il coronavirus, dopo aver evidenziato i rapporti sempre più stretti tra Iran e Cina, Pars Today se la prende con i leader politici occidentali non hanno mai denunciato le sanzioni economiche imposte all’Iran: «Sanzioni economiche che non solo violano la risoluzione del Consiglio di sicurezza che ha approvato l’accordo nucleare del 2015, ma che ha anche aggravato la situazione sanitaria a causa di COVID-19 … Osservando, ad esempio, il comportamento dei francesi e le posizioni dei leader politici della quinta potenza mondiale, possiamo facilmente immaginare le condizioni in cui lo Stato iraniano sta conducendo la battaglia contro il coronavirus … Per quanto riguarda Siria, Iraq … Yemen … C’è stato un tempo in cui la tregua da curare era moralmente necessaria senza le Nazioni Unite e senza commentare i diritti umani. Silenzio anche nella comunità scientifica occidentale sulle condizioni in cui il popolo iraniano combatte contro il Covid-19»
Gli iraniani fanno notare che «Due Stati “autoritari”, come li descrivono le democrazie occidentali, Cina e Russia portano tutta la loro solidarietà al popolo iraniano e italiano … Mentre il presidente americano, senza alcuna moderazione, annuncia che “la vera minaccia per noi, è ora l’Europa. Ecco da dove vengono i casi. Per dirla chiaramente, l’Europa è la nuova Cina”… E il direttore della Fondazione americana per la difesa delle democrazie (FDD), Mark Dubowitz, ha oltrepassato il confine degli ignobiltà con l’idiozia: “il coronavirus ha fatto [in Iran] quello le sanzioni economiche americane sono state in grado di fare: fermare le esportazioni non petrolifere”. Aggiungendo che Teheran ha “diffuso il terrorismo” e “ora diffonde il coronavirus” [?]».
Il viceministro degli esteri iraniano ha risposto che «Rallegrarsi del dolore di un popolo è veramente vergognoso e disumano» e Pars Today conclude «Non si può negare che, per gli Stati Uniti, il COVID-19 sia un’arma come qualsiasi altra per destabilizzare l’Iran».