Il Tagikistan rimpatria con la forza i profughi afgani
Condanna dell’UNHCR. La comunità internazionale volta la faccia dall’altra parte
[26 Agosto 2022]
L’United Nations High Commissioner for Refugees è molto preoccupata per «La continua detenzione e deportazione di rifugiati afgani in Tagikistan» e avverte il governo autoritario di Dushanbe che «Costringere le persone in fuga dalla persecuzione a ritornare nel loro Paese contro la loro volontà è illegale e mette a rischio vite umane».
Gran parte dei profughi afghani fuggiti in Tagikistan sono di etnia tagika e sono fuggiti dagli scontri tra le milizie tagike afghane e i talebani che hanno preso il potere dopo la fuga delle truppe Usa/Nato e occupato anche la regione del nord dell’Afghanistan che era sotto il controllo dei tagiki nemici dei talebani.
L’UNHCR denuncia che, nonostante i suoi interventi per fermare le deportazioni, il 23 agosto 5 afgani, tra cui una famiglia composta da tre bambini e la loro madre, sono stati rimpatriati in Afghanistan attraverso il checkpoint di confine di Panji Poyon nel Tagikistan meridionale.
Elizabeth Tan, direttrice della protezione internazionale dell’UNHCR, ha detto che «Il Tagikistan deve smetterla di detenere e deportare i rifugiati, un’azione che chiaramente mette a rischio vite umane. Il rimpatrio forzato dei rifugiati è contro la legge e contravviene al principio di non respingimento, una pietra angolare del diritto internazionale sui rifugiati».
Dal 2021, l’UNHCR ha registrato molteplici episodi di detenzioni di rifugiati, rimpatri forzati e non ammissione di persone bisognose di protezione internazionale. UN allerta globale dell’UNHCR per l’Afghanistan, emessa nell’agosto 2021 e rinnovata nel febbraio 2022, chiede «Un divieto ai rimpatri forzati di tutti i cittadini afgani».
Secondo l’agenzia Onu per i rifugiati, «Gli afgani in cerca di sicurezza devono avere accesso alla protezione e a un processo di asilo equo ed efficiente in Tagikistan. I rimpatri forzati metteranno i richiedenti asilo a rischio di persecuzione al ritorno e, di conseguenza, costituiranno una grave violazione del diritto internazionale».
La Tan conclude ricordando che «Abbiamo continuamente esortato le autorità del Tagikistan a consentire l’accesso al territorio a coloro che fuggono dal conflitto e dalla persecuzione in Afghanistan e fermare qualsiasi ulteriore deportazione. L’UNHCR resta preoccupato per il rischio di violazioni dei diritti umani contro i civili in Afghanistan, anche nei confronti di donne e ragazze».
Intanto la comunità internazionale, in particolar modo i Paesi occidentali che avevano giurato di portare democrazia, pace e diritti delle donne in Afghanistan, non sta nemmeno a guardare: volta la faccia dall’altra parte.