Il nuovo presidente non vuole avere rapporti con i governi “comunisti” di Cina e Brasile

In Argentina ha vinto Milei, l’anarco-capitalista negazionista climatico

Un salto nel buio del quale porta la responsabilità chi ha impoverito e tradito l’Argentina

[20 Novembre 2023]

La vittoria alle presidenziali argentine dell’outsider che non avrebbe mai potuto vincere, l’anarco-liberista Javier Milei, che si è inventato un partito di estrema destra – La Libertad Avanza (LLA) – era tanto annunciata quanto devastante, sia per il peronismo battuto sul suo stesso terreno del populismo e del giustizialismo che per la destra tradizionale ormai a traino di un personaggio che, nonostante l’ammorbidimento dei toni delle ultime settimane, resta quello che faceva i comizi con la motosega, insultava Papa Francesco, inneggiava alla dittatura militare fascista di Videla, disprezzava i popoli indigeni e gli ambientalisti e non nascondeva il suo negazionismo climatico. Non a caso il primo a complimentarsi con lui è stato Donald Trump che spera di riprendere la Casa Bianca approfittando del calo di popolarità di Joe Biden e dell’appoggio di un elettorato che dice le stesse cose di Milei.

Milei ha vinto al secondo turno con il 55,69% dei voti lasciando all’ex ministro dell’economia  Sergio Massa dell’ Unión por la Patria (UxP) al 44,3%, in elezioni che hanno visto più elettori andare a votare (76,31%) che nel primo turno, con i giovani e i poveri che hanno votato per un uomo con un programma elettorale che li vedrà fra le prime vittime.

Quello emerso dal voto è un Paese disperato che non crede più nel suo passato e che non vede il futuro, stanco di un peronismo cleptomane che aveva occupato tutti gli spazi tra la destra e la sinistra e una destra che, quando ha governato in alternanza con i peronisti, ha acuito la crisi del Paese.

E’ un voto disperato, un voto contro, un consapevole salto nel vuoto perché alle spalle degli argentini era già crollato tutto.

Una vittoria devastante: il candidato di estrema destra ha vinto in 24 circoscrizioni elettorali su 24, compresa la capitale Buenos Aires, dove le strade sono state subito invase dalle bandiere gialle di LLA e bianco-celesti dell’Argentina per festeggiare una liberazione che potrebbe trasformarsi in un nuovo incubo.

Nella sua prima dichiarazione da presidente eletto, Milei ha assicurato che «Da oggi inizia la ricostruzione del Paese e la fine del suo declino» e ha chiesto al governo peronista uscente «Di essere responsabile nei giorni della  transizione», fino a quando entrerà in carica il 10 dicembre, «Per poter trasformare questa tragica realtà per l’Argentina». Poi dopo aver ringraziato i suoi elettori per aver eletto un presidente liberale e libertario, ha ringraziato anche alcuni dei colpevoli del disastro argentino al quale vuole mettere t rimedio con le maniere forti: i leader dell’alleanza di opposizione Juntos por el Cambio (JxC), Mauricio Macri e la candidata alla presidenza Patricia Bullrich, che aveva insultato pesante per tutto il primo turno, per aver sostenuto la sua candidatura contro Massa.

Ma Milei ha una strana e pericolosa idea della politica internazionale e, dopo aver assicurato che lavorerà «Fianco a fianco con tutte le nazioni ” del mondo libero», ha confermato di non voler avere nessun rapporto con i governi “comunisti” di Cina e Brasile, anche se il Brasile è per l’Argentina un partner vitale.

Poi Milei ha fatto una promessa impossibile da realizzare con il suo anarco-capitalismo: «Entro cinque anni saremo di nuovo una potenza mondiale». Una mission impossible anche per politici molto meno bizzarri e per Paesi non esausti come l’Argentina.

Ma il vero colpevole della vittoria di Massa è l’eterno peronismo che dice di stare dalla parte di un popolo stremato dalla cattiva politica me che – ogni volta – sceglie una politica ancora più cattiva.

Il perdente Massa ha riconosciuto la sconfitta a risultati non ancora definitivi, si è congratulato con il suo avversario e ha detto che «Javier Milei è il presidente eletto dagli argentini. E’ stata una campagna lunga e difficile, che ad un certo punto ha avuto toni duri». Poi ha chiesto a Milei che «Il valore della convivenza democratica e del rispetto per coloro che la pensano diversamente siano stabiliti per sempre. La cosa più importante che dobbiamo lasciare agli argentini è il messaggio di convivenza, di dialogo e di rispetto della pace».

Ma per tutta la campagna elettorale il nuovo presidente dell’Argentina ha annunciato purghe e arresti degli esponenti di quella che ora è diventata l’opposizione, sostenuto in questo sia dal suo elettorato che dalla destra “istituzionale”.

Ma oltre a questo Massa – e molti altri in Argentina e nel mondo –  teme che Milei metta davvero in atto le sue proposte dirompenti, come la “dollarizzazione”, l’eliminazione della Banca Centrale, la privatizzazione delle aziende statali, la rimozione dei sussidi e dei programmi di assistenza sociale, l’istruzione pubblica e la sanità a pagamento che sarebbero letali in un Paese impoverito come l’Argentina ma che sono state votate in massa dai poveri che le subiranno.

Ora bisognerà capire come la politica anti-casta di un uomo che per vincere si è alleato con la casta in nome dell’anarco-capitalismo verrà applicata al corpo sofferente di un Paese tradito, arrabbiato, deluso e senza prospettive.

Una ricetta estrema ed estremista, e un voto di protesta contro chi ha ridotto l’Argentina a votare Milei come unica alternativa, un salto nel buio, una scommessa estrema che potrebbe portare l’Argentina a una rivolta o al ritorno al periodo buio in cui l’anarco-capitalismo si incarnò nella dittatura militare e nei volti sfigurati dei torturati e dei desaparecidos.