Il tradimento dei Kurdi e la doppia morale dell’Occidente

Si consegnano i dissidenti a un dittatore che ha invaso il Rojava per contrastare un dittatore che ha invaso l’Ucraina

[1 Luglio 2022]

Quello che è successo al vertice NATO di Madrid, con i dissidenti kurdi e turchi consegnati a un dittatore islamista, Recep Tayyip Erdoğan, in cambio del via libera all’ingresso nell’Alleanza Atlantica delle finora neutrali Svezia e Finlandia, per contrastare il dittatore Vladimir Putin che ha invaso l’Ucraina, è un capolavoro di ipocrisia e malafede che dimostra, se mai ve ne fosse stato bisogno, il doppio standard usato dalle democrazie occidentali quando c’è da giustificare le loro porcherie, omissioni e malefatte.

Infatti, non solo Erdoğan è buon amico di Putin con il quale fa affari d’oro energetici (nucleare, petrolio e gas), ma come Putin ha invaso uno Stato sovrano – la Siria – per costituirvi un bantustan jihadista e per attaccare i Kurdi, ma attacca quasi quotidianamente i kurdi turchi rifugiatisi sulle montagne del Kurdistan irakeno e, con il beneplacito di Mosca, ha partecipato alla guerra di riconquista del Nagorno Karabah armeno da parte dell’Azerbaigian. Tutte cose che non hanno minimamente  preoccupato – e non preoccupano – le cancellerie occidentali.

D’altronde stiamo parlando degli stessi governi democratici occidentali che, dopo aver narrato le eroiche gesta delle combattenti e dei combattenti kurdi per fermare l’avanzata del Califfato nero dello Stato Islamico/Daesh, hanno abbandonato kurde e kurdi e democratici siriani alla sanguinosa vendetta di Erdoğan e dei suoi mercenari jihadisti che l’occidente ha armato. Stiamo parlando degli stessi governi che si mostrano orripilati per l’”operazione speciale” russa in Ucraina e che da anni tacciono sull’”operazione speciale” della Turchia nel Rojava siriano, stiamo parlando delle stesse cancellerie che invocano la democrazia e la libertà per il popolo ucraino ma da decenni guardano senza muovere un dito un Paese NATO, la Turchia, negare l’autonomia e la libertà al popolo kurdo, guardano Erdoğan  bombardare, assediare, vessare le città kurde della Turchia, reprimere ogni opposizione mettere fuori legge i partiti filo-kurdi (o semplicemente di sinistra) e arrestare parlamentari e attivisti.

Governanti che invocano la democrazia, la libertà, la sovranità in Ucraina, le hanno tradite nel peggiore dei modi a Madrid, consegnando a  Erdoğan  la democrazia, la libertà, la sovranità dei kurdi, tradendo vigliaccamente combattenti per la libertà, facendosi ricattare e dettare vergognosamente la linea – facendosi imporre una linea rossa antidemocratica – da un dittatore senza scrupoli. Qualcosa della quale l’Italia si intende bene, visto che nel 1999 fu di fatto il governo D’Alema  a consegnare ai servizi segreti turchi il capo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Partîya Karkerén Kurdîstan – PKK) Abdullah Öcalan che da allora è rinchiuso in un carcere speciale turco con sulla testa una condanna a morte.

E ora anche il Governo Draghi – giustamente preoccupato per i dissidenti russi e bielorussi – fa finta di non vedere che nelle carceri di  Erdoğan continuano a morire per gli scioperi della fame e per le torture decine di prigionieri politici, dissidenti dei quali all’Occidente non importa niente perché sono ostaggi di un dittatore nostro amico. Come lo era Putin fino a poco tempo fa… soprattutto in Italia.

Come non dar ragione al Comitato per le relazioni estere del PKK quando denuncia che «La Nato ha concordato a Madrid di  sostenere e adottare la politica di massacri e genocidi condotta dallo Stato turco contro il popolo kurdo per cento anni. Il fatto che le conquiste, i valori, la libertà e la lotta del popolo kurdo siano oggetto di negoziati per l’allargamento della NATO è una dichiarazione di ostilità contro il popolo curdo. L’accordo raggiunto a Madrid tra Finlandia, Svezia e Turchia, che si allinea alla politica definita dal governo turco, mostra l’ipocrisia di un sistema che si definisce “democrazia occidentale».

Il PKK evidenzia che «Il vero volto di questo sistema si è così rivelato ancora una volta. Il sostegno ai curdi deciso dai socialdemocratici svedesi durante il congresso del loro partito è stato spazzato via, il che dimostra che tutto può essere negoziato per soddisfare gli interessi dello stato. La NATO ha concordato a Madrid di sostenere e adottare la politica di massacri e genocidi condotta dallo Stato turco contro il popolo curdo per un secolo. Il Kurdistan è stato trasformato in colonia dall’accordo di Losanna, i curdi vengono negati e sterminati nella loro stessa terra. Oggi è il popolo curdo che, con alta consapevolezza politica e in maniera organizzata, chiede democrazia allo Stato turco. Nessun potere al mondo può sconfiggere questo popolo. Di fronte alla lotta di liberazione curda, il regime fascista turco non può fermare il suo crollo e per questo cerca il sostegno internazionale per compiere un genocidio. La NATO sostiene con ogni mezzo la Repubblica di Turchia dal 1985. Nonostante tutto, il movimento di liberazione curdo è oggi all’apice della sua storia. Il popolo curdo ha milioni di amici in Svezia, Finlandia e in tutto il mondo. Insieme lotteremo ancora più duramente per la pace e la democrazia, contro tutti coloro che danno allo stato fascista turco il via libera per il genocidio contro i curdi».

E la Turchia ha subito annunciato che rinnoverà la richiesta da Svezia e Finlandia di estradare oltre 30 cittadini turchi ricercati per presunti legami terroristici, cioè con organizzazioni che si oppongono al regime di Erdoğan. A fine maggio il governo di Ankara ha pubblicato un elenco di 5 richieste per Svezia e Finlandia in cambio del suo sostegno al loro ingresso nella NATO, inclusa l’estradizione di “terroristi” che hanno legami con il PKK e il Partiya Yekita Demokrat (Pyd) siriano e i combattenti anti-Daesh delle Yekîneyên Parastina Gel (Unità di Protezione Popolare – YPG), ma anche turchi che hanno legami con Fethullah Gulen, un religioso turco che vive negli Usa e accusato di aver orchestrato il fallito tentativo di colpo di stato del 2016 che ha dato a Erdoğan la scusa per fare un contro-golpe di palazzo, di inasprire la repressione contro i dissidenti e di scatenare la guerra di invasione anti-kurda in Siria.  La cosa paradossale è che L’YPG è la spina dorsale delle Syrian Democratic (SDF . Quwwāt Sūriyā al-Dīmuqrāṭīya, in arabo ed Hêzên Sûriya Demokratîk in Kurdo) alleate degli Stati Uniti che controllano il nord-est della Siria (Rojava) e hanno liberato una vasta area della Siria che era occupata dalle milizie dello Stato Islamico/Daesh. Terroristi per Ankara, alleati di Washington.
Il ministro della giustizia turco, Bekir Bozdag, ha detto ai che «Ricorderemo Svezia e Finlandia che la Turchia si aspetta che estradino 33 persone ricercate dalle forze di sicurezza turche per accuse di terrorismo.  I file sono in attesa: per 6 membri del PKK e 6 membri della FETO (il termine dispregiativo per indicare i seguaci di Gulen, ndr)   in Finlandia; 10 membri della FETO e 11 del PKK in Svezia. Dopo il memorandum d’intesa, riscriveremo e ricorderemo la loro estradizione». E il memorandum di Madrid prevede che Svezia e Finlandia «Affronteranno rapidamente le richieste di espulsione o estradizione in sospeso di sospetti terroristi» avanzate dalla Turchia e che i due Paesi scandinavi si asterranno dal sostenere in qualsiasi modo PKK, PYD e YPG.

Le SDF hanno dichiarato di non aver ricevuto nessun sostegno dalla Svezia ma Stoccolma ha sostenuto politicamente l’amministrazione progressista kurda in Siria, accogliendo più volte i leader del Rojava al ministero degli esteri e fornendo un sostegno umanitario indiretto per decine di milioni di dollari. Nel 2020 la ministra degli esteri svedese, la socialdemocratica Ann Linde, aveva detto al suo omologo turco Mevlut Cavusoglu che la Turchia doveva ritirarsi dal Rojava, facendo arrabbiare la Turchia, ora hanno firmato un patto di sangue che consegna i kurdi e i democratici arabi siriani a Erdoğan.

Amineh Kakabaveh minaccia di chiedere la sfiducia al Ministro degli Esteri Ann Linde, alla quale chiede una spiegazione: «Spero che altri partiti politici chiamino Ann Linde alla commissione Affari esteri, per chiedere la sfiducia nei suoi confronti».

La deputata kurdo-svedese Amineh Kakabaveh del Vänsterpartiet (Partito della Sinistra) ha criticato aspramente l’accordo con la Turchia: «Questo è un tradimento del governo svedese, dei Paesi della Nato e di Stoltenberg che ingannano un intero gruppo che ha liberato sé stesso e il mondo intero dal Daesh. Soprattutto quando si tratta della lotta delle donne, che la Svezia afferma di sostenere. Migliaia di donne si sono sacrificate per liberare il mondo da Daesh. Gli Stati Uniti sostengono questi movimenti e molti altri Paesi fanno lo stesso. Se la Svezia non ha il coraggio di dirlo direttamente, può dare il sostegno agli Stati Uniti. Si abbandona quanto conquistato, a causa di un dittatore e ci si allea con un altro dittatore. Gli accordi devono essere negoziati, ma perché a spese dei curdi? Perché usare i curdi come distintivo?»

La Kakabaveh, una kurda iraniana, femminista ed ex guerrigliera del Komala, fuggita in Svezia a 19 anni, minaccia di chiedere la sfiducia alla Linde, alla quale chiede una spiegazione: «Spero che altri partiti politici chiamino Ann Linde alla commissione affari esteri, per chiedere la sfiducia nei suoi confronti».

Ancora ad inizio giugno, Elham Ahmed, presidente del Consiglio esecutivo del Syrian Democratic Council (SDC – Meclîsa Sûriya Demokratîk /Mawtbo d’Suriya Demoqraṭoyto), l’ala politica delle SDF, aveva detto in un’intervista di avere ottimi rapporti con la Svezia.

Intanto, a proposito di invasioni e occupazioni si altri Stati, la  rappresentanza in Germania dell’Autonomous Administration of North and East Syria (AANES), la regione siriana governata autonomamente dai kurdi e dai loro alleati democratici siriani, ha invitato la NATO a «Porre fine alle minacce di invasione avanzate dal presidente turco Erdoğan», avvertendo che «Una nuova guerra nel nord della Siria porterebbe alla rinascita dello Stato Islamico».
infatti, prima della firma del memorandum trilaterale, firmato da Turchia, Finlandia e Svezia sotto gli auspici del segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, nel quale i tre Paesi annunciano una «Cooperazione nella lotta contro il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, che costituisce una minaccia diretta alla sicurezza nazionale degli Alleati nonché alla pace e alla sicurezza internazionale», Erdoğan aveva annunciato una nuova invasuione della Siria settentrionale e orientale governata dall’ AANES e che negli ultimi anni l’esercito turco ha attaccato ripetutamente, in violazione del diritto internazionale, proprio come sta facendo Putin in Ucraina.

Khaled Davrish, co-rappresentante dell’AANES in Germania, spera ancora in un rinsavimento da parte di alcuni Paesi NATO e in un improbabile intervento statunitense: «In questo contesto, i membri della NATO dovrebbero seguire l’esempio degli Stati Uniti e condannare chiaramente i piani di invasione della Turchia. L’occupazione turca e i continui attacchi di droni e artiglieria pongono gravi minacce alla sicurezza della popolazione. Inoltre, le prigioni che ospitano molti combattenti del Daesh si trovano vicino al confine. Deve essere chiaro a tutti: un’invasione della Turchia significa la rinascita dello Stato Islamico».

Davrish  ha ricordato che, in risposta a una interrogazione al Bundestag  della parlamentare kurdo/tedesca Gökay Akbulut di Die Linke, il 3 giugno il governo di coalizione tedesco aveva chiaramente indicato «Non sostenere un’invasione turca nel nord e nell’est della Siria» e che «Il governo tedesco ha ripetutamente chiamato alla Turchia di perseguire i suoi interessi di sicurezza in Siria con mezzi politici e non militari»

Viyan Toubal, co-rappresentante dell’AANES in Germania, ha aggiunto: «Il ministro della difesa Lambrecht, deve dire senza mezzi termini alla Turchia, durante il vertice della NATO, che un’invasione dal nord e dall’est della Siria non avrà il sostegno della NATO . L’amministrazione autonoma è pronta a lavorare per una soluzione diplomatica conforme al diritto internazionale». Non ci risulta che né gli statunitensi né i tedeschi lo abbiano fatto. Consegnando i kurdi e tutti gli oppositori democratici nelle mani di Recep Tayyip Erdoğan, amico e complice di Vladimir Putin.