Il paradosso del sovranismo: la Brexit ha cambiato in meglio la percezione dei britannici sugli immigrati
Gli atteggiamenti anti-immigrazione nel Regno Unito si sono attenuati immediatamente dopo il referendum sulla Brexit del 2016, sia tra i sostenitori del Leave che del Remain
[7 Maggio 2020]
Lo studio “A Populist Paradox? How Brexit Softened Anti-Immigrant Attitudes”, pubblicato sul British Journal of Political arriva alla clamorosa conclusione che, solo già dopo pochi mesi dal referendum sull’uscita dall’Unione europea – la Brexit – gli atteggiamenti nei dell’anti-immigrati e anti-rifugiati si erano significativamente ammorbiditi.
Secondo il team di ricercatori guidato da Cassilde Schwartz del Department of politics and international relations della Royal Holloway University of London e da Miranda Simon del Department of Government dell’università dell’Essex, e che comprendeva David dell’università di Birmingham e Jennifer van-Heerde Hudson dell’University College London, «Ciò è dovuto a due ragioni principali. Da un lato, alcuni elettori che hanno sostenuto il leave hanno ridotto i loro atteggiamenti anti-immigrati perché hanno percepito un maggiore senso di controllo dopo il referendum. Dall’altro lato, molte persone hanno cercato di prendere le distanze dalle diffuse accuse di xenofobia e razzismo e, di conseguenza sono diventate meno anti-immigranti durante il processo. Questo meccanismo è stato significativo sia tra i sostenitori del Leave che del Remain». Per gli autori dello studio, il declino del sentimento anti-immigrati dopo una vittoria populista è «un paradosso populista».
I ricercatori hanno progettato un esperimento sulla tempistica del referendum sulla Brexit, che è stato inserito in un panel di sondaggi dell’opinione pubblica britannica. Per misurare gli atteggiamenti anti-immigrati, agli intervistati è stato chiesto se fossero o meno d’accordo con 6 dichiarazioni: i rifugiati ingolfano i servizi pubblici, i rifugiati minacciano la cultura, i rifugiati non migliorano l’immagine del Regno Unito, ridurre il numero di migranti, i migranti ci rubano il lavoro e i migranti portano il terrore.
Gli intervistati sono stati campionati e ponderati in base ai dati demografici regionali specifici per età e genere, grado sociale, regione, affiliazione a un Partito e lettori di giornali, rendendo i dati rappresentativi della popolazione adulta della Gran Bretagna nel suo insieme. Il progetto ha assegnato casualmente metà degli intervistati – il gruppo di controllo – a partecipare al sondaggio due settimane prima del voto e l’altra metà due settimane dopo il referendum sulla Brexit. Tra i due gruppi non c’erano differenze politiche e sociali, tranne per il fatto che metà è stata intervistata poco prima del referendum e metà è stata intervistata subito dopo. Gli atteggiamenti dell’intero campione sono stati nuovamente testati 7 mesi dopo il referendum.
Dall’esperimento è venuto fuori che «I sentimenti anti-immigrati e anti-rifugiati tra i cittadini del Regno Unito si sono ammorbiditi dopo il referendum».
Dopo l’esito del referendum sulla brexit, i remainers – i sostenitori dell’UK nell’Unione europea – erano il 9% meno inclini a credere che i migranti rubassero il lavoro rispetto a prima del referendum. Anche gli atteggiamenti dei vincitori, i leavers si sono ammorbiditi: il 4% in meno diceva che gli immigrati rubano il lavoro ai britannici. I sostenitori del Remain avevano il 12% e il 7% in meno di probabilità di credere che i migranti portassero il terrore e che i rifugiati sopraffacessero i servizi pubblici, rispetto a prima del referendum, mentre gli atteggiamenti di Leavers si sono attenuati rispettivamente del 5% e del 2%.
La Schwartz spiega: «Per molte persone può sembrare controintuitivo che gli atteggiamenti anti-immigrati siano effettivamente diminuiti dopo il referendum, mentre allo stesso tempo si è verificato un spaventoso aumento dei crimini d’odio segnalati. Tuttavia, queste due cose non si contraddicono a vicenda. Pensiamo che il risultato del referendum abbia incoraggiato una piccola minoranza di persone a esprimere la loro ostilità anti-immigrazione, mentre altrimenti l’avrebbero tenuta privata. Ma allo stesso tempo, la stragrande maggioranza delle persone ha fatto il punto sul risultato del referendum, ha respinto coloro che erano ostili ai migranti e ha cercato di prendere il più possibile le distanze da quel sentimento».
E’ quel sentimento anti-immigrati che è diminuito, cosa di per sé importante, ma il contributo essenziale di questo studio è stato quello di spiegare perché gli atteggiamenti sono cambiati. In particolare, la ricerca mostra solo prove parziali che il cambiamento nel sentimento anti-immigrati sia avvenuto perché il referendum sull’’Ue ha dato alle persone un maggiore senso di controllo: questi effetti sono limitati ai sostenitori dell’uscita dall’Unione europea. Quello che emerge con forza è che «Le persone di tutto lo spettro politico hanno avuto una reazione contro il nazionalismo e la xenofobia – dicono alla Royal Holloway – E’ una testimonianza delle norme democratiche di questo Paese che gli individui si siano auto-corretti in massa in risposta a un clima politico che hanno percepito che andasse nella direzione sbagliata».
La Simon aggiunge che «Dati i recenti contesti politici populisti, nei quali la retorica ha fatto fortemente affidamento sui messaggi anti-immigrati, abbiamo dovuto dare un’occhiata più da vicino a ciò che stava davvero evocando. La sorprendente scoperta che la Brexit abbia ammorbidito gli atteggiamenti anti-immigrati ci dice che questa retorica anti-immigrati potrebbe effettivamente ritorcersi contro i populisti».
La van-Heerde Hudson conclude: «Le nostre prove suggeriscono che i picchi di populismo non sono incontrollabili, ma possono essere affrontati da un contro-movimento da parte di individui che si oppongono all’anti-immigrazione e alla retorica xenofoba. La ricerca futura in quest’area potrebbe esaminare il sentimento verso l’immigrazione in altri momenti di grande cambiamento, come l’attuale pandemia di Covid-19».