Il presidente di Cuba e Guterres: il sistema finanziario internazionale è ingiusto. Riforme serie per la giustizia globale

Macron: politica per incentivare le aziende private. «Ogni volta che mettiamo un euro di soldi pubblici, mettiamo un euro di soldi privati»

[23 Giugno 2023]

In occasione del Sommet pour un nouveau pacte financier mondial che si conclude oggi a Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron haconcesso un’intervista a France Info nella quale ha sottolineato che il mondo deve «Ristrutturare i debiti, remunerare meglio i tesori della biodiversità in Africa, con contratti Paese per Paese, e noi dobbiamo accettare di spendere di più».

Macron ha riconoscito che «Il nostro approccio al finanziamento in Africa non è più quello giusto. La cosa importante è un accordo tra Paesi ricchi e Paesi emergenti, e uscire dal carbone prima di ogni altra cosa. E’ così che vinciamo la battaglia per il clima. Non dobbiamo mettere nessuno nella condizione di scegliere tra povertà, clima e biodiversità. Ogni volta che mettiamo un euro di soldi pubblici, mettiamo un euro di soldi privati».

Macron ha chiesto che si attui «Un metodo diverso con un “effetto leva”, per garantire che i progetti realizzati da programmi pubblici possano essere realizzati meglio da programmi privati». Per questo ha chiesto «Una politica di incentivi per le aziende private» e si è impegnato a fare in modo che «La Banca Mondiale e il FMI pagheranno di più». Una concezione neoliberista e privatizzata degli aiuti che ha fatto storcere il naso a molti delegati dei Paesi poveri.

Macron ha poi attaccato la Russia dicendo che si è auto-isolata non partecipando al summit e, pur dicendosi disposto a dialogare con Vladimir Putin se Putin lo chiamerà, lui non ha motivo di chiamarlo: «Oggi la Russia si è messa da sola nella condizione di ridiventare sostanzialmente una delle poche potenze coloniali del XXI secolo, intraprendendo una guerra imperialista con la vicina Ucraina, ed è una potenza destabilizzante dell’Africa attraverso milizie private. Attraverso le sue scelte, la Russia non svolge un ruolo benefico per la comunità internazionale».

Anche qui molti africani si saranno certamente ricordati il colonialismo e il neocolonialismo francese al quale attribuiscono molte delle responsabilità della loro difficile situazione attuale e hanno capito che il discorso di Macron è figlio di un riflesso condizionato: i Paesi poveri devono restare fedeli alle loro ex potense coloniali “democratiche”, non allearsi o fare affari con la Russia e la Cina come stanno facendo molti Paesi africani, a cominciare dalle ex colonie francesi che hanno sostituito i militari di Parigi con i miliziani russi della Wagner.

E proprio un amico della Russi, il presidente di Cuba Miguel Díaz-Canel, è intervenuto come presidente pro tempore del Gruppo dei 77 + Cina (che riunisce praticamente tutti i Paesi in via di sviluppo) per sottolineare che «Il mondo ha urgente bisogno di un nuovo e più giusto ordine internazionale. Un ordine internazionale nuovo e più giusto è urgente, come la più grande di tutte le urgenze».

Díaz-Canel, seduto accanto a un impietrito Macron, ha sottolineato che «Per stabilire questo nuovo ordine internazionale, è essenziale affrontare (…) una riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, sia in materia di governance e rappresentanza, sia di accesso ai finanziamenti». E ha aggiunto che «E’ inaccettabile che, nel XXI secolo, si imponga ancora alla maggior parte dei Paesi un sistema di istituzioni obsolete ereditate dalla Guerra Fredda e dal Bretton Woods, che sono lontane dall’attuale configurazione internazionale e destinate a lucrare sulle riserve del Sud del mondo. Le basi attuali che definiscono le relazioni Nord-Sud e la convivenza sul pianeta devono essere riconsiderate. Non passiamo alla storia come i leader che potrebbero fare la differenza nel destino comune e noi non siamo stati in grado di riuscirci».

Díaz-Canel, esortando gli altri leader globali a trasformare il modello attuale, li ha avvertiti che «Gli allarmi non devono essere ignorati o sottovalutata l’urgenza che l’umanità richiede per salvarsi. Agiamo con un senso di specie in via di estinzione, agiamo con un senso di umanità».

Per Díaz-Canel il Summit di a Parigi, «Potrebbe essere un altro punto di partenza verso un più ampio processo intergovernativo di confronto e decisionale nell’ambito delle Nazioni Unite».

E nel suo discorso il segretario generale dell’Onu, António Guterres, è sembrato stare più dalla parte del presidente cubano che di quello francese.  Per Guterres, «L’architettura finanziaria internazionale ha fallito nella sua missione di fornire una rete di sicurezza globale per i Paesi in via di sviluppo e richiede una serie di importanti riforme». Anche il capo dell’Onu ha attribuito questo fallimento all’epoca della costruzione dell’infrastruttura finanziaria globale, figlia della seconda guerra mondiale, «Perché riflette dinamiche di potere politico ed economico molto lontane dalla realtà attuale. Quasi 80 anni dopo, l’architettura finanziaria globale è obsoleta, disfunzionale e ingiusta. Non è più in grado di soddisfare le esigenze del mondo del XXI secolo: un mondo multipolare caratterizzato da economie e mercati finanziari profondamente integrati. Ma segnata anche da tensioni geopolitiche e crescenti rischi sistemici. Le attuali istituzioni finanziarie internazionali sono troppo piccole e limitate quando si tratta di adempiere al proprio mandato e servire tutti, soprattutto i Paesi più vulnerabili».

Ma il segretario generale dell’Onu ha esteso le sue critiche al sistema finanziario internazionaleaccusandolo di aggravare le disuguaglianze: «Nel 2021, il Fondo Monetario Internazionale ha stanziato più di 650 miliardi di dollari in Diritti Speciali di Prelievo e plaudiamo a questa decisione. I paesi dell’Unione europea, compreso il mio, hanno ricevuto 160 miliardi di dollari. I Paesi africani: 34 milioni. Pur riconoscendo che questa distribuzione è stata effettuata in conformità con le leggi vigenti, à immorale. Un’architettura finanziaria che non rappresenta il mondo di oggi rischia di portare alla sua  frammentazione in un mondo dove la geopolitica è essa stessa un fattore di frammentazione».

Una crisi del sistema finanziario aggravata dalla pandemia di Covid-19 e dall’invasione russa dell’Ucraina: «A metà cammino dalla scadenza del 2030, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile si stanno allontanando ogni giorno di più – ha denunciato Guterres –  Anche gli obiettivi più fondamentali su fame e povertà sono regrediti dopo decenni di progressi. Sì, nel 2023 più di 750 milioni di persone non hanno abbastanza da mangiare. E decine di milioni di altri sono sull’orlo della povertà estrema».

Per quanto riguarda la pandemia e la guerra, Guterres ha ricordato che «Mentre i Paesi ricchi hanno potuto stampare denaro per riattivare le loro economie, i Paesi in via di sviluppo non sono stati in grado di adottare questa misura e stanno attualmente affrontando costi esorbitanti per i prestiti, fino a 8 volte superiori a quelli dei Paesi sviluppati. Molti leader sono di fronte un dilemma angoscioso: pagare il debito o soddisfare i bisogni delle loro popolazioni. Molti paesi africani spendono più per il pagamento cdegli interessi sul  debito che per l’assistenza sanitaria. (…) Attualmente, 52 Paesi sono in default o pericolosamente vicini».

Per cercare di risolvere questa crisi globale fatta di ingiustizia e neocolonialismo, Guterres ha propostoi di «Attuare riforme serie, come la definizione di un nuovo momento Bretton Woods» o di «Attivare il mio nuovo rapporto politico che include un progetto dettagliato per ridisegnare l’architettura finanziaria globale.Ma mentre lavoriamo alle profonde riforme necessarie, possiamo intraprendere azioni urgenti oggi per soddisfare le esigenze urgenti delle economie in via di sviluppo ed emergenti. Ecco perché ho proposto un piano di stimolo per gli obiettivi di sviluppo sostenibile di 500 miliardi di dollari all’anno per investimenti nello sviluppo sostenibile e nell’azione climatica».

Il Segretario Generale ha concluso: «Per invertire la rotta non è necessario attendere la necessaria profonda riforma del sistema finanziario internazionale, poiché se i leader mondiali prenderanno misure e le applicheranno immediatamente, faranno passi da gigante a favore della giustizia».